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  • Diario da Londra: Carlo positivo, adesso c'è timore per la Regina

    Diario da Londra: Carlo positivo, adesso c'è timore per la Regina

    • Caterina Soffici
    Mentre Carlo scopre di essere positivo, la preoccupazione si sposta sulla salute di Elisabetta. Mai come adesso "Dio salvi la Regina". Intanto ci accorgiamo che noi italiani abbiamo dovuto insegnare agli inglesi a tenere le distanze. Ed è uno di quei paradossi che potevano accadere solo in questo mondo rovesciato. Ora, tutti quelli che si accalcavano in coda al supermercato, si tengono a più che debita distanza. Chi può, ovviamente. Perché poi vedi le foto del tube di Londra, ammassato di lavoratori che non si possono permettere lo smart working, e siccome hanno tagliato il numero delle corse, devono strizzassi come sardine per andare a lavorare. E casomai sono i medici e le infermiere degli ospedali o gli operai che ci fanno arrivare il gas e l'acqua e la luce in casa. Ma come la storia ci ha sempre mostrato, sono i più deboli e i più poveri a pagare i prezzi maggiori. Sempre.

    Quindi noi continuiamo la nostra vita di asserragliati in casa. Siamo un po' dei privilegiati, insomma. Perché abbiamo potuto dileguarci ben prima del lockdown ufficiale. Un po' come hanno fatto i cinesi di Chinatown a Milano e quelli di Prato. Chiusero tutte le fabbriche e sparirono. E noi che li prendevamo in giro. E invece hanno evitato la strage (astenersi commenti sui cinesi che non muoiono mai perché è un bufala). Forse un paio saranno anche morti, ma purtroppo per Salvini, non sono stati un focolaio. Noi speriamo di essere i cinesi di Londra. Lo spero anche come numero di contagi e di vittime. Anche se la vedo dura, perché i cinesi erano poche migliaia, noi italiani qui siamo ben oltre il mezzo milione.

    Sollazzandomi con questi allegri pensieri, ieri sono andata a fare i due passi consentiti e, mentre prima ero solo io a schivare le persone e a comportarmi all'italiana, ora quando in fondo alla strada deserta intravedi la sagoma di una persona, percepisci che anche l'altro è allarmato. Siamo due potenziali nemici. Siamo due esseri umani che forzano la propria natura di aggregarsi perché in questo mondo rovesciato ci si salva da soli e non insieme. Quindi cerchi subito una via di fuga, perché  l'latro non si avvicini troppo. Cambi marciapiedi. Allunghi il passo. E' una cosa brutta e stressante. L'altro è diventato il nemico, anche se è il tuo più caro amico. (Altro allegro pensiero: chissà l'effetto che avrà questa cosa sui bambini).

    Quindi a volte le giornate passano male. Perché arrivano racconti brutti dall'Italia. Il morbo non è solo distante. Amici finiti in rianimazione, conoscenti sotto il casco, genitori di amici che non ce l'hanno fatta. Insomma, ieri mi ha preso male. Ho staccato tutto e ho provato a fare la mia pratica quotidiana di yoga. Ma non ce l'ho fatta. E non posso neppure nuotare, che è l'altra attività che mi aiuta ad allineare i pensieri e quindi sono passata alla risorsa numero tre: stirare. Ho stirato come una pazza. Tutto quello che si è accumulato dal giorno del nostro lockdown famigliare, sabato 14 marzo, da quando cioè la donna ha smesso di venire e abbiamo richiamato il figlio piccolo da Bristol, l'ingegnere dai riccioli rossi, quello che tutti i giorni bofonchia e protesta, perché a suo dire era preferibile prendersi il virus con i suoi amici e andare in skate e al pub a Bristol, piuttosto che rimanere chiuso in casa con la famigliola. L'università ha chiuso dopo tre giorni, noi ci siamo portati avanti anche in questo caso. Vabbè, ha detto. Almeno altri tre giorni potevo stare.

    Non ci sopporta già più. Ci chiama la famiglia Addams. Io gli ho detto che siamo forse la famiglia Bredford, quelli che stavano in otto nel pulmino Volkswagen. Non sa chi siano. Cerca su Youtube, gli ho detto. Forse l'ha fatto, ma la soddisfazione non me la dà. Stirare alla fine ha funzionato. Così da casalinga meno disperata ho guardato il risultato e mi ha dato una sensazione di ordine che fa bene. Ieri sera sono andata a letto molto più contenta.

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