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  • Carpimania: una questione di feeling

    Carpimania: una questione di feeling

    • Gabriele Pasca
    No, non bisogna illudersi e, probabilmente, chi legge, avrà ben presente quanto ripida sia la strada in salita che conduce alla fine del campionato; però qualcosa è cambiato. Chi, tra voi, ha un figlio, saprà bene quanto, anche il più impercettibile mutamento, frutto del quotidiano scorrere del tempo, sia lungi dal passare inosservato agli occhi di un genitore. Ecco, l’analogia azzardata fa appello alla passione di un tifoso, un tifoso vero che, magari, ancora ci credeva dopo il quinto goal di Fernando contro la Sampdoria: questo messaggio è per voi. Quando il pragmatismo più sfrenato cede il posto alla passione, gli unici a vincere sono gli sportivi.

    Con quel suo passo lento e un poco curvo, Castori, ieri, ha ritessuto le fila di un percorso iniziato l’ormai lontano 30 agosto 2014 e, questa volta, senza alcun vincolo di sorta. Allora Pasciuti parte titolare. Sì, quel ragazzo che sino a cinque anni fa militava in serie D. E, comunque, diciamocelo, senza enfatizzare troppo le prestazioni individuali: oggi ha funzionato più o meno tutto nel Carpi. Contestualizziamo, però: il Sassuolo era a quota 19 punti, il Carpi veniva da un esonero e (inciso) con soli 6 punti in saccoccia; insomma, l’aria nello spogliatoio non era proprio leggera. Ha ragione Castori, allora, quando dice, ad esempio, che "il pacchetto difensivo ha funzionato bene". Nessuno di noi, infatti, ha visto Belec in difficoltà. Ha ancora ragione Castori, quando dice che la partita è stata decisa da un episodio. Il Sassuolo si è dimostrato sempre padrone del campo, certo, ma, in fin dei conti, non era mica onere del povero Carpi quello di condurre il gioco. Le squadre piccole devono fare il loro lavoro: cercare il gol, occuparsi della fase difensiva e, una volta in vantaggio, sfruttare solo le ripartenze. D’altronde, lo fanno anche le grandi, perché preoccuparsi?

    Ecco, allora, che come il cacio sui maccheroni arriva la pausa di campionato per gli impegni delle nazionali: questi quattordici giorni dovranno rinsaldare quel legame tra la squadra che, inevitabilmente, una sequenza così negativa tende a logorare. La partita contro l’altro Verona, quello più verace, quello del quartiere Chievo, potrebbe fungere da corroborante nella spasmodica ricerca del secondo successo stagionale, essenziale per dare animo alla squadra. Perché, ormai, si tratta solo di unire gli intenti verso un obbiettivo. Perché, ormai, è solo una questione di feeling.

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