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  • Dilettanti e ragazzi vanno avanti, ma come? Zero tamponi ma regole rigide: viaggio sui campi di provincia FOTO

    Dilettanti e ragazzi vanno avanti, ma come? Zero tamponi ma regole rigide: viaggio sui campi di provincia FOTO

    • Luca Fazzini
    La sagoma del Resegone che domina su Lecco è già andata a dormire da un paio d'ore. Siamo nella parte alta della città, e Lecco Alta è anche il nome della squadra di cui siamo ospiti. Il calore estivo e le luci del tramonto che si specchiano nel lago sono già un ricordo: c'è una leggera aria, il cielo è profondamente scuro. Se non fosse per quattro lampioni che emanano un timido fascio di luce, utile a illuminare quanto basta un campo a undici. Le linee laterali si vedono a malapena, in porta non ci sono le reti ma solo pali e traverse. Poco male, perché l'essenziale - un pallone e una ventina di ragazzi - c'è. Parte da qui il nostro viaggio nei campi di provincia: un viaggio per capire come prosegue il calcio dilettantistico, il calcio degli oratori, il calcio amatoriale. Il calcio più puro, dove la passione è ingrediente fondamentale. E il pallone continua a rotolare, risparmiato dal nuovo Dpcm che ha invece chiuso i calcetti. Qui, in estate, non ci sono (stati) contratti tv da onorare o sponsor da accontentare. C'è solo l'amore di questi ragazzi per lo stare insieme e giocare a pallone. Ma come funziona nei campi di provincia, dove la realtà non racconta di tamponi ogni 4-5 giorni e ingenti spese per la salute?

    Dilettanti e ragazzi vanno avanti, ma come? Zero tamponi ma regole rigide: viaggio sui campi di provincia FOTO


    LA PREPARAZIONE - Appena arriviamo al campo, rigorosamente muniti di mascherina, veniamo fermati: l'allenatore della prima squadra, pronta a debuttare nel campionato di Seconda Categoria, ci prova la temperatura. Trentacinque e otto, siamo in regola. Compiliamo l'autocertificazione Figc e varchiamo il cancello, calcando finalmente l'erba. Gli spogliatoi sono chiusi, i ragazzi si cambiano, distanziati, sul muretto dietro una delle due porte. Gli spazi al chiuso non possono garantire il distanziamento sociale: i giocatori arrivano già in pantaloncini e maglietta, mettono gli scarpini al volo e sono pronti per giocare. Solo un attimo prima dell'ingresso in campo viene tolta la mascherina, tenuta costantemente sul viso, invece, da allenatore e staff. C'è chi parla di lavoro, chi della giornata appena trascorsa. E poi c'è il calcio, dai preliminari di Europa League del Milan ("sono partite inutili!") al fantacalcio, tra consigli per l'asta e coraggiose previsioni.

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    TUTTO PERSONALIZZATO - Il resto dell'allenamento segue linee canoniche, tra esercizi e corse. Al momento della partitella, ecco rosa e blu: ognuno ha la sua pettorina, la stessa per tutto l'anno. E quando arriva l'ora della pausa, spazio a borracce personalizzate. Fino al fischio dell'allenatore: sono quasi le 23, i lampioni sono pronti a spegnersi. Niente doccia al campo, il protocollo parla chiaro: possono essere utilizzate "solo se singole (fisicamente separate una dall’altra da pareti o altre barriere separatorie “antirespiro”) o se distanziate di almeno un metro una dall’altra; in alternativa, in maniera sfalsata (una sì e una no)". Condizioni rigide: risultato? Ci si lava a casa propria. 

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    TRA I BIMBI - Scenario simile in un campetto della zona. Questa volta spazio al calcio giovanile, i bambini in campo hanno tra gli 8 e 9 anni. Compiliamo l'autocertificazione e osserviamo: i bimbi si cambiano separati. A distanza di un metro è stato posto un numero: ogni bambino ha il suo, come un'immaginaria cabina personale. Si allacciano gli scarpini, si sistemano velocemente i vestiti e via di corsa in campo, pronti a correre e inseguire il pallone. 

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    QUI MILANO - Da Lecco a Milano, dove la situazione è simile. Siamo in zona Bicocca, il campo sportivo è quello dell'Orpas, società legata alla parrocchia di Sant'Angela Merici di Via Cagliero. Il modus operandi è lo stesso: agli atleti - muniti di mascherina e di autocertificazione anti-Covid - viene provata la febbre prima di entrare in campo. Gli spogliatoi inagibili obbligano i ragazzi a cambiarsi a bordo campo: ci si siede per terra, spalle appoggiate alla rete e, con rigorosa distanza di un metro, ci si cambia. Il pallone corre veloce su un nuovo campo sintetico: al fischio dell'allenatore, tutti riuniti intorno al mister per il discorso. Anche qui viene rispettata la distanza di sicurezza, con un accorgimento importante: non sputare. No, a differenza di altre volte non possiamo dire che si tratta di piccole e semplici regole. Sono accorgimenti rigidi, utili però per tornare a sorridere dietro il pallone che tanto amiamo. Anche e soprattutto negli oratori, nei campetti di provincia, nei campionati giovanili. 

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