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  • Crisi alimentare, un'emergenza senza fine. E la guerra in Ucrain rischia di creare un'altra catastrofe

    Crisi alimentare, un'emergenza senza fine. E la guerra in Ucrain rischia di creare un'altra catastrofe

    • Emiliano Guadagnoli
      Emiliano Guadagnoli
    La crisi alimentare, che sta colpendo il nostro pianeta, sembra non avere fine: il continente più colpito è quello africano. Lo rileva l'ultimo Rapporto della rete globale contro le crisi alimentari, secondo il quale nel 2021 abbiamo assistito all'emergenza più grande. Circa 193 milioni di persone, al momento, hanno problemi di insicurezza alimentare acuta: mancanza di cibo e mezzi di sostentamento. Questa condizione è quella che precede la carestia e la morte per la carenza di cibo. L'aumento netto rispetto allo scorso anno è stato di ben 40 milioni di persone.

    Sono dati preoccupanti che portano sicuramente ad una riflessione e a un'analisi sulle cause di queste emergenza, che non esce certo fuori dal nulla. Per il rapporto esistono ben tre fattori che hanno causato questa crisi: cambiamento climatico, shock economici e guerre. Nei Paesi più fragili e a rischio, la recente pandemia ha causato problemi su problemi, aumentando la crisi alimentare. I Paesi che sono stati duramente colpiti da guerre e conflitti sono 24: il rapporto parla di Siria, Nigeria, Afghanistan, Congo e Sudan, dove c'è stato un aumento del problema della fame dell'80% nel 2021. Un numero davvero impressionante.

    In tutto ciò, lo studio non comprende le pesanti conseguenze che potrebbero arrivare dalla guerra che si sta svolgendo in Ucraina. Nel nostro Paese, che non è comparabile con i Paesi fragili di cui abbiamo parlato, stiamo già vedendo molti dei futuri effetti del conflitto. Sia Ucraina che Russia sono due grandissimi esportatori di prodotti che sono basilari per l'alimentazione. Parliamo di grano ovviamente, ma anche di oli vegetali e fertilizzanti che sono fondamentali per i raccolti. Questo in combinazione con l'aumento inevitabile dei prezzi e lo stop delle importazioni, potrebbe portare grandi e gravi conseguenze nei Paesi che importano molto, come ad esempio Etiopia e Sud Sudan.

    Una possibile soluzione, sempre secondo il rapporto, potrebbe essere quella di investire sull'agricoltura locale. Questo potrebbe garantire cibo e beni primari anche in territori dove è frequente importare molto. Con l'agricoltura in piccola scala si potrebbe iniziare a placare questa crisi alimentare che sembra non avere fine e che potrebbe solo peggiorare. A questi ritmi, infatti, l'emergenza aumenterà a ritmi mai visti prima e causerà sempre danni maggiori, compresi più morti. I Paesi che soffriranno di più in futuro, sempre secondo il rapporto, saranno Somalia, Sud Sudan e Yemen.

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