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  • Donadoni: 'Milan? Per loro non sono all'altezza, tornerei a New York'

    Donadoni: 'Milan? Per loro non sono all'altezza, tornerei a New York'

    L'allenatore del Bologna, Roberto Donadoni ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport in vista della prossima trasferta di campionato con l'Atalanta: "A Bergamo ho avuto educatori e allenatori che mi hanno fatto diventare quello che sono adesso. Sono stati artefici del mio carattere ed è un patrimonio importante. I sapori, le sensazioni quando avvicinavo un giocatore della prima squadra: rimangono unici e indelebili anche a distanza di tanti anni. I ragazzi di oggi questi sapori non li sentono più ed è un peccato". 

    "Io sto bene dappertutto. Per me è casa anche il centro sportivo del Bologna. L’Atalanta è sempre stato un esempio importante per tutto il calcio italiano. Per la gestione, il lavoro con i giovani, la crescita continua. Il nostro potenziale offensivo è ancora inespresso. Una squadra come la nostra non può avere un bottino così misero. E in un momento positivo bisogna saper incidere ancora di più. Il Professionista con la P maiuscola in questi frangenti non si adatta, non si adagia, non si accontenta. Il nostro segreto è il lavoro di squadra. Per limitare gli avversari accorciamo sempre, non concediamo ripartenze e stando corti poi diventiamo produttivi in fase offensiva anche con centrocampisti e difensori. Abbiamo già utilizzato tre moduli diversi, proviamo tanti movimenti, i meccanismi sono studiati". 

    "Palacio è un grande professionista, un grande giocatore e una grande persona. A 35 anni è un esempio. Ha portato vitalità nuova, ama fare le cose per bene. E’ gustoso allenarlo. Poli può fare cinque o sei gol all’anno e sarebbe gratificante per lui e importante per la squadra. E vale anche per gli altri centrocampisti. Questi due anni sono stati intensi, belli, importanti, positivi. Club e squadra stanno evolvendo insieme, poi ci sono momenti positivi e negativi. Nel campionato scorso, ad esempio, potevamo fare meglio, ma non eravamo ancora maturi. Insegnare uno schema non è così complicato, ma per eseguirlo serve la capacità di soffrire. E non è semplice tirarla fuori perché si tratta di qualità innate: o le hai o non le hai. Destro ha grandissime potenzialità, ma deve ricordare il proverbio che dice: 'Aiutati che il ciel ti aiuta'. Ciascuno di noi deve fare in modo che le cose accadano. Destro deve mettermi in difficoltà". 

    "Non tornare ct dell'Italia è stata la scelta giusta? Allenare la Nazionale è l'ambizione più grande, ma scelsi di onorare l'impegno che avevo preso col Bologna. Perché non ho ancora avuto un'occasione in un grande club? Non mi pongo domande a cui non posso dare una risposta. Evito ogni cosa che sia perdita di tempo o di energia. Penso solo a fare il massimo. Se le valutazioni sono fatte su altre cose non dipende da me". 

    "Perché il Milan non ha mai pensato a me? Si vede che il Milan non mi ha mai ritenuto all'altezza o ha pensato che altri fossero meglio di me. La chiusura dell'era Berlusconi cosa mi ha lasciato dentro? Il pensiero che si sta invecchiando. E non è piacevole. Il lavoro di Sarri può essere paragonabile a Sacchi? Ci sono cose in cui si avvicinano. Hanno avuto entrambi illuminazioni importanti".

    "Cosa mi porto dentro delle esperienze da giocatore a New York e in Arabia Saudita? Tutto. A New York ho capito che nel calcio ci si poteva anche divertire. Al Milan c'erano troppe pressioni, in America ho riscoperto il gusto del gioco. Mi portavo la roba a casa e la lavavo, era un altro mondo e ci stavo bene. Presi casa nel New Jersey per comodità e per non essere circondato dal cemento. Vivevo Manhattan da turista. Ecco, se tornassi indietro resterei lì a giocare rifiutando la proposta del Milan anche se poi rientrando vinsi lo scudetto con Zaccheroni. In Arabia ho vissuto situazioni che non avrei potuto capire dai racconti altrui". 

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