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  • Chirico: 'Sto con Allegri, anche se la Juve è esasperante. Quarto posto e Coppa Italia, non chiedetegli altro'

    Chirico: 'Sto con Allegri, anche se la Juve è esasperante. Quarto posto e Coppa Italia, non chiedetegli altro'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Che si vinca, si pareggi o si perda, il dibattito all’ordine del giorno tra gli juventini è sempre lo stesso: Allegri in o Allegri out? Sondaggio ripartito anche dopo la vittoria risicata con lo Spezia. Se ti schieri per l’IN vieni bollato (dagli altri) come filo-aziendalista, incapace di assumere una posizione critica nei confronti dell’allenatore, principale colpevole del gioco deficitario della squadra; se ti schieri per l’OUT allora – per l’altra fazione - sei un disfattista, uno che rema contro, che si meriterebbe di nuovo Del Neri e che deve immediatamente “scendere dal carro”, per non risalirci mai più. Una via di mezzo ,ibrida, non è contemplata, a meno non si voglia passare per opportunisti, ambigui, banderuole incapaci di prendere una posizione. Insomma, o bianco o nero, tertium non datur.

    SCHIERAMENTO - Da che parte sta il sottoscritto? Con Allegri. Anche se il secondo tempo con lo Spezia è stato osceno. Ma non è che con la Fiorentina in Coppa Italia, in Champions League col Villareal o nel derby col Toro si sia visto qualcosa di meglio. Il mood della squadra purtroppo è questo, di una bruttezza esasperante. Mi schiero però con l’allenatore perché la scorsa estate è stata fatta dal club una scelta ponderata, consapevole di ciò a cui si sarebbe andati incontro: zero spettacolo, molta pragmaticità. Si è accettata con consapevolezza la teoria del cortomusismo a discapito del bello. Del vincere senza concedere nulla all’estetica. E domenica scorsa, contro lo Spezia, è stata l’apoteosi del “corto muso”, il trionfo di Minnesota. Non importa come sono stati conquistati i 3 punti, se abdicando quasi completamente a giocare per un tempo e ringraziando Szczesny per la parate decisive su Gjasi e Agudejo, ciò che importa è il risultato finale. Vincere è l’unica cosa che conta, o non vale più?

    CONSAPEVOLEZZA - Vincere soffrendo quasi sempre non lo ritengo affatto il massimo della vita, ma sapevamo dal principio che sarebbe stato così. C’eravamo già passati, e pure allora la tifoseria si era divisa, però con l’ Allegri 1.0 (e un’altra rosa) si vincevano titoli e trofei. Adesso il dibattito è più aspro perché lo scudetto è quasi un miraggio, la Champions ancora di più, una Supercoppa è già andata, restano Coppa Italia e soprattutto 4° posto da conquistare obbligatoriamente. Briciole per uno juventino. Ecco perché Minnesota raccoglie sempre meno consensi. Tanti, all’interno della Continassa stessa, avevano sopravvalutato le capacità tecniche del Max, ritenendolo in grado di trasformare una rosa mediocre in un’altra subito vincente. Missione fallita, per ora. All’atto pratico l’esperto Allegri, come il neofita Pirlo, ha trovato non poche difficoltà. Aggiungiamoci poi i tanti incerottati, e questo complica non poco lavoro e scelte dell’allenatore, anche se (ne avevamo già parlato qualche rubrica fa) i troppi infortuni muscolari sono spesso figli di una preparazione atletica un po’ blanda, e di recente pure Max ha iniziato a farci una riflessione. Non tutto è girato nel verso giusto e come ci si aspettava, però Allegri qualcosa di buono è riuscito a tirarlo fuori ugualmente, e la striscia di 14 risultati utili lo dimostra. Se prima la qualificazione in Champions per la stagione prossima sembrava utopia, ora è una concreta possibilità. Così come il bis in Coppa Italia. Ma a Minnesota, per quest’anno, non chiedetegli altro.

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