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  • Atalantamania: ‘grazie Roma’, ora la Dea delle rimonte ti aspetta

    Atalantamania: ‘grazie Roma’, ora la Dea delle rimonte ti aspetta

    • Marina Belotti
    Soccombere sotto i gol di Orsolini e Barrow, per la Roma, non porta niente di buono. Perché se i due ‘scarti’ di lusso dell’Atalanta l’hanno messa k.o, chissà cosa capiterà quando si troverà di fronte bomber di prima scelta quali Gomez, Ilicic e Zapata. E Malinovskyi e Gosens. Ma c’è un altro aspetto da considerare: il gioco. La Fiorentina oscilla tra il non giocare e il giocare male, e quando la Dea si trova di fronte squadre che intavolano una partita di tennis senza racchette, si lascia assuefare prima della strigliata di Gasp all’intervallo. La Roma invece gioca eccome, a tratti anche bene, e l’Atalanta è libera di sbizzarrirsi, attaccando con più cinismo e realizzando con più malizia. Pasalic a parte.
     
    PASALIC IN CAMICIA- Che erroraccio, quello del Mario nerazzurro e croato al 18’, quando sbaglia un rigore in movimento che neanche i Pulcini alla scuola calcio. Questo è il neo della Dea, che domina per tutto il primo tempo una viola senza colore ma va a bere il tè sotto di uno per l’unico canto di Chiesa.
    Aperta parentesi: applaudito da Commisso che chissà come non ha nulla da dire agli arbitri (angelici su Castrovilli) ma ha elogi per i tifosi che prendono in giro Gasperini. Chiusa parentesi.
    ‘Gol sbagliato, gol subìto’ sono quelle frasi fatte ormai fastidiose da ripetere ma che denunciano il vero tallone d’Achille dell’Atalanta. Insieme alle cosiddette ‘frittate’ in fase difensiva, ci sono quelle strapazzate che non portano poi né al gol né ai 3 punti. Ultimamente Pasalic è meno brillante del solito, forse è meglio che resti in camicia per un po’ e lasci la maglia a Malinovskyi, l’altro mancino da 10 e Lode dell’Atalanta. Simile a Ilicic anche nell’atteggiamento: entra, segna, tunnel e dribbling per tenerla tra i piedi al 90’ e via in doccia a capo chino, senza tanti complimenti. Uno spirito di sacrificio e un piede che valgono il campo dal 1’-e non solo per sostituire chi ingrana o è squalificato- e si intrecciano al bacio con il gioco gasperiniano. E a proposito di trecce…
     
    NELLA TESTA DI ZAPATA- Hanno ballato su e giù, a destra e a sinistra quelle sulla testa di Duvan Zapata, formando tanti nodi ancora da sbrigliare. Poco preciso nei passaggi, lento nel raccogliere palla, troppo pesante nei movimenti. Il gol, tiro da fermo davanti allo specchio, è un invito a nozze a cui dice ‘Sì, lo voglio, ma…’.Ma sono bello grosso e faccio fatica a recuperare e tornare alla forma di prima”. Sul fisico non possiamo smentire, ma sulla mente sì. Perché quando questa Atalanta di titolari fissi scende in campo, crea e non realizza, spesso sembra non crederci abbastanza. Il ‘mordente’ è il sale di ogni gara, il pepe di ogni prestazione e dopo 4 mesi la pantera dovrebbe dirsi ‘sono vicino al recupero, ci riuscirò’, e pensare meno agli ostacoli. Fa tutto la testa, come quella di Tameze, anch’essa piena di treccine. Ieri si è beccato il classico ‘s.v’ di chi arriva troppo tardi ma la gestione della palla e i passaggi verso l’area piccola nell’extratime sono di importanza capitale e fanno ben sperare per la prossima, contro la Capitale.
     
    UNA FINALE- La Roma, si è detto, gioca, lasciando giocare la Dea, è in casa e la bergamasca parte più carica di morale e avvantaggiata per la classifica. Tutte condizioni che possono far cadere gli 11 di Gasperini in un tranello. Difficile in questo caso sfruttare la carta del ‘non abbiamo pressioni’: vincere significa andare al 4° posto Champions, a + 6 dal quinto, a tre mesi dalla fine.  Sarà quasi una finale, Atalanta-Roma di San Faustino potrebbe decidere il campionato. Quindi, anche se è la festa dei single, sarà meglio per la Dea viaggiare in coppia, ma anche in blocco con il tridente, perché più gol si rifilano a un Pau Lopez opaco e più c’è speranza di fare +3 in quel Gewiss Stadium dentro cui stanno aprendo sempre più hamburgherie. È proprio la fame di gol a non dover mai mancare. Da non saziare però con frittate in difesa, ma con colpi di piatto dal sapore europeo.

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