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  • Culicchia: Juve-Toro del '45 sembra quasi Juve-Roma di ieri

    Culicchia: Juve-Toro del '45 sembra quasi Juve-Roma di ieri

    Le vicende narrate nel nuovo romanzo di Giuseppe Culicchia, Ma in seguito a rudi scontri (ed. Rizzoli, pp. 144, € 14), si svolgono nello spazio di poche ore, nella Domenica di Pasqua del 1945, mentre il nazifascismo morente consuma gli ultimi soprusi.
    A Torino si incontrano due vecchi amici, il soldato tedesco Franz Hrubesch e il sottotenente paracadutista Ermanno Zazzi. Hrubesch è un disilluso che ha perso ogni ragione di vita. La guerra gli ha portato via un braccio, un piede e gli affetti più cari, sprofondandolo in una disperazione cupa e irrimediabile, da cui riflette sulla fondamentale malvagità della natura umana.
    Ripete stancamente, ma senza alcuna convinzione, gli slogan della propaganda nazista e le giustificazioni alle atrocità della guerra: giusto uccidere i bambini, perché domani saranno i nemici dei nostri figli, e via delirando. La scelta del cognome non è casuale: Hrubesch, attuale allenatore dell'under 21 tedesca, è stato il centravanti dell'Amburgo che sconfisse la Juventus nella finale della Coppa dei Campioni del 1983. Una delle tante carinerie antijuventine che Culicchia, acceso torinista, ha disseminato nel romanzo, senza risparmiare cadute di stile (come la frase di Rummenigge citata in apertura di libro: "La Juve è mafia").
    Torinista è anche il rozzo e superficiale Zazzi, una figura caricaturale, quasi patetica nell'orgoglio con cui sfodera tutto l'armamentario ideologico ed etico del fanatismo da stadio. Il suo manicheismo è da manuale: di qua i puri e gli incorruttibili, di là i ladri ("questi da che mondo è mondo vincono solo ed esclusivamente rubando"), che dalla loro hanno gli arbitri, i guardalinee, il Potere, la fortuna e forse persino il Padreterno.
    I due amici intuiscono, Hrubesch più di Zazzi, che la fine è vicina, eppure decidono di vivere quella giornata come se nulla fosse: in un'atmosfera da commedia surreale li vediamo sollazzarsi in un bordello, rifocillarsi in un'osteria e infine recarsi allo stadio, ad assistere al derby. Una partita che si è realmente disputata e che le cronache ricordano, più che per il risultato, per gli scontri in campo e sugli spalti, scatenati dall'inettitudine della terna arbitrale e dalla litigiosità delle opposte tifoserie.
    Sospeso l'incontro, Hrubesch e Zazzi hanno l'occasione, nel frettoloso finale, di riscattarsi con un piccolo gesto di umanità, prima che le loro vite si separino per sempre. 

    Valerio Rosa

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