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  • Cesenamania:| Una notte da 'fenomeni'
Cesenamania:| Una notte da 'fenomeni'

Cesenamania:| Una notte da 'fenomeni'

Il mercoledì di recupero in campionato ha portato al Cesena novità interessanti, che avranno sì un peso specifico quasi nullo in classifica - con il punto strappato al Catania - ma che quantomeno movimentano un po' un ambiente a forte rischio narcolessia. Così, in un giorno inusuale, ad un orario inusuale, in uno stadio che risponde comunque presente nonostante tutto, succede che Cesena-Catania è una vetrina per veri e propri fenomeni, ognuno a suo modo.

Il primo si chiama Francesco Antonioli, che al di là dei tanti (troppi) errori visti in questa disgraziata stagione, spiega subito a Bergessio in apertura come si faccia a murare letteralmente un attaccante a sette metri dalla porta. In rigoroso ordine cronologico tocca al più fenomeno di tutti, Gianluca Rocchi di Firenze, di professione arbitro, uno che al 'Manuzzi' aveva già fatto vedere numeri di altissima scuola.

Cesena-Lecce della scorsa stagione, Nagatomo mette giù Munari al limite, punizione sacrosanta fischiata ma cartellino giallo (il secondo) sventolato a Colucci che si trovava tra i 18 e i 30 metri dall'azione... Un vero e proprio fuoriclasse, insomma, che non ha risentito neppure del campo sintetico, salendo immediatamente in cattedra con la decisione di espellere Pudil al 21' dopo un gesto di stizza del difensore (appena ammonito) accompagnato da qualche impropero rigorosamente in inglese.

Il poliglotta uomo in giacchetta, poi, invita anche Beretta a seguire il suo giocatore negli spogliatoi, ergendosi a protagonista totale di un match che fino a quel momento stava filando via liscissimo. Di lì in avanti, Rocchi sente il peso del palcoscenico, evidenziando sbalzi d'umore imbarazzanti che lo portano ad essere a tratti baluardo della fiscalità e ad altri affettuoso padre comprensivo. Ne conseguono una serie di errori che a pagare sono soprattutto gli ospiti, cui manca un calcio di rigore e l'espusione per secondo giallo di Parolo.

Ma quando si ha la fortuna di essere fenomeni, spesso si corre il rischio di non essere capiti. Succede anche ad Adrian Mutu, che a Cesena da vero 'fenomeno' si comporta solo fuori dal campo, elargendo una dopo l'altra perle da vero fuoriclasse a tutti gli appassionati di gossip; in campo, al contrario, le cose vanno molto meno bene, con scarsa voglia, scarsa forma fisica e prestazioni improponibili.

Impietoso è il paragone con il compagno di reparto Iaquinta, che evidenzia la differenza tra giocare a calcio ed essere calciatore. Doveva essere l'uomo in più del Cesena, Mutu... ad oggi in Romagna lo ringrazia per lo più il settore ristorazione, per aver fatto da paracadute alla crisi, che di questi tempi è già qualcosa. Per le notti da fenomeno vero, sul campo da calcio, con un pallone tra i piedi, un fisico allenato e la testa sul proprio mestiere, invece, restano le videocassette e i ricordi in maglia viola... Un vero peccato a 33 anni.

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