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    Doping, mancanza di dolo e ipotesi rescissione: i prossimi passi di Pogba e la posizione della Juve

    Doping, mancanza di dolo e ipotesi rescissione: i prossimi passi di Pogba e la posizione della Juve

    • Gabriele Stragapede
    La notizia, nel corso della giornata di ieri, è arrivata immediatamente in quel della Continassa. La Juventus ha ricevuto l’informazione da parte della Procura antidoping che ha richiesto ben 4 anni di squalifica per Paul Pogba. Nessun fulmine a cielo sereno in casa bianconera. Nessuna novità. La news era nell’aria e la storia d’amore fra la Vecchia Signora e uno dei suoi amanti più intensi è destinata a bruciare e terminare, non appena verrà emessa una sentenza definitiva sul centrocampista francese. Nulla di nuovo, sino a qui. Ora ci sono da chiarire due strade, essenzialmente.

    RICHIESTI 4 ANNI DI SQUALIFICA PER POGBA

    IL CASO – Partiamo dal primo punto focale della situazione. Cosa succederà d’ora in poi nel caso dell’ex giocatore del Manchester United? Piccolo flashback: Pogba viene trovato positivo dopo un controllo effettuato al termine di Udinese-Juventus, match dello scorso 20 agosto. Le analisi – il cui esito viene confermato dalle controanalisi - rilevano come sostanza la Dhea (testosterone metaboliti) e Pogba viene sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping. Passano le settimane, i mesi, in questo caso. I legali del francese studiano il caso e preparano le memorie difensive, mentre la Procura studia la richiesta e la durata della squalifica.

    I PROSSIMI PASSI DI POGBA – E adesso? Innanzitutto, vanno chiarite le motivazioni della richiesta di 4 anni di squalifica. Non essendoci prove della mancanza di dolo, la pena minima da infliggere è quella che prevede l’allontanamento dai campi da gioco proprio per tale durata. Ci potrà essere un dimezzamento della squalifica, ma tutto dipenderà dagli avvocati di Pogba. Vitale, infatti (data l’assenza di una richiesta di patteggiamento), diventa dimostrare che l’assunzione di tali sostanze non sia stata dolosa (e dunque volontaria). In secondo luogo, il centrocampista bianconero proverà a convincere il giudice dell’esistenza di alcune attenuanti. Il Tribunale Nazionale Antidpoing (udienza prevista per metà gennaio) emetterà una sentenza e, successivamente, ci sarà la possibilità di appellarsi al Tas. Infine, l’ultima speranza (in caso di nuova conferma della squalifica o di una mancata riduzione della pena) sarà un ulteriore ricorso alla Corte Federale svizzera.

    LA SITUAZIONE ATTUALE – E la Juventus? In questo momento, come previsto dall’accordo collettivo, il giocatore non si sta allenando e non sta avendo alcun tipo di contatto con tutti gli altri tesserati bianconeri. Inoltre, il club di Torino ha sospeso lo stipendio di Pogba, relegandolo al minimo sindacale, pari a circa 2.000 euro netti al mese. Da qui in poi, il futuro dovrà essere attentamente valutato.

    LA POSIZIONE DELLA JUVE – La società bianconera, in tutto questo, attenderà la sentenza di primo grado (anche perché, come riporta La Gazzetta dello Sport, sino ad allora il club non potrà agire in alcun modo dal punto di vista legale). In base alla squalifica, ci sarà un confronto con l’entourage del transalpino per capire i prossimi passi. Il percorso verso una separazione – a meno di un’improbabile squalifica di pochi mesi – è ormai segnato, ma la Juventus deve comprendere con quali modalità, dato l’importante ingaggio che Pogba (sino al 2026) percepisce – pari a 9 milioni di euro netti a stagione -. La prima strada, dunque, porta verso una risoluzione consensuale del contratto (si dovranno valutare gli effetti del Decreto Crescita: in caso di risoluzione prima dei due anni, il club dovrebbe restituire i soldi risparmiati finora. Esiste, quindi, la possibilità che l’accordo venga preso solo a giugno), che permetterebbe alla Vecchia Signora di risparmiare intorno ai 30 milioni. Chiaro che, in questo senso, servirà un accordo con gli agenti di Pogba. In caso contrario, la società piemontese (vista l’estraneità alla vicenda da sempre dichiarata) potrà risolvere il rapporto unilateralmente rivolgendosi al collegio arbitrale, come previsto dagli articoli 9 e 11. L’attesa per gennaio comincia a farsi sentire.

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