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  • Fabregas: ‘Avevo un’idea del calcio italiano poi ho visto Spalletti e Sarri’

    Fabregas: ‘Avevo un’idea del calcio italiano poi ho visto Spalletti e Sarri’

    Cesc Fabregas è tra le stelle della nostra Serie B. Il centrocampista spagnolo sta vivendo la sua prima stagione in Italia, con la maglia del Como. Si è raccontato in una lunga intervista a Sky Sport.

    CALCIO - “Avevo una idea vecchia del calcio italiano perché gli allenatori che avevo conosciuto avevano una mentalità difensiva, non venivano mai a fare la partita o a toglierci la palla. Spalletti e Sarri, tuttavia, hanno un’altra mentalità. Mi ricordo che un giorno, quando dovevamo giocare contro la Roma, Emerson e Rudiger mi confidarono: ‘Spalletti ci diceva che anche se eravamo pressati nel nostro angolo da due giocatori, se avessimo lanciato la palla lunga ci avrebbe messo in panchina’. Allora risposi: ‘Questo è il mio allenatore; questo è l’allenatore che fa per me. Io Sarri l’ho visto, l’ho vissuto e l’ho apprezzato mentre Spalletti me lo raccontarono altri. Per quanto riguarda Luciano, ora ho l’opportunità, giocando a Como, di vedere più da vicino quanto sta facendo a Napoli e riconosco che il calcio italiano sta crescendo anche sotto altri aspetti”.

    COMO - “Di Como mi piace il progetto, vedere l’allenatore, la squadra: tutto questo mi dà il fuoco dentro. Siamo stati a Perugia, mi sono divertito: quattro giorni, 17 ore di pullman, senza giocare, ma mi è piaciuto, sto con i miei compagni, imparo”.
     
    BARCELLONA - "Il Barcellona mi ha dato un'idea di come giocare a calcio. Ti fanno crescere l'intelligenza dentro un campo di calcio. Molta gente che cresce con questa idea di calcio migliora sempre le sue capacità. Tornare al Barcellona è stato bellissimo, per me e per la mia famiglia. Un momento speciale. Alla mia presentazione c'erano 35mila persone. Io sono stato sempre tifoso del Barça e tornare lì è stato un sogno".
     
    ARSENAL - "Quando sono andato all'Arsenal volevo andare in prima squadra ma sapevo che prima dovevo giocare con le giovanili e la squadra riserve. Già dal secondo mese però ero già in prima squadra. Non posso dire che ero il tipico ragazzo che aveva la nostalgia di casa: stavo giocando a calcio con l'Arsenal e stavo vivendo un sogno. Ho sempre avuto le idee chiare. Lavorare con Wenger è stato un grande piacere ma anche una grande fortuna. Mi ha dato tante possibilità e soprattutto coraggio che mi ha portato a un altro livello di competitività. Questo ha fatto sì che crescesse la mia consapevolezza crescesse sempre di più fino a sentirmi invincibile".
     

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