Calciomercato.com

  • Con il tramonto di Trump il mondo smetterà di essere un 'talk show'

    Con il tramonto di Trump il mondo smetterà di essere un 'talk show'

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Appare ormai evidente che, negli Stati Uniti, il sole rosso di Donald Trump stia tramontando per lasciare il posto ad un nuovo astro il quale forse non è abbagliante come quello che lo ha preceduto ma certamente più rasserenante. La maggioranza del popolo americano ha decretato di non essere più disposto a dover vivere la vita quotidiana come comparsa in un talk show televisivo permanente, dove sono i colpi di teatro e la violenza verbale a fare da denominatori comuni. 

    L’intero mandato che ha caratterizzato il dominio del “tycoon” rossomalpelo inquilino della Casa Bianca sia a livello internazionale che sul piano della gestione interna è stato scandito da numeri spettacolari fondati sul puro populismo, utili al suo regista per gettare fumo negli occhi. Non a caso i più preoccupati per questa verosimile inversione di tendenza che porterebbe Joe Biden al ruolo di nuovo presidente sono coloro che, nel mondo, esercitano la medesima ideologia trumpiana secondo la quale per governare occorre soprattutto stupire. Così il "Post" rivela tutte le manovre occulte che la Russia dell’oligarca Putin ha messo in atto per tentare di inquinare il voto degli americani.

    Anni di esercizi di equilibrismo persino da saltimbanco hanno visto Donald Trump, per esempio, minacciare il nord coreano Kim di “guerra totale” per poi, la settimana successiva, dire che tra lui e il dittatore asiatico esisteva un feeling addirittura simile a quello degli innamorati. Indimenticabile, poi, il summit tra il presidente e Papa Francesco laddove il Pontefice venne immortalato da fotografi e cameraman televisivi scuro in volto come se dovesse incontrare Belzebù. Imbarazzante, infine, l’attacco verbale che lo stesso Trump riservò a Greta Thunberg al vertice sulle sorte del pianeta di Davos. Inaccettabile, a chiudere, la sua campagna per il Muro con il Messico. Tre di tante perle.

    Quattro anni di gaffes mondiali, dalla stretta di mano da macho alla Regina Elisabetta di Inghilterra allo spintone rifilato al presidente del Montenegro che gli stava rubando la scena per la foto sul palco, impossibili da catalogare sotto la dicitura della stupidità oppure della mefistofelica intelligenza. Personalmente sono più incline ad abbracciare la seconda tesi perché, a mio avviso, proprio le strampalate uscite di Trump erano e sono frutto di un progetto preciso e studiato a tavolino in precedenza con lo scopo di mettere in secondo piano la sua incuranza dei problemi davvero essenziali come quello della sanità pubblica, del razzismo dilagante, del prolificare delle armi nelle case dei cittadini e soprattutto della pandemia di Covid sulla quale il presidente ormai uscente è scivolato e poi rovinato a terra. E se il dato economico in crescita gli Stati Uniti sembra essere stato l’unico punto a favore per Trump, va anche detto che lo stesso evento ha prodotto un ulteriore allargamento della forbice tra molto ricchi e molto poveri.

    Ora, certamente, con l’ormai imminente arrivò di Biden sarà un’America diversa. Meno caciarona e prepotente. Meno holliwoodiana e da effetti speciali. Ma certamente più equilibrata, credibile e rassicurante agli occhi dello stesso mondo per il quale gli Stati Uniti sono sempre, legittimamente, stati il motore. Trump è ovviamente furibondo. Sostiene di essere stato rapinato dei voti, minaccia di ricorrere alla Corte Suprema, subliminalmente invita il “suo popolo” a difenderlo. E’ l’ultimo show da talent di un presidente cartonato.

    Altre Notizie