Dal Milan al Camerun, di flop in flop: così il Seedorf allenatore
Bene, di Seedorf si diceva che è sempre stato - per il carisma, la postura, la lucidità - un allenatore in campo. I compagni ricordano che - in realtà - ha sempre pensato di saperne di più degli allenatori che ha avuto. E non sono pochi. E non sono affatto figure di secondo piano. Van Gaal, Capello, Ancelotti. Lippi, Allegri, Heynckes, Eriksson. Cioè il meglio delle panchine d’Italia e d’Europa degli ultimi vent’anni. Seedorf ha sempre ragionato con loro di tutto, dalla tattica alla scelta della posizione in campo, obiettando, muovendo appunti, spiegando le sue ragioni, insomma, trattandoli - con chi si lasciava trattare - alla pari. Anche per questo non è stato amatissimo da molti suoi compagni. Ma tant’è. Evidentemente non è ancora riuscito - e allena da cinque anni - a dimostrare il suo valore. Non si può dire che le occasioni siano mancate. Si è seduto sulla panchina del Milan nel 2014. A gennaio, sostituendo Allegri in corsa, accolto in pompa magna, con tanto di tappeto rosso. Un derby vinto, eliminato dalla Champions subito (contro l’Atletico Madrid), quasi una partita persa su due (9 sconfitte su 22) e soprattutto un misero 8° posto, con conseguente mancata qualificazione in Europa League ed esonero (al suo posto Pippo Inzaghi). Fallimento? Sì. Con lo Shenzen, nel campionato cinese, è riuscito ad arrivare settimo. Un’impresa anche quella. Tutti a dire che è un fenomeno. E arriva la chiamata del Deportivo La Coruna. Quattro mesi, da febbraio a giugno, solo 2 vittorie in 15 partite, vari malumori, squadra retrocessa. Certo, tutti a dire che la stagione degli spagnoli era già complicata e segnata. Arriva così la nazionale del Camerun. Fallimento anche stavolta? Pare proprio di sì. Cinque anni, quattro squadre ed altrettanti flop dopo, Clarence Seedorf non ha ancora dato ragione a chi pensava (lui per primo) che potesse diventare un grande allenatore. Cinque anni e quattro tentativi a vuoto sono un buon tempo per tracciare un mini-bilancio. Seedorf è un uomo di mondo, intelligente, sveglio e capace di diversificare i suoi interessi. Ma il richiamo della giungla del pallone - lo sappiamo - è fortissimo. Quindi non preoccupatevi. Tornerà ad allenare, più che mai sicuro di sè.