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  • 'Conte in silenzio non si sa bene per cosa. Si irrita un po' troppo facilmente'

    'Conte in silenzio non si sa bene per cosa. Si irrita un po' troppo facilmente'

    Il silenzio di Antonio Conte è comprensibile. L’allenatore della Juventus è molto impegnato. Non solo deve preparare la partita con l’Inter che, ancorché dimessa (o forse proprio perché dimessa), rappresenta pur sempre una squadra pericolosa e a cui non concedere nulla, in quanto incarnazione, per tutto il popolo bianconero, del nemico pubblico numero 1, ma deve anche rifare il look, in tutti i sensi, a Pablo Daniel Osvaldo che si è presentato a Vinovo convinto di entrare al circolo Pickwick. Tra qualche giorno, a sue spese, rinnoverà il guardaroba passando dall’abbigliamento da dandy fumo di Londra a quello dell’Ordine mendicante dei Frati Minori, tutto stoffa ruvida e cilicio. L’impatto, per uno che veniva dalla dolce vita della Roma pre-Garcia, potrebbe essere sconvolgente. Ieri il primo assaggio del metodo Conte. Votantonio, l’allenatore vincitore del primo premio dell’Associazione calciatori, ha annullato l’omelia della vigilia fino a data da destinarsi. Fosse per lui eviterebbe di parlare anche dopo le partite, ma con Sky, la voce più ricca dei ricavi bianconeri (e di tutti i club italiani) non si può tirare troppo la corda. Conte è irritato non si sa per cosa. C’è chi sostiene che l’ultimo motivo sia lo scontro con un giornalista romano nella sala stampa dell’Olimpico dopo Lazio-Juve, però non si era presentato neanche per le due vigilie precedenti. Di sicuro si irrita un po’ troppo facilmente. E forse la ragione del silenzio sta qua: Conte vive anche le conferenze stampa come esercizio faticoso, come consumo di energie. Per lui non c’è nulla di scontato. Quando non parla, recupera le forze. Però dovrebbe essere soddisfatto, tanto per cambiare, del mercato bianconero. Lo sarebbe stato ancora di più, se si fosse concretizzato il baratto Vucinic-Guarin, ma tant’è. Osvaldo, sottoposto al restyling- Conte ha risolto uno dei problemi dell’allenatore. Questo, più o meno, il suo pensiero: ho due attaccanti titolari che stanno facendo faville e tre su cui faccio un affidamento relativo; se si verificano degli infortuni o se voglio far riposare i due, ùfinisce che non tiriamo mai in porta come a Roma (Coppa Italia). Vucinic, Quagliarella e Giovinco, riflettendo sull’arrivo di Osvaldo, non devono essere in preda a una prorompente vitalità, ma Conte non guarda in faccia a nessuno. Neanche a Osvaldo, che ha preso il numero 18, ma non un posto tra i convocati per l’Inter. È un dato che, anche negli anni dei due scudetti, a gennaio Madama ha ingaggiato un attaccante: Borriello (2012) e Anelka (2013). Il primo motivò il suo passaggio bianconero con qualche scampolo di partita e due gol, uno, pesantissimo, a Cesena il 25 aprile 2012. Anelka, invece, totalizzò venti minuti o poco più, inghiottito presto dall’oblio contiano. Osvaldo ha un’altra rilevanza, ma ciò non rappresenta una garanzia. Il metodo Conte non tiene conto del curriculum: giochi se quello che fai a Vinovo in settimana supera la soglia di accettazione del tecnico. In ogni caso chi sostiene che Osvaldo sia arrivato per vincere l’Europa League la cui finale si gioca a Torino (mercoledì 14 maggio) si sbaglia assai. Conte voleva un attaccante per sostenere l’impresa del terzo scudetto consecutivo.

    Roberto Perrone per il Corriere della Sera

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