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  • Boniek non riuscirà mai a scordare i due giorni più brutti della sua vita

    Boniek non riuscirà mai a scordare i due giorni più brutti della sua vita

    • Marco Bernardini
    Zibi guarda la luna che gli è sempre stata amica. Scendeva la notte e lui si faceva bello come sosteneva l’Avvocato con intelligente ironia. Perché accadesse neppure lui sa spiegarlo. Sarà forse stato per quella sua testa di rosso accesa che con l’oscurità brillava e faceva da faro accecante per gli avversari. Tant’è, sia come sia, a Boniek non è mai dispiaciuta la definizione di "Bello di notte".

    Zibi guarda la luna che è una insuperabile affabulatrice. Racconta storie vere di vita vissuta, alcune delle quali sono diventate leggende mentre altre sono favole per bambini ma anche adulti rimasti un poco bimbi. Alcune di esse possono fare male al cuore di chi le ha vissute personalmente e in diretta. La vita non è una tazza colma di latte e di miele. Talvolta c’è tanto amaro da buttare giù. Anche Boniek, come tutti, ha i suoi fantasmi che lo perseguitano.

    Il primo, il più doloroso e tragico, si manifesta negli incubi di Zibi allorché si racconta di Juventus e di una partita particolare giocata in Belgio, a Bruxelles, in una notte che avrebbe dovuto essere la madre di tutte le feste bianconere e che, invece, è passata alla storia per una mattanza di povera gente innocente. 

    Ricorda, con dolore sempre acceso: "Oggi come ieri, una fotografia mai ingiallita. Surreale eppure tutto vero. Le voci, le urla, l’odore acre della morte, quella cavalcata verso la porta inglese e quella caduta prima di entrare in area, il rigore, la gioia di Platini, la nostra trance collettiva a fine gara con quella Coppa inesistente in mano, il ritorno a Torino con il ghiaccio nel cuore. Il secondo dei due giorni più brutti della mia vita". Zibi Boniek fu il primo tra tutti i giocatori della Juventus a devolvere il premio partita a favore dei famigliari dei caduti all’Heysel.

    Poi ancora più indietro nel tempo, sempre con l’aiuto della luna e della sua voce. Quarant’anni fa proprio oggi, otto luglio a Barcellona. La Polonia gioca la semifinale Mundial contro l’Italia dei miracoli. Nella fase iniziale, a Vigo, le due squadre hanno pareggiato per zero a zero in maniera piuttosto squallida. Sembra essere trascorso un secolo. Tutto è cambiato, radicalmente. I polacchi hanno eliminato Urss e Belgio. L’Italia ha asfaltato i mitici brasiliani. Chi vince va in finale contro la Germania. 

    Ricorda, con dolente rammarico. "Io non c’ero. Ero stato ammonito contro l'Urss e poi squalificato. Un fatto che scatenò voci assurde tipo che l’avevo fatto apposta per non dover giocare contro l’Italia visto che ero già un giocatore della Juventus. Invece avrei dato un poco della mia vita pur di essere in campo. Ancora oggi, dopo tanto tempo, mi chiedo che cosa sarebbe successo se io avessi potuto giocare quella partita e Paolo Rossi fosse stato squalificato al posto di Gentile. Ovviamente non c’è risposta a questa domanda, ma io un’idea in testa ce l’ho…". Una risposta che, forse, conosce soltanto la luna.
     

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