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  • 'Così è stato disinnescato il coronavirus': ecco come dalle autopsie è arrivata la strada per la cura

    'Così è stato disinnescato il coronavirus': ecco come dalle autopsie è arrivata la strada per la cura

    Durante il picco dell’emergenza Coronavirus un medico di Sondrio, Andrea Gianatti, 55 anni, laurea a Pavia, responsabile dell’Anatomia patologica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, avviava le prime indagini sui Covid-19, in obitorio. Come riferisce quotidiano.net, che lo lo ha intervistato, Gianatti ha studiato un centinaio di cadaveri, descrivendo quei fenomeni trombotici nelle arterie dei polmoni che hanno poi permesso ai clinici di fermare la strage. Anticoagulanti e antinfiammatori (eparina e cortisone) somministrati al momento giusto alle dosi ottimali, hanno invertito le sorti della guerra al Covid-19.

    Dottor Gianatti, finiti i nuovi arrivi in terapia intensiva?
    "Effettivamente i riscontri diagnostici legati alla pandemia sono in esaurimento. Gli ultimi decessi si riferiscono a una coda di lungodegenti della rianimazione".

    Che cosa ha potuto osservare finora?
    "L’organo maggiormente coinvolto è il polmone, proprio perché il virus, per caratteristiche biologiche sue proprie, restituisce dati istologici di alterazione cui corrispondono i quadri di insufficienza respiratoria acuta, frequente causa del decesso. Oltre ai polmoni il virus si accanisce sul cuore, nei soggetti cardiopatici. La tendenza alla tromboembolia è stata documentata da grosse ostruzioni dell’arteria polmonare, piccole occlusioni disseminate in vene e arterie periferiche. Questo virus colpisce anche fegato e rene, in maniera meno rilevante. Come causa di morte nei Covid abbiamo trovato trombi estesi anche a livello della sezione destra del cuore".

    Come vi siete avvicinati alla cura?
    "Questa è stata la parte più coinvolgente, in seguito all’esplosione della pandemia ci siamo resi conto che mancava qualche tassello. Ai primi di marzo si è deciso di studiare l’anatomia patologica, confrontandosi poi in riunioni collegiali tra specialisti di tutte le estrazioni durante il picco tra marzo e aprile. Da qui è partita l’idea di intervenire sulla coagulazione a livello empirico, con eparina, dopo aver visto il quadro tromboembolico, e usare il cortisone nella virata infiammatoria vascolare".

    Esaminando tutti quei reperti infetti avete salvato la vita a un numero incalcolabile di persone, e dato un colpo di grazia all’epidemia. Chi ve l’ha fatto fare di rischiare la pelle?
    "Dovevi essere a Bergamo in quel periodo, sembravamo sotto un uragano. Era decisivo capire perché si instaura questa tempesta di citochine. Gli ecografi faticano a visualizzare certe piccole lesioni,che sono visibili solo al microscopio, e il compito toccava a noi".

    Si è esaurita la casistica da studiare?
    "Di fatto sì, l’afflusso in camera mortuaria si è ridotto tantissimo".

    Le vittime di questi giorni sono degenti che avevano riportato danni permanenti nei mesi scorsi. Che cosa abbiamo davanti?
    "L’epidemia dal punto di vista dell’anatomopatologo è sotto controllo, meglio cosi. Abbiamo avuto quadri istologicamente molto differenti. La malattia mantiene le sue caratteristiche, ma ora di casi gravi non ne vediamo più".

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