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  • Emozioni e classe, Modric vince la sfida dei 10 e spegne l'ennesimo sogno mondiale di Neymar

    Emozioni e classe, Modric vince la sfida dei 10 e spegne l'ennesimo sogno mondiale di Neymar

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    Era la sfida dei numeri 10. Modric e Neymar sono, da anni, considerati i leader tecnici ed emotivi di Croazia e Brasile e il verdetto di oggi ha dato l’ennesima conferma di come uno dei due si cali meglio dell’altro in questo ruolo, sia in nazionale che con i propri club: Modric vince tutto, o quasi, Neymar spesso fa tutto quello che può, ma quasi mai basta.

    FRA LIGA E CHAMPIONS - Nei tanti Clasicos che li hanno messi uno di fronte all’altro, il trequartista croato e il fantasista brasiliano erano sempre stati due fuoriclasse al servizio - e all’ombra - dei due più grandi calciatori della nostra epoca: Messi e Cristiano Ronaldo. Per diventare leader nei propri club, entrambi hanno dovuto staccarsi, allontanarsi dal proprio compagno-amico-fenomeno, uno andandosene, l’altro restando. Per Modric, la sliding door era stata l’addio di CR7 dal Real Madrid: a lui e Benzema spettava il compito di conservare e trasmettere ai nuovi lo stile merengue, quello delle tre Champions con Zidane, con l’obiettivo, poi raggiunto in questo 2022, di alzare nuovamente la Coppa dalle grandi orecchie. Per Neymar, invece, Messi era un amico fraterno, ma il Psg rappresentava l’opportunità della vita: tanti soldi sì, ma anche la possibilità di essere lui il leader indiscusso attorno al quale costruire una squadra (salvo poi complicarsi il tutto con l’arrivo, nella stessa finestra di mercato di Mbappé) da sogno per inseguire il sogno, ancora irrealizzato, della Champions League. Morale: Modric sì, Neymar no.

    LEADER INDISCUSSI IN PATRIA - In Nazionale, invece, il loro status non è mai stato messo in discussione. Luka era il numero 10 di un gruppo che, pur senza troppe pretese, si è ritrovato protagonista di due insperati ma meritatissimi exploit negli ultimi due Mondiali; il filo biancorosso che ha unito due generazioni di centrocampisti fenomenali, dal metronomo Rakitic al tuttocampista Kovacic. Neymar, invece, ha sempre avuto la pressione, giustificata dai suoi stessi numeri, dell’erede designato di Pelé, colui che avrebbe dovuto riportare finalmente la coppa del Mondo in Brasile, prima nel Mondiale di casa, poi in Qatar, a 20 anni esatti dall’ultima volta. Non ci è mai riuscito, più per l’inadeguatezza - tecnica nel 2014 e nel 2018, di personalità ed esperienza in questo 2022 - dei suoi compagni, che per colpe sue. Morale: Modric quasi, Neymar neanche lontanamente.

    ANCORA MODRIC - Quando si sono affrontati in una fase a eliminazione diretta di un grande torneo, che sia la Champions con Real e PSG o i Mondiali con Croazia e Brasile, a spuntarla è sempre stato Modric, quasi mai partendo da strafavorito. Anche oggi, il trentasettenne di Zara si è riscoperto leader umano di un grande gruppo, con ottime individualità, ma anche limiti tecnici in alcuni reparti, colmati però dalla volontà. Non ha segnato, né fornito assist, ha anche sbagliato tanto (21 palle perse) ma come sempre ha accompagnato gli altri 10 un campo, con la sua solita gestione della palla, ma anche della testa dei suoi compagni. Dal dischetto ha fatto il suo, pur divorato dalla paura di sbagliare, come testimonia la sua sofferta esultanza quando il pallone ha varcato la linea di porta. Neymar, invece, ha segnato, ci ha provato in tutti i modi a portare i suoi fino in fondo, ma anche oggi è stato tradito da un gruppo che non ha saputo reggere, ancora una volta, il peso delle aspettative, prima sul campo, poi dal dischetto, non dandogli nemmeno il tempo di calciare il suo di rigore, e di segnarlo come ha fatto il suo avversario di sempre. A fine partita è scoppiato nell'ennesimo pianto inconsolabile, che solo il figlio del Perisic è riuscito a mitigare, strappandogli un sorriso.

    Morale: anche oggi Modric sì, Neymar no, che è anche un po’ il sunto delle meravigliose carriere di questi fantastici numeri 10: uno, Modric, è arrivato relativamente tardi ai grandi palcoscenici, ma è diventato, coi suoi tempi, un campione duraturo, anche dopo il aver raggiunto il punto più alto della propria carriera, il Pallone d’Oro conquistato nel 2018; l’altro, da enfant prodige, il Pallone d’Oro non l’ha mai vinto e molto probabilmente resterà uno dei più grandi eterni incompiuti della storia di questo sport.

     
     

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