Calciomercato.com

  • Ferrero e Preziosi calpestano la passione dei tifosi: Sampdoria e Genoa sull'orlo del baratro

    Ferrero e Preziosi calpestano la passione dei tifosi: Sampdoria e Genoa sull'orlo del baratro

    • Renzo Parodi
    “Vattene!”. “Vattene!”. Anzi: “Andatevene tutti e due”. Per una strana e inedita congiunzione astrale, le due metà della mela calcistica genovese, storicamente avversarie, si trovano ora d’accordo nella sentenza senza appello. Tifosi genoani e tifosi sampdoriani hanno decretato il pollice verso ai rispettivi presidenti, Enrico Preziosi e Massimo Ferrero. La contestazione è già esplosa da tempo su entrambi i fronti. Le tifoserie organizzate e numerosi liberi pensatori non sopportano più e non credono più a personaggi che hanno sì mantenuto in serie A le due squadre (con un finale al cardiopalmo in questa stagione per il Genoa) ma hanno calpestato la passione e i sogni di decine di migliaia di appassionati. Sacrificati sull’altare delle plusvalenze di mercato. E di gestioni ciniche e senza prospettive di migliorare il ranking delle due squadre genovesi.

    Il Genoa ha evitato il capitombolo fatale difendendo il pareggio a Firenze e confidando nella vittoria dell’Inter sull’Empoli. Un epilogo comunque umiliante per un pubblico illuso la scorsa estate dalle consuete promesse del presidente Preziosi: “Faremo un campionato dignitoso. Costruirò un Genoa forte”. Il numero uno rossoblù doveva ancora farsi perdonare la vicenda della mancata Licenza Uefa. Stagione 2014/15, Gasperini condusse il Grifone al sesto posto e staccò il pass per l’Europa League. Senonché la società non aveva richiesto la licenza Uefa a causa di un bilancio zoppicante e ai limiti di guardia per debiti ed esposizioni varie. Ne beneficiò la Sampdoria terminata settima con Sinisa MIhajlovic in panchina. L’avventura europea blucerchiata - la squadra nel frattempo era stata affidata a Walter Zenga – terminò al primo turno, per mano dei volenterosi serbi del Vojvodina. Ma lo smacco in casa rossoblù restò cocente. E i tifosi se la legarono al dito. 

    Preziosi giurò che avrebbe rimediato, ricompensando i tifosi allestendo una squadra competitiva. Il Genoa,  affidato ancora a Gian Piero Gasperini, concluse la stagione successiva con un decoroso decimo posto. La gradinata Nord aveva contestato platealmente il tecnico, in rotta con la società, stanco di dover ricostruite la squadra non una ma due volte l’anno, perché Preziosi andava a caccia di plusvalenze sia sul mercato estivo che su quello invernale. El Sharaawy, Pavoletti, Rincon, Perotti, Iago Falque, Pellegri, Perin, Laxalt e infine Piatek sono alcuni del pezzi da novanta che negli ultimissimi anni hanno svestito la maglia rossoblù. Preziosi per sostituire il Gasp aveva puntato sull’ex giocatore rossoblù, il croato Ivan Juric, reduce dalle fortunate avventure con Mantova e Crotone. Esperimento fallito, Juric venne liquidato in corso d’opera e sostituito con Ballardini. Il Genoa tagliò il traguardo della salvezza ma da lì in poi affrontò un vero calvario.  A fine stagione Preziosi confermò Ballardini, controvoglia e per non scontarsi con la tifoseria che lo adorava. Ma questo dettaglio (!) lo confessò quando lo licenziò i tronco, ed è storia recente, dopo la sconfitta interna col Parma il 7 ottobre 2018. Allora il Genoa aveva 12 punti in classifica, era all’ottavo posto, con la gara col Milan da recuperare  e Piatek segnava a raffica. Il presidente richiamò Juric. Stupore e sgomento far i tifosi: Juric capitava in un momento terribile, il calendario assegnava al Genoa questa serie di match: Juventus, Udinese, Milan, Inter, Napoli e il derby con la Sampdoria. Juric raccolse tre punti ma Preziosi lo liquidò. Tornò Ballardini? Macché. Arrivò Prandelli e sembrava l’alba di un nuovo giorno. Il Genoa invece continuò a barcollare, perse il derby di ritorno, scivolò nel panico e soprattutto smise di fare gol. Ceduto al Milan Piatek a gennaio (aveva fatto 13 centri) Preziosi non aveva trovato un degno sostituto. Sanabria? Una stella subito spenta. Kouamé bravo ma un goleador (appena 4 gol) e  il vecchio campione, Goran  Pandev, dimenticato a lungo in panchina da Prandelli. L’epilogo è stato fausto, retrocessione evitata grazie agli scontri diretti con l’Empoli che ha giocato un gran bel calcio ed ha sfiorato l’impresa.

    Ma adesso? Prandelli è sotto contratto fino al giugno 2020 (come Juric) eppure quasi certamente saluterà. Non ha apprezzato l’esperienza genovese, troppo turbolenta sul fronte della tifoseria. Né  la società e neppure i tifosi hanno apprezzato lui, che non ha mai dato certezze tattiche e identità alla squadra. Semplici, Nicola e il francese Lamouchi i nomi dei candidati a prendere il suo posto. Comunque sarà rivoluzione, l’organico verrà rivoltato come un guanto e alleggerito. Il Genoa (bilancio al 31 dicembre 2018) ha pagato quasi 50 milioni di euro di ingaggi. Un’enormità per un club che ne ha incassati 43 dai diritti tv. In compenso ha realizzato poco meno di 49 milioni di plusvalenze.

    I conti del Genoa negli ultimi due-tre esercizi sono un po’ migliorati. Ma solo un po’, altro che “bilancio sanissimo” come dice in giro Preziosi. Per evitare il tracollo il presidente ha sacrificato prima il gioiellino Pellegri, ceduto al Monaco per 20 milioni, e a gennaio scorso Piatek, andato al Milan per 35 milioni più bonus. Il prossimo vitello grasso sacrificato sull’altare del bilancio sarà il forte difensore Romero, promesso alla Juve che verserà al Genoa una trentina di milioni.

    Basteranno per rifare una squadra che perde i pezzi e puntellare il bilancio? Nel dubbio i tifosi reclamano a gran voce la cessione della società. Una parola. I conti del Genoa non sono allettanti per un eventuale acquirente, tant’è vero che non se ne vedono all’orizzonte. La voce inglese di un interesse da parte di Andrea Raddrizzani, patron italiano del Leeds, è stata liquidata da Preziosi come “una bufala”. Il Joker si prepara alla sua tredicesima stagione in serie A nel turbine di una contestazione che si annuncia crescente. L’estate del Genoa sarà caldissima.

    Anche sul fronte della Sampdoria l’aria scotta. Al termine del match casalingo con la Juventus i gruppi organizzati della Gradinata Sud hanno espresso a gran voce la speranza nell’arrivo di Gianluca Vialli alla presidenza e messo per iscritto in un volantino durissimo la propria ostilità a Ferrero, invitato a togliere le tende per aver calpestato con dichiarazioni strampalate la storia della Sampdoria e aver offeso i sentimenti dei suoi tifosi. Atteggiamenti ricorrenti che naturalmente sono associati alle continue plusvalenze realizzate per tenere in piedi i conti, peraltro apparentemente in ottima salute. Nel giugno 2014, Ferrero ricevette in regalo la Sampdoria da Edoardo Garrone, anch’egli nel mirino della contestazione. Pressato dalla famiglia che lo invitava a disfarsi del club, Garrone jr. la regalò allo sconosciuto Ferrero, un uomo di cinema non proprio famosissimo, garantendo con fideiussioni bancarie le esposizioni debitorie della società. In cinque stagioni la Sampdoria di Ferrero si è destreggiata fra cessioni importanti (una per tutte: 42 milioni dalla Roma per Schick, pagato 5) e decorosi risultati sportivi. Il migliore, il settimo posto della stagione 2014/15 con Mihajlovic, poi due decimi, un sedicesimo (con Zenga e poi Montella in panchina) e il nono posto di quest’anno con Giampaolo. Il tecnico ha chiarito di essere disposto a restare (ha ancora un anno di contratto) purché la società alzi l’asticella. Tradotto: basta vendere i migliori, provare a rafforzare davvero l’organico. Ferrero non può farlo, non avendo liquidi da investire (in Sampdoria non ha mai messo un euro) e sta cercando di convincere Giampaolo a restare. Quasi escluso, le offerte non gli mancheranno (le romane, il Milan, il Bologna) e lui attende che si muova il domino delle panchine per dare a Ferrero la risposta definitiva.

    Nel frattempo infuriano le polemiche attorno alla trattative per la cessione della società. Da quasi un anno va avanti il confronto con il gruppo Vialli, finanziato dai patron di due fondi di investimento, Capital di Jamie Dinan e Pamplona di Alex Knaster: I due entrerebbero però con capitali privati. Il grande ex Gianluca Vialli sarebbe il presidente. L’offerta: 50 milioni cash, altri 20 legati ai risultati sportivi e l’accollo dei circa 30 milioni di debiti virtuosi legati ai mutui contratti col Credito Sportivo per la ristrutturazione del Centro Sportivo di Bogliasco e i futuri investimenti sullo stadio Luigi Ferraris, in società col Genoa. Ferrero la scorsa settimana si è precipitato a New York nel tentativo di strappare qualche milione in più e ha proposto a Dinan di cedergli la maggioranza azionaria, restando presidente. Ovviamente ha ricevuto la porta in faccia ed è rientrato in Italia con la coda fra le gambe.

    Oltretutto il suo blitz americano ha indispettito l’altra cordata in lizza, che stava conducendo la due diligence sui conti del club. Il fondo inglese Aquilor per conto di alcuni investitori – tra i quali il principe saudita di sangue reale Abdullah Al Saud – indispettito dal doppio binario battuto da Ferrero, ha congelato le trattative e si è ritirato. Ferrero quindi ora è solo di fronte alla contestazione dei tifosi. Deve risolvere la grana-Giampaolo (Pioli in pole per sostituirlo), tenere a bada la gente e progettare un futuro che per lui potrebbe comunque essere di breve respiro. Come? Naturalmente seguendo la consueta strada delle plusvalenze. Andersen e Praet i candidati a lasciare la Sampdoria, il primo piace al Tottenham, il secondo all’Arsenal. E poi? E poi si salvi chi può…

    Altre Notizie