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  • Beckham e quel no che portò Ronaldinho al Barcellona...

    Beckham e quel no che portò Ronaldinho al Barcellona...

    • Giacomo Luca
    Ci sono storie di calciomercato, che sembrano poter essere materiale utile per una sceneggiatura, piuttosto che appartenere ad eventi svoltisi per davvero.
    Estate 2003: Il candidato favorito per la presidenza del Barcellona, Joan Laporta, a pochi giorni dalle elezioni in programma il 15 giugno promette: “Beckham è già nostro”. Così quello che sembra essere un affare in via di conclusione, con tanto di comunicato apparso sul sito del Manchester United relativo al pre-accordo (legato all’elezione di Laporta come presidente), prende una via che di certo non si sarebbero aspettati i due club.

    BARCELLONA? NO THANKS — Mancava solo da convincere la stella inglese, tifoso da sempre dei “Red Devils”  (con 261 presenze all’attivo e tanti trofei in bacheca) che alla chiamata ricevuta dal suo agente per informarlo della trattativa in corso, si sentì tradito da quel club con cui aveva instaurato un legame così forte da esserne la bandiera e il degno erede della “7” di Best e Cantona. Approfittando della fase di stallo che stava subendo la trattativa, il Real Madrid che solo pochi anni prima aveva sfilato il giocatore più rappresentativo del Barcellona ovvero il pallone d’oro Luis Figo, colse la palla al balzo ed in extremis si aggiudicò lo Spice Boy,  che convinto da Florentino Perez di far parte del progetto dei “galacticos” scelse di indossare la maglia numero 23 (in onore del suo idolo Michael Jordan), perché già assegnata ad un altro grande 7 del calcio, il capitano Raùl.

    LA SECONDA SCELTA BLAUGRANA — Divenuto finalmente presidente, Laporta dovette subito affrontare il malcontento dell’ambiente catalano dovuto al mancato trasferimento di Beckham e allo “scippo” da parte dei rivali di sempre, il Real Madrid, dell’obiettivo numero 1 di mercato come nell’affaire Di Stefano cinquant’anni prima. Memore di un comportamento poco corretto anche da parte dello United nel cedere alle lusinghe del club Madrileño, il Barcellona si concentrò sulla sua seconda scelta nonché obiettivo numero 1 del Manchester United, il talentuoso asso brasiliano del Paris Saint Germain Ronaldinho, vittorioso con la seleçao l’anno prima ai Mondiali in Corea del Sud-Giappone. Nonostante l’accordo preliminare e le imminenti visite mediche col club inglese, alla fine Ronaldinho si accasò alla corte del neo allenatore blaugrana Frank Rijkaard, tra lo stupore di Ferguson e di tutto l’ambiente Red Devils  per il mancato ok del giocatore. La scelta di puntare sul trequartista brasiliano si rivelò nel tempo più che azzeccata perché le sue giocate aiutarono il Barcellona ad aggiudicarsi 2 campionati e la Champions League nel giro di 4 anni, oltre che a mettere in ginocchio in diverse occasioni proprio la difesa di quel Real Madrid che indirettamente aveva favorito il decollo di questa trattativa. Il Manchester United  dal canto suo, si consolò con l’acquisto di un diciottenne portoghese strappato dallo Sporting Lisbona, un certo Cristiano Ronaldo! Robe da fantamercato…

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