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  • Corsa, carattere e appartenenza: così Gattuso torna a far ringhiare il Milan

    Corsa, carattere e appartenenza: così Gattuso torna a far ringhiare il Milan

    • Federico Albrizio
    Alla fine il Milan ha deciso di cambiare: troppo pochi i 20 punti conquistati nelle prime 14 giornate di Serie A da Vincenzo Montella, esonerato dopo l'ultimo pareggio a reti bianche contro il Torino. Decisione maturata nella notte, questa mattina la comunicazione ufficiale con squadra affidata a Gennaro Gattuso: toccherà dunque all'ex allenatore della Primavera prendere le redini di una squadra in crisi di risultati (solo due vittorie nelle ultime nove partite) e in attesa di scoprire quali accorgimenti tattici saranno apportati, Gattuso ha già una prima ricetta per tornare a far ringhiare i rossoneri.

    CORSA E DISCIPLINA - Uno dei primi punti sui quali concentrarsi sarà la corsa, considerato uno dei talloni d'Achille del Milan in questo avvio di stagione: ex giocatori come Bertolacci e addetti ai lavori, da più parti arrivano spifferi su allenamenti ad intensità ridotta a Milanello, tante esercitazioni col pallone ma poco lavoro di forza. Per Gattuso però corsa e intensità sono due cardini del lavoro: lo erano da calciatore, come rivelato dal suo amico e vice Riccio qualche anno fa ("Fa una quindicina di chilometri al giorno, non è facile tenerlo fermo"), lo sono anche ora che siede in panchina. Sion, Palermo, Ofi Creta, Pisa e poi Primavera Milan, rilanciata proprio grazie a una ritrovata applicazione nella doppia fase. Altro punto imprescindibile della sua cultura del lavoro la disciplina: proprio il mancato rispetto di alcune regole dello spogliatoio fu uno dei motivi che lo spinsero a lasciare il Milan nel 2012, anche se sotto questo punto di vista in questo Milan non si sono registrati gravi episodi comportamentali se non la rabbia all'uscita dal campo di Bacca (contro la Sampdoria la scorsa stagione) e Bonaventura (domenica a San Siro col Torino), casi isolati e comunque rientrati in breve tempo.

    GRINTA E APPARTENENZA - Quello che si aspettano soprattutto i tifosi però è un Milan #HungrierThanEver, più affamato che mai: slogan lanciato da Bonucci, ma finora rimasto quasi sempre solo sui social del capitano rossonero. La grinta, la cattiveria agonistica, la voglia di 'sbranarsi' l'avversario: marchi di fabbrica valsi a Gattuso il soprannome Ringhio e lo status di idolo indiscusso della folla, pochi hanno saputo infiammare il San Siro milanista come l'ex numero 8 che ora proverà a trasmettere il proprio carattere a una squadra, per stessa ammissione di Montella, spesso condizionata dalle critiche e da un ambiente divenuto a tratti ostile. Ultimo, ma non per importanza, il senso di appartenenza alla maglia del Milan. Certo, la sua esperienza da tecnico (117 panchine) è nulla rispetto al suo predecessore Montella (300, in rossonero ha vinto la Supercoppa italiana a Doha contro la Juventus), ma a tutto questo Gattuso oppone un palmares da calciatore che ne fanno un vero e proprio totem della società meneghina: 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA, 1 Mondiale per club, ai quali si può anche aggiungere il Mondiale conquistato con l'Italia nel 2006 (con la maglia Azzurra, quella dell'Under 21, aveva vinto anche l'Europeo di categoria nel 2000). Una bacheca personale invidiabile, nonostante quell'aria da 'portasfortuna' che lui stesso si era dato ("Sono arrivato al Milan e non si vinceva niente. Venivo dall'anno ai Rangers dove, dopo 9 scudetti consecutivi, avevamo perso il decimo all'ultima giornata. Ho pensato <>"), una bacheca che può diventare fonte di ispirazione per un gruppo giovane e che tolti i 13 di Bonucci con la Juventus, i 9 di Biglia con l'Anderlecht e i 3 di Abate, è povero di titoli. Cuore e polmoni, carattere e appartenenza: ecco la prima cura Gattuso per il Milan.

    @Albri_Fede90

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