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  • Dagli spettatori in campo all'idea 5 cambi, così si sono evolute le sostituzioni. E la provocazione di Zeman...

    Dagli spettatori in campo all'idea 5 cambi, così si sono evolute le sostituzioni. E la provocazione di Zeman...

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Si parla in questi tempi della possibile introduzione dei cinque cambi a partita. L’IFAB - il governo che determina dal 1886 le regole del calcio - sta pensando concretamente a qualche innovazione da apportare in tempi brevi. Vediamo come si è evoluta e disciplinata la regola dei cambi nella storia del calcio.

    Fin dagli albori del calcio i calciatori di riserva servono a sostituire chi non si presenta all’orario prestabilito. Spesso - a inizio ‘900 - si procede con la «convocazione» immediata di gente che è andata al campo a vedere la partita. Per decenni - poi - quando il calcio si è dato delle regole, non è ammessa la sostituzione durante la partita. Se un calciatore si fa male, solitamente viene confinato all’ala, dove si ritiene sia meno dannoso. Nasce anche una terminologia, quella del «gol dello zoppo», segnato da chi - per l’appunto - si è infortunato. A metà anni ’60 le sostituzioni vengono adottate dalle varie federazioni, per prima quella inglese. Occhio: all’inizio si può sostituire solo un calciatore e solo se è infortunato. Ci si fida della lealtà degli attori protagonisti. Più tardi viene presa in considerazione anche la sostituzione tattica.

    In Serie A dal campionato 1968-69 è ammessa la presenza di un calciatore di movimento, che si aggiunge al portiere di riserva (che sta già in panchina dal 1965-66) e ha il numero 13. Il primo portiere ad entrare in campo è Alfredo Paolicchi, che in un Bologna-Fiorentina del 5 settembre 1965 sostituisce il collega della Viola Enrico Albertosi, il quale si è fatto male uscendo a valanga su un attaccante avversario. La prima riserva a mettere piede in un campo di serie A è invece il friulano Sandro Vanello, talento anarchico, piede raffinato ma poca voglia di allenarsi. Vanello entra dopo l’intervallo di Napoli-Verona, squadra quest’ultima in cui milita. L’allenatore a mandarlo in campo - quel 29 settembre del 1968 - è Cadè. Dopo appena dieci minuti Vanello segna e trafigge il conterraneo Dino Zoff: doppia impresa, oltre ad essere entrato per primo è anche suo il primo gol italiano segnato da una riserva.

    Nel campionato 1973-74 altra innovazione: in panchina sono in tre, 12, 13 e 14, quelli sono i numeri in tempi di numerazione classica delle maglie. Le sostituzioni rimangono due: portiere più un calciatore di movimento. Svolta storica nella stagione 1980-81, quella che segna la riapertura delle frontiere: in panchina ci possono andare in cinque, dal 12 al 16. Sarà così per un sacco di tempo. Altra novità nel 1994, quando vengono resi possibili i tre cambi. Per un anno vale un portiere più due calciatori di movimento, dal 1995 invece ecco i tre cambi senza distinzione di ruolo, così come avviene oggi. Nelle amichevoli c’è più elasticità, si può arrivare fino a sei sostituzioni. La panchina «lunga», così come la conosciamo oggi, è una novità piuttosto recente: dal 2012 sono ammessi dai tre ai dodici calciatori di riserva. Quell’anno la FIGC aveva accolto una richiesta della Lega e così in campionato, Coppa Italia, Supercoppa e torneo Primavera poterono essere messi a referto 23 giocatori, come avveniva e avviene al Mondiale e all’Europeo. Curiosità finale: a lanciare la proposta per primo è stato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che aveva trovato il primo alleato nell’allora presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Non tutti gli allenatori - anzi - la presero bene. Zdenek Zeman disse che a lui «18 giocatori bastano e avanzano»; la maggioranza accolse la notizia senza particolare entusiasmo.

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