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  • Bologna, un mese di Mihajlovic-bis: coraggio e bel gioco, ma per la salvezza non basta

    Bologna, un mese di Mihajlovic-bis: coraggio e bel gioco, ma per la salvezza non basta

    • Stefano Brunetti
    Una vittoria, un pareggio e due sconfitte: il primo bilancio del Mihajlovic Due, ad un mese esatto dal ritorno sotto le Due Torri, è nel complesso dolceamaro. Tradotto, in termini di punti: quattro, per la media di uno a partita; certo più del predecessore, ma ancora insufficiente per la salvezza. Piccolo riepilogo per chi si fosse perso le puntate precedenti: a fine gennaio, dopo la debacle col Frosinone, la società rossoblù decide di sollevare Filippo Inzaghi, in bilico già da tempo. Arriva Mihajlovic, o meglio: torna, ereditando una squadra rinforzata dal mercato di gennaio (Sansone e Soriano) alla quale aggiunge in extremis Lyanco ed Edera, suoi pupilli dai tempi del Toro. L’esordio è da favola: a Milano, nella San Siro nerazzurra, arriva una vittoria di carattere che rompe il lungo digiuno dei successi esterni. La domenica dopo, in casa contro il Genoa, un buon pareggio per 1-1 (con traversa nel finale colpita da Danilo) atto a dare continuità alla striscia di risultati utili consecutivi. Arriva poi il momento del terribile tour de force di fine febbraio: Roma all’Olimpico e Juventus in casa. Nella Capitale il Bologna lotta, costruisce più occasioni dei giallorossi, ma deve fermarsi anche qui al legno (colpito stavolta da Soriano); contro la Juventus, al Dall’Ara, una partita in fotocopia, con la miglior prestazione stagionale macchiata dall’errore di un singolo (Helander) che serve a Dybala un assist perfetto per lo 0-1 finale.

    OTTIMISMO - E così, per la seconda settimana di fila, Sinisa Mihajlovic si ritrova con una squadra esteticamente impeccabile, che gioca il più bel calcio degli ultimi tempi, ma in astinenza di punti, con la classifica che continua a piangere; eppure, in casa rossoblù, si guarda adesso alle prossime decisive sfide (Udinese e Cagliari) con rinnovata fiducia. Il motivo? La ventata d’aria fresca portata dal tecnico serbo: fautore innanzitutto di un’idea di calcio più aggressiva (“O così o niente” ha tuonato nella conferenza stampa di presentazione) votata generalmente all’attacco, con la consacrazione del tanto caro 4-3-3, già adottato negli ultimi tempi da Filippo Inzaghi, al posto dell’iniziale 3-5-2. In secondo luogo, poi, la rivalutazione di giocatori precedentemente snobbati: in particolare di Ibrahima Mbaye, a un passo dalla cessione prima dell’arrivo di Sinisa, e ora titolarissimo, ma anche dello stesso Mattia Destro, decretato dal mister serbo come elemento imprescindibile per il proprio undici titolare. 

    CERCASI PUNTI - La rivoluzione non finisce però qui; Sinisa ha infatti optato anche per piccoli accorgimenti sul piano atletico: allenamenti più intensi (“dobbiamo fare il lavoro di un mese in una settimana”, ha detto di recente) alla ricerca dell’esplosività perduta, oltre a una miglior gestione della palla, per evitare quei troppi chilometri corsi a vuoto che rendono poi il Bologna poco brillante sotto porta. Insomma, la squadra c’è, crea occasioni (contro la Juventus ha tirato più volte dei bianconeri, maggior possesso palla e calci di punizione a favore), ma raccoglie poi poco, in proporzione, in termini di reti e punti; a mister Sinisa Mihajlovic, dunque, il compito di rendere il suo Bologna più cinico, per mettere insieme, uno dopo l’altro, i mattoni per la salvezza. Che ad oggi, sono quello che alla squadra rossoblù serve maggiormente: con, o senza bel gioco.

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