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  • Conte zen e zemaniano, non è un'evoluzione ma un passo indietro: l'Inter ha perso la sua anima pazza

    Conte zen e zemaniano, non è un'evoluzione ma un passo indietro: l'Inter ha perso la sua anima pazza

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    Forse quella che l’Inter sta attraversando è solo una crisi d’identità. La squadra che abbiamo negli occhi ora è quella che sta faticando da inizio campionato. Pensavamo che i 3 gol presi contro la Fiorentina all’esordio fossero solo un caso frutto della ruggine e della polvere accumulata nella brevissima pausa tra la stagione passata e l’inizio di questa. Non era un caso purtroppo ma era un campanello d’allarme che suonava bello forte e forse noi non l’abbiamo voluto sentire. Dopo i 3 gol incassati contro la Viola sono arrivati i 2 a Benevento, i 2 in Champions contro il Borussia, i 2 con il Milan e ora i 2 contro il Parma in soli 2 tiri in porta. Non è solo il numero di gol incassati a preoccupare ma la dinamica in cui li si subisce, sempre nella stessa maniera.

    Conte è cambiato, stiamo assistendo ad una metamorfosi abbastanza improvvisa del tecnico leccese. Conte sembra essersi messo in testa di voler costruire un’Inter ultraoffensiva che costringa sempre gli avversari a difendersi esercitando su di loro una pressione costante con lo scopo di sfiancarli mentalmente e fisicamente. L’idea è stupenda bisogna ammetterlo e, se davvero Conte riuscisse nel suo intento, ci strofineremmo gli occhi ad ogni partita dell’Inter. Ma ad oggi stiamo parlando di un’altra cosa. Se dobbiamo prendere queste prime 8 partite come “campione”, la squadra di Conte non si sta evolvendo ma sta facendo dei piccoli passi indietro. Che poi questi passi servano per farne altri decisi in avanti fra un po’ solo il tempo ce lo potrà dire, non abbiamo la sfera di cristallo purtroppo o per fortuna. La concretezza per cui era conosciuto Conte sta lasciando spazio all’idea zemaniana di calcio, in cui si vince segnando un gol in più degli avversari. Ma diciamoci la verità se l’equilibrio di squadra viene a mancare, o qualche singolo in attacco o in difesa sbaglia qualcosa di troppo di ritrovi sotto 0-2 in una partita che stavi dominando. Purtroppo la cosa per l’Inter si sta ripetendo spesso e ad oggi causa un ritardo di 5 punti dal Milan capolista e una classifica di Champions stramaledettamente complicata dalla partita di domani a Madrid.

    Altra cosa che salta all’occhio è che, pur con tutti i limiti di rosa, l’anno scorso l’Inter aveva un’anima forte e definita. Non si specchiava in se stessa e, pur con tutti i suoi alti e bassi, la costante era la foga, la rabbia anche del suo allenatore in panchina. Oggi tutto questo sembra svanito, sostituito da un aplomb inglese e da una filosofia zen che poco si sposa con l’Inter e con il carattere del suo attuale allenatore. E’ giusto ridimensionare il comportamento davanti ai microfoni, ma a bordo campo io voglio rivedere il mio allenatore sbraitare, comandare, urlare, protestare, sclerare, schiumare rabbia e gioire in modo assurdo per un gol. In telecronaca sabato al gol del 2-2 non sono nemmeno riuscito ad esultare. Caspita era un gol del pareggio all’ultimo respiro eppure sono rimasto impassibile guardando la palla carambolare in rete. Questo forse è l’effetto che la squadra mi ha fatto guardando il match contro il Parma. Non va bene, l’Inter deve riguadagnare il suo equilibrio tattico in campo ma anche e soprattutto la sua anima pazza e scatenata che trascina. Non si deve perdere il carisma altrimenti le onde spariscono e il mare diventa piatto, e senza onde non si può surfare.

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