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Da Sarri a Guardiola e al Benfica: si deve saper perdere ma anche vincere!

Da Sarri a Guardiola e al Benfica: si deve saper perdere ma anche vincere!

  • Pippo Russo
    Pippo Russo
La domenica del calcio europeo ci lascia in eredità alcuni spunti di riflessione su un tema antico quanto il calcio e lo sport in generale: quello del saper perdere e del saper vincere. A sollecitare la ripresa del dibattito sono due partite giocate ieri in campionati molto differenti per importanza e impatto mediatico. Ci riferiamo a Manchester City-Chelsea della Premier inglese e a Benfica-Nacional Madeira della Primera portoghese. Entrambe chiuse con punteggi eclatanti: 6-0 la prima, addirittura 10-0 la seconda. Grazie allo streaming abbiamo potuto assistere a entrambe, e perciò siamo in grado di raccontarne lo sviluppo e il diverso comportamento dei protagonisti. Ne derivano dei giudizi netti: il Manchester City ha dimostrato di saper vincere, il Benfica ha dimostrato di non saper vincere, e Maurizio Sarri ha perso due volte dimostrando nella circostanza un'anti-sportività che difficilmente cancellerà dalla propria immagine.

Ci avviamo a argomentare questi giudizi, ma in via preliminare si deve mettere a fuoco quello che rimane il dilemma da sciogliere in casi del genere: se in campo una delle due contendenti è nettamente inferiore (per valori tecnici generali e/o per rendimento di giornata), l'altra contendente fa il suo dovere se sommerge l'avversaria di gol, o piuttosto deve darsi un limite per non umiliare l'avversaria? E dunque: è più sportivo dare il massimo anche quando l'avversario non ne ha più, o rallentare per non infierire? Si tratta di interrogativi rispetto ai quali ciascuno ha un'opinione personale. E ciascuna opinione è legittima.

Qui Manchester – Doveva essere una partita equilibrata, si è rivelata un massacro. Il Manchester City di Guardiola l'ha affrontata all'inizio con l'atteggiamento che si deve tenere quando si affronta una pari grado o presunta tale: dando il massimo e anche più. Mantenendo questo atteggiamento, i giocatori della squadra di casa s'aspettavano di fare i conti con un solido equilibrio competitivo. Mai al mondo avrebbero pensato di trovarsi avanti 4-0 dopo soli 25 minuti di gioco, e che molta più resistenza avrebbero trovato in un test infrasettimanale contro l'Under 19. L'imbarazzo che aleggiava in campo dopo la quarta marcatura dei Citizen è stato evidente. E l'impressione era che fossero molto più imbarazzati i calciatori di Guardiola, non quelli di Sarri. Se il Manchester City avesse continuato fino a fine gara con quell'atteggiamento, il rischio di un tabellino in doppia cifra sarebbe stato reale. E invece la squadra di Guardiola ha rallentato. La vittoria non era discussione, e si poteva anche continuare a regalare qualcos'altro al proprio pubblico senza infierire sugli avversari. Quel “qualcos'altro” sono stati due ulteriori gol, segno di una squadra che continuava a mantenere rispetto. Di se stessa, del proprio pubblico, ma anche dell'avversaria. Perché per il Chelsea sarebbe stato molto più umiliante che i Citizen si fermassero del tutto e mostrassero una condotta simile alla pietà. Invece i due ulteriori gol sono una misura sobria. Il 6-0 rimane un punteggio umiliante, ma non si può certo dire che il City si sia accanito sul Chelsea. Per questo la mancata stretta di mano di Sarri a Guardiola è doppiamente insensata. Se il tecnico italiano era indispettito per l'umiliazione subita in campo, allora avrebbe fatto meglio a pensare quanto più pesante potesse essere l'umiliazione se i Citizen avessero continuato col ritmo dei primi 25 minuti. Poi nel post-gara Sarri ha dichiarato di non essersi accorto che il collega gli si fosse avvicinato per la stretta di mano. Sorvoliamo.

Qui Lisbona – Intanto che a Manchester una partita preannunciata come equilibrata si avviava verso la conclusione, a Lisbona ne iniziava un'altra dal pronostico chiuso. Sul prato dell'Estádio da Luz un Benfica in ottimo momento di forma ospitava il Nacional Madeira, squadra che se si salverà lo farà a prezzo di una gran fatica. Dubbi sul risultato finale? Nessuno. Piuttosto si trattava di vedere quanto potesse impiegare la squadra guidata da Bruno Lage per sbloccare il risultato contro la squadra allenata da Costinha, e quale sarebbe stato lo scarto finale. Ebbene, le cose sono andate come segue. Il Benfica ha sbloccato la partita dopo 33 secondi. Al 27' era già avanti 3-0, e con quel punteggio si è andati all'intervallo. Nella ripresa è continuato l'allegro tiro al bersaglio, con tre gol messi a segno fra il 50' e il 56', e il 7-0 marcato al 64'. A quel punto pareva che le Agjuias si fossero placate. E invece a partire dal minuto 85 sono arrivati altri 3 gol, che hanno infierito su un avversario ormai defunto e portato il punteggio sul clamoroso 10-0. Domanda: era proprio necessario maramaldeggiare? A nostro avviso, no. Ma ribadiamo che si tratta di un'opinione personale, e che anche quelle di senso contrario sono legittime perché si appellano alla necessità di prendere sempre e massimamente sul serio l'impegno agonistico.

Del saper vincere e del saper perdere – E dunque, cosa dire rispetto al tema del saper vincere e del saper perdere? Dal nostro punto di vista, Guardiola e il suo Manchester City si sono dimostrati degli eccellenti vincitori, mentre Bruno Lage e il Benfica hanno voluto stravincere. Quanto a Sarri, meglio non infierire a nostra volta. Non ha saputo perdere e avrà di che rimuginarci.

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