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  • Atalantamania: tra le prime 8 d’Europa, mòla mia!

    Atalantamania: tra le prime 8 d’Europa, mòla mia!

    • Marina Belotti
    Tra gli oltre 2300 tifosi dell’Atalanta che avevano acquistato un viaggio per Valencia, con lo storico biglietto da conservare insieme a quello delle gare in Serie C, c’è anche chi ieri mattina è volato in cielo e l’impresa se l’è vista dall’alto. È per questo motivo che quegli stessi bergamaschi che attendevano la Dea a Zingonia per applaudirla dopo i 7 gol subìti con l’Inter, anche sotto la pioggia torrenziale, anche alle 4 del mattino di ritorno dall’Ucraina, anche per una promozione in Serie A che sembrava oro, ieri notte non ci sono stati. Né al famoso baretto dello stadio, né allo scalo deserto di Orio, né in Porta Nuova e nemmeno al Centro Bortolotti. Ma piano piano, tra le 23 e la mezzanotte, proprio nell’ultima ora di una data che rimarrà per sempre nella Storia, centinaia di bandiere hanno fatto capolino da terrazze, balconi, finestre e tetti. Insieme a un urlo al cielo contenuto per 95’: ‘Grazie ragazzi’.
     
    BERGAMO LOTTA-  E fa davvero accapponare la pelle pensare che anche l’indomani di un’altra storica vittoria, di quelle che rimangono impresse a vita nei gagliardetti, Bergamo si era dovuta fermare, in segno di lutto e di rispetto. Il 3 giugno 1963, il giorno dopo quella Coppa Italia alzata al cielo da ‘Domingo’ Domenghini, moriva il Papa bergamasco Giovanni XXII°. E se allora trasse la sua forza da un giocatore da tripletta, oggi si ricarica da un poker calato da chi fa la Storia. ‘Mòla mia’, su quella maglia bianca sgualcita che gli 11 in campo hanno mostrato all'Italia, vuol dire questo: tenere duro, anche con i malati che aumentano e i parchi che chiudono, con le ambulanze che passano ogni 25’. Come nell’ennesima rimonta dell’Atalanta, che ieri ha saputo aspettare il momento giusto per segnare, ribaltare, e festeggiare. Questo è il significato di una vittoria da sogno in un momento da incubo. Oggi c’è il sole, ma tutti staranno a casa, i più a riguardarsi per l’ennesima volta la gara registrata. Poi a giugno, l’ha detto pure il Gasp, si invaderanno le strade per festeggiare l’impossibile. Che oggi ha la forma di un Pallone d’Oro, di una Finale, di uno Scudetto.
     
    TRA LE PRIME OTTO- Sì, adesso non ci sono più limiti, torniamo al calcio giocato. Non è solo il terzo miglior attacco dietro a PSG e Bayern, né la squadra che ha recuperato 71 punti in quattro stagioni da una situazione di svantaggio. Adesso ha una media di tiri in porta a partita di 17,9; pazzesca. È la prima esordiente in Champions ad arrivare così lontano dai tempi del Leicester, con uomini e risorse di una Città dei Mille da nemmeno 123mila abitanti. Eppure, ognuno di loro, ieri ha fatto il suo dovere-Palomino a parte, argh!- senza mai pensare per un momento, e si è visto in campo, al 4-1 di San Siro. Ma quali altre squadre avrebbero giocato all’attacco? L’Atalanta ieri ha fatto divertire tutta Italia con le parate del portiere di riserva che ha centrato il riscatto, con le spazzate di un difensore bergamasco sfortunato ma integerrimo che ha imboccato la via della ripresa, con un centrocampista che corre più di Bolt e ha scheggiato la traversa, con un’ala che vola e ha raggiunto-si spera- la sua Nazionale, con un capitano che è partito dal basso e ora è il traino di una Dea nell’Olimpo delle prime 8. Sportiello, Caldara, Freuler, Gosens e il Papu sono solo alcuni dei volti che hanno dato il massimo per regalare un sorriso a Bergamo e all’Italia. E poi c’è lui, che ha il volto di un extra-terrestre, non si chiama E.T. ma J.I. e ieri ha telefonato quattro volte a casa.
     
    ILICIC- Perché alla fine il Valencia quei maledetti 3 gol che doveva insaccare per la remuntada è riuscito a piazzarli. Certo, tutti regali-di de Roon, Palomino e Sportiello-ma la vera salvezza è che non sono arrivati insieme mettendo in ginocchio la Dea. E questo grazie al nuovo candidato al Pallone d’Oro, ‘Ilicic, Ilicic là là là là là là là’, l’eroe del capoluogo orobico che ha fatto impazzire i bianconeri, mentre tutti al di là della tv si chiedevano ‘E perché questo gioca nell’Atalanta?’. Ci sarebbero tante risposte, la verità è che solo con la Dea poteva essere protagonista di una favola così. Ha fatto tutto lui ieri sera: si è servito di Diakhabya suo piacimento, un birillo da cui ottenere gol. Non aveva studiato gli altri difensori, per lui pedine tutte uguali da dribblare e superare. Ma la vera forza di Ilicic è quel mancino che infilza la sfera e la piazza dove nessuno può arrivare. Hatebeor non tira in porta, Gomez e Zapata men che meno, e allora ecco che arriva lui. Sembra che temporeggi troppo, che cerchi un tunnel azzardato e invece poi, come per magia, la rete si gonfia. E guai a chi dovesse parlare dei due gol facili dal dischetto: andate a rivedervi le statistiche da rigore di Ilicic e dell’Atalanta. Capocannoniere con 21 gol, adesso è lui che può trascinare la Bergamasca in Semifinale (dopo aver eliminato la Juve?). E sapete perché? Perché, come ieri sera, è quando sta male ed è lì lì per mollare il campo, che tira fuori quel poker a 7’ dalla fine. La sua partita è quella che sta combattendo Bergamo: è ormai a tanto così dal mollare, ma è proprio adesso che si rialzerà e sconfiggerà il nemico.

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