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  • Schiaffo Viola, la Juve ha accettato un rischio con Pirlo: la rivoluzione continua, vincere non è più l'unica cosa che conta

    Schiaffo Viola, la Juve ha accettato un rischio con Pirlo: la rivoluzione continua, vincere non è più l'unica cosa che conta

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Un quarto di supponenza, un quarto di follia, un quarto di “squilibrio” arbitrale, un quarto di saggia e salda semplicità tattica avversaria e avrete il cocktail “Vittoria viola”, servito martedì sera all’Allianz. Detto questo, trattasi di sconfitta, non di tracollo juventino. Se non sbagliamo, anche la Juve di Conte e di Allegri prese sberle sonore: 4 a 2 a Firenze, 3 a 1 a Torino con l’Inter di Stramaccioni, 2 a 1 dalla Fiorentina (Coppa Italia), sempre in casa, con goal di Salah partito solo dalla sua area…
     
     


    Ebbra dalla bella prestazione contro il Parma, la Juventus ha creduto di aver assimilato il nuovo verbo pirliano, così è stata punita. Potrà ancora accadere e pensiamo che sia stato messo abbondantemente in preventivo. Se avesse voluto continuare a vincere, senza convincere, la squadra torinese avrebbe tenuto Allegri. Invece l’anno scorso s’è fatta una scelta diversa, decidendo di abbandonare il rodato tran tran per un gioco più spettacolare. Sarri non ha funzionato, ma a Pirlo è stato detto che la Juve doveva osare di più, anche a costo d’incorrere in incidenti e battute d’arresto.

    Una rivoluzione copernicana, insomma. Non più un calcio domestico e (quasi) sicuramente vincente, ma un calcio più “internazionale” e (quasi) vincente. Non più “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, piuttosto “Vivi avanti”. Forse ce lo siamo dimenticati, però una ventina di mesi fa fu proprio questo il nuovo motto bianconero, spiegato dallo stesso Andrea Agnelli: “Il nostro tratto distintivo è guardare avanti”. A Torino, continuano a dire che l’obiettivo è il decimo scudetto (e poi l’anno dopo sarà l’undicesimo…), ma la scelta è andata piuttosto nel senso di sposare il rischio che ogni nuovo investimento porta con sé. Al di là della pausa imposta dal Covid, nel calcio globale bisogna allargare i confini e il risultato con lo sbadiglio non basta più. Questa considerazione può valere per l’intero campionato italiano, spettacolarmente sempre più povero, quindi economicamente meno attraente, difetto sostanziale nell’epoca delle squadre-azienda. Uno scudetto per molte altre squadre italiane, rappresenterebbe un raggiungimento epocale dopo una decina d’anni di digiuni. Alla Juve no. O vive avanti o vive male. Nel frattempo potrebbe vivere maluccio.  

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