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  • Filosofie agli antipodi, ma stessa voglia di rivincita: Barcellona e Athletic a caccia della coppa dei record

    Filosofie agli antipodi, ma stessa voglia di rivincita: Barcellona e Athletic a caccia della coppa dei record

    • Andrea Barbuti
    Questa sera, alle 21.30, l’Estadio de la Cartuja di Siviglia ospiterà la centodiciassettesima finale di Copa del Rey, che vedrà affrontarsi Barcellona ed Athletic Bilbao. Solo due settimane fa si è giocata quella valida per l'edizione 2020. Fu il capitano della Real Sociedad, Asier Illarramendi, ad alzare la coppa, proprio davanti alle facce stravolte dei giocatori dell’Athletic, che oggi cercano il riscatto e contemporaneamente l’impresa contro il Barcellona. I blaugrana, a loro volta, vogliono vendicare la sconfitta subita per mano dei baschi in Supercoppa e conquistare quello che rischia di essere l’unico trofeo stagionale.

    KOEMAN E MARCELINO: A CACCIA DI UN RECORD – La finale di questa sera mette di fronte due filosofie di calcio agli antipodi: il crujiffismo del Barcellona, più di un club, perché vince giocando un calcio spettacolare, contro la concretezza, l’intensità, la verticalità ed il carattere dell’Athletic. Queste sono incarnate da due allenatori altrettanto diversi, Koeman e Marcelino, ma che hanno qualcosa in comune. Entrambi hanno già vinto una Copa del Rey con una squadra diversa da quella attuale, per entrambi il Valencia: Koeman nel 2008 contro il Getafe e Marcelino nel 2019 proprio contro il Barcellona. Chi vincerà questa sera potrà inseguire il record di Ferdinand Daucik, unico allenatore nella storia della competizione ad averla vinta con tre squadre diverse (Saragozza e, curiosamente, proprio Barcellona ed Athletic).

    BARCELLONA FAVORITO, MA... - Sulla carta si tratta del più classico scontro fra Davide e Golia, ma a Bilbao hanno dei motivi per sperare nel miracolo. La pressione è tutta sul Barcellona, che deve salvare una stagione che rischia di essere la seconda fallimentare consecutiva, non dovesse arrivare la vittoria del campionato. L’Atheltic invece non ha nulla da perdere e potrà giocare in maniera più spensierata, come nel 1984, l’ultima volta che i baschi vinsero la Copa, proprio battendo il Barcellona. In quell’occasione il club rojiblanco aveva già vinto il campionato e l’allenatore, Javier Clemente, aveva concesso tre giorni di festa ai suoi giocatori per rilassarsi prima di una finale che non avevano la necessità assoluta di vincere. L’assenza di pressione è poi stata anche la chiave dell’ultimo trionfo dell’Athletic, quello in Supercoppa spagnola a gennaio di quest’anno, ancora contro il Barcellona, battuto 3 a 2 in rimonta.

    UNA QUESTIONE D’INDIPENDENZA - La Copa del Rey viene disputata tutti gli anni dal 1903 ed è la più antica competizione di calcio spagnola. È consuetudine che il Re di Spagna assista alla partita ed in particolare Felipe VI, grande appassionato di calcio, non se ne perde una. Sembra allora una coincidenza, quasi uno scherzo del destino, il fatto che questo trofeo così tradizionalmente legato alla monarchia sia destinato a riempire le bacheche dei due club più dichiaratamente indipendentisti di Spagna. Il Barcellona e l’Athletic, che con rispettivamente 30 e 23 vittorie a testa guardano tutti dall’alto nell’albo d’oro della competizione, sono esplicitamente schierati a favore dell’indipendenza delle regioni catalana e basca e sono molti gli episodi – un recente esempio è quello che ha coinciso con i fatti di Barcellona del 2017 –  in cui una delle due tifoserie ha espresso vicinanza nei confronti dell’altra riguardo alla mancata concessione d’indipendenza da parte del governo, dimostrando ancora una volta che no, non è solo calcio.
     

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