Calciomercato.com

  • Atalantamania: ora la Juve teme la Dea, mentre il Milan rimpiange Pessina…

    Atalantamania: ora la Juve teme la Dea, mentre il Milan rimpiange Pessina…

    • Marina Belotti
    Demeriti del Napoli? Macché, questa finale la Dea se l’è presa in due atti. Al Maradona, unica squadra a regalare calcio-spettacolo senza reti, e a Bergamo, trafiggendo Ospina con triangolazioni ora studiate, ora improvvise. Forse Agnelli avrebbe preferito che a passare fosse il Napoli, a parer suo merita di più una finale di Coppa, in un anno funesto per i Ringhio-boys. Non la Dea, mina vagante ancora in corsa per il triplete, senza storia sì, perché la storia la sta scrivendo adesso. Ora che ha ritrovato stimoli e fantasia: è quando la Bergamasca può solo vincere, che vince. Gattuso ha fatto male i conti. Era già successo a Reggio Emilia, a Kharkiv e di nuovo ad Amsterdam. L’ha costretta a segnare e il tridente ha risposto, spronato da un migliaio di orobici che, a due ore dal match, hanno colorato di rosso il cielo sopra Zingonia. “Atalanta devi vincere” cantavano: detto, fatto; la Dea ha aggiunto ai lati pennellate bianche e verdi.
     
    PESSINA DA NAZIONALE- Giuro che non scherzo, è una storia basata su fatti realmente accaduti. Tre anni e mezzo fa il Milan acquistò dall’Atalanta Andrea Conti, versando nelle sue casse 24 milioni di euro (24!); ora l’ex Atalanta si è trasferito in prestito con obbligo di riscatto al Parma per meno di un terzo. Ma non è questa la parte peggiore del thriller drammatico (per i rossoneri, un romanzo rosa per la Dea): insieme ai 24 milioni, il Milan cedette ai bergamaschi il cartellino di un tale, Matteo Pessina all’anagrafe, sui 3 milioni di euro. Che oggi ne vale cinque volte tanto. E’ brutto ridurre una favola del bel calcio a mera economia ma, per essere grande, devi saper fare grandi numeri. Quelli che patron Percassi, al 34’ della ripresa, ha iniziato a veder correre in campo, banconote in pantaloncini e maniche corte. Dopo l’esperienza al Verona (35 presenze in crescita costante e 7 marcature), Matteo Pessina ad oggi non è solo un pilastro della Dea, non è solo il rimpiazzo di un capitano, non è solo un ago della mediana e un incursore del tridente, non è solo l’autore di una doppietta in una gara da dentro-fuori, ma è il futuro dell’Italia coi tacchetti. Sono i fatti a parlare per me: nello 0-0 col Genoa, nell’1-1 a Udine, nella sconfitta contro la Lazio e nel 3-3 beffa con il Toro, Pessina o non guidava il tridente o non era in campo. Prevedibilità, lentezza, presunzione? Macché, basta lasciare il 32 sulla trequarti. Non importa se a fargli compagnia ci sono Muriel, Ilicic o il redivivo Zapata.
     
    DA ZAPATA A…SUTALO!- Già, perché è incredibile come, a turno, all’Atalanta ‘stanno tutti bene’. Doveva essere la serata di Muriel, capocannoniere con 15 gol stagionali, invece Zapata ha deciso di rivendicare il trono a 18 giorni dalla sua ultima prestazione sopra la sufficienza. E poi c’è lui, che a fine partita ha iniziato a servirlo, un Bosko che si è ben dimenato tra gli aghi partenopei dribblando un tronco dopo l’altro. Sutalo, il difensore che non ti aspetti nato a Capodanno, è stato il colpo di genio di Gasperini: schierando titolare uno che non era nemmeno nella lista dei convocati ha fatto licenziare qualsiasi cartomante. Anche perché, se pure la caviglia non gli doleva più e voleva vedersi gratis il match dalla pitch view, non lo si cercava di certo in campo, sulla fascia destra per di più, nella gara che vale la finale. E invece il ventunenne, già a Crotone dopo un anno in sordina, è lì, pronto a farsi ascoltare tra i grandi. Ruggeri&Sutalo: se non comprate a Gasp gli esterni, è Gasp a farli fiorire sui prati di Zingonia. 
     
    FinAle- Prima però c’è da onorare quella maiuscola incastonata in un vocabolo da sogno. A San Valentino c’è un Cagliari a cui far perdere la testa e, 7 giorni esatti dopo (così tanti??!), di nuovo il Napoli, neanche a dirlo. Chissà se 
    in panca ci sarà ancora Gattuso. Che ieri, da gran Signore, ha detto una verità che a molti ancora non va giù: non è stata una sconfitta del Napoli, ma una vittoria dell’Atalanta. Che c’è, esiste, e ieri ha fatto capire a tutti che non conviene fare i Pulcinella. 

    Altre Notizie