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  • Atalantamania: We Are The Champions!

    Atalantamania: We Are The Champions!

    • Marina Belotti
    ‘And we'll keep on fighting 'til the end’: avevano già la Coppa dalle grandi orecchie in mano i giocatori dell’Atalanta al triplice fischio di Doveri, perché è adesso che la lotta vera ha inizio. Al Camp Nou o all’Allianz Arena, tra le grandi d’Europa, ci sarà anche la Dea. E se l’aggettivo ‘grande’ stona per una provinciale, è bene ricordare che la Champions è, prima di tutto, l’Europa più bella. E l’Atalanta, nella Top Four dei migliori attacchi del nostro continente, ha scritto le pagine più belle del gioco del calcio. In Champions si ammira il calcio più bello- non quello disorganizzato del Milan, quindi- ma quello di una Dea capace di ribaltare le gare e dare tutto per la maglia, di lottare con umiltà e gettare il cuore nerazzurro oltre l’ostacolo Sassuolo. È l’Atalanta più di tutte quindi, tra le squadre di Serie A, a meritarsi il confronto con il più grande di tutti. Fatti sotto Lionel Messi.
     
    TOR-MENTO- Il Sassuolo ieri sera ha dato un grande insegnamento a tutta Italia, sportiva e non: nonostante ci fossero di mezzo i soldi-un mucchio- con l’accesso dell’Atalanta in Champions al Mapei e alla terra di Reggio Emilia, non ha chiuso un occhio, né regalato niente. Anzi, ha fatto molto di più: ha giocato la partita della vita. Tanto che la Dea, per buona parte del primo tempo, era già bella che fuori. Solite pecche nerazzurre a parte (difesa indifesa su ogni contropiede e attacco che fatica a ingranare nei primi minuti di gara), la squadra di De Zerbi ha giocato come un’inseguitrice dello Scudetto a -3 e alla sua ultima giornata. Duncan uno stratega, Lirola un regista che nemmeno Sorrentino, Boga e Berardi flipper impazziti in area piccola. Per non parlare di Demiral, ammirato di nome e di fatto, la Juve ci ha ancora visto lungo. Ma nel lungo termine la Dea vedeva solo il Milan, vincente a Ferrara, detronizzarla dopo un anno di vani sacrifici. E se alla fine quell’ennesima palla sbagliata da Zapata sulla linea, Duvàn è riuscita a imbucarla di mento, poco importa. Perché non mento a dire che, nonostante tutto, la vittoria la meritava l’Atalanta.
     
    PASALICHAMPIONS- Il perché è semplice e passa dal fischio di fine primo tempo. Il Sassuolo non regge, chissà perché, una tensione che non dovrebbe avere da squadra salva, tranquilla e, soprattutto, più combattiva della Juve contro la sorpresa di campionato. E invece, a Magnanelli e Berardi, proprio non va già quell’olandese con le efelidi chiamato de Roon. E via di strattoni gratuiti. La scena della rissa al break è una delle più patetiche e inutili mai viste. Ma Domenico, domenica sera, fa un regalo alla Dea: un’ape in meno a pungere in attacco e, contemporaneamente, un Pasalic in più per centrare l’obiettivo. Più di tutti il croato ha la testa alla massima competizione e quella zuccata da manuale che batte il portiere più lento della storia nei rinvii palla, cancella tutte le cappellate difensive del numero 88 di questa stagione. Anche se il vero eroe della serata da sogno è, come in tutte le favole, il protagonista principale, autore di rete e assist. Chiamatelo Trascinatore, o Alejandro, o Dario o Papu. Ma, prima di tutto, chiamatelo Capitano.
     
    FINCHE LA BARÇA VA…-‘Lasciala andare e non farla affondare’. Sì, perché il Papu adesso resta, è fuor di dubbio, sta già sognando Messi al Camp Nou. Ma gli altri? Il ‘Voglio restare, ma…’ regna sovrano: lo fanno suo Gasperini e Ilicic, prima degli altri. E se per lo sloveno si tratterà di un aumento, Percassi metterà una mano sul cuore (che gli batte fortissimo da ieri sera) e l’altra sul portafoglio (che, sempre da ieri sera, ha aumentato notevolmente il suo diametro con i 22 milioni di premi Uefa e i 16,8 per il terzo posto), perché i 103 gol del miglior attacco di A li richiede. Basti pensare che Zapata, pagato 28 milioni, ha fatto altrettanti gol. Per il mister le cose si complicano, Gasperini vuole delle garanzie. Che ieri sera, sull’onda dell’entusiasmo, Percassi ha dato e rilanciato: “Non parte nessuno e ne comprerò altri…”. Ora sarà attorno a una tavola rotonda che i tre moschettieri in gioco decideranno le sorti della Dea. Per il sorteggio invece si aspetta il 29 agosto, mentre i tifosi ammirano quella classifica da sogno dove, dopo le eterne rivali Juve e Napoli, vedono spuntare l’Atalanta. Si danno ancora i pizzicotti, ma il Barça è già avvisato: senza (Coppa del) Re potrebbe avere non poche difficoltà contro la Regina delle piccole che ha già coronato un sogno lungo- dal 26 luglio al 26 maggio- dieci lunghi mesi, di cadute e salti in alto. Lassù, dove brillano le stelle più luminose d’Europa.

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