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  • È la Juve di Allegri, lo è sempre stata

    È la Juve di Allegri, lo è sempre stata

    Lo Juventus Stadium è stato, ed è ancora, lo stadio di Antonio Conte. Sono diventati grandi insieme, i tifosi bianconeri anche in un'annata così ricca di polemiche lo hanno abbracciato e ringraziato prima, dopo e durante Italia-Inghilterra. Non perché ci fosse la Nazionale, non solo almeno. Ma perché era tornato Antonio Conte, colui che ha rifatto grande la Juve dopo anni di oblio. Punto, a capo.

    MAX PENSIERO - Ma nello Juventus Stadium, c'è la Juve di Max Allegri. E non ci sarà solo da stasera, non c'è solo da qualche mese o dopo l'avvento del rombo e della difesa a quattro, con la vittoria in Champions con l'Olympiacos a fare da spartiacque tattico. Che piaccia o meno, quella di questa stagione è una Juve targata Allegri fin dal suo arrivo. È stata la Juve di Allegri nella complicata estate, trascorsa a ricompattare tutti gli strappi del clamoroso divorzio con l'attuale commissario tecnico della Nazionale e a capire come gestire tutte quelle scorie fisiche e mentali di un triennio vissuto a mille all'ora e di un Mondiale duro da smaltire per la stragrande maggioranza del blocco juventino, non solo italiano. Per venirne fuori c'è voluta tutta l'intelligenza e la serenità di un allenatore arrivato a Torino sapendo di aver nulla perdere proprio perché circondato dallo scetticismo generale, colpa di un curriculum sufficientemente rossonero e viziato da un grande classico come la polemica sul gol di Muntari. È stata la Juve di Allegri fin dalla prima partita ufficiale, quando ha capito che non fosse necessario stravolgere l'assetto tattico per cambiare motore ad una macchina perfetta per l'Italia ma che aveva bisogno di qualcosa di diverso per ingranare in Europa, ma che soprattutto correva il serio rischio di fondere. Che scendesse in campo con il 3-5-2 o con il 4-3-1-2, era già chiaro a settembre come questa Juve fosse destinata ad essere uguale e allo stesso tempo completamente diversa da quella del triennio precedente: correre meno per correre meglio, non andare alla ricerca ossessiva del pallone ma tenerlo il più possibile perché se ce l'hai tu non ce l'hanno gli altri, e via così. È oggi la Juve di Allegri, lo è sempre stato. Ma da oggi si fa sul serio, da oggi per meriti acquisiti sul campo alla Juve di Allegri viene chiesto di arrivare in fondo non solo in campionato, magari sognando fino a Berlino. E della Juve di Conte non si parlerà forse più. Punto, di seguito...

    Nicola Balice


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