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  • 'Filosofia del Subbuteo', libro imperdibile per gli amanti del calcio da tavolo. E non solo...

    'Filosofia del Subbuteo', libro imperdibile per gli amanti del calcio da tavolo. E non solo...

    Spiegare ai lettori di Calciomercato.com cosa sia il Subbuteo sarebbe come spiegare agli appassionati di tattiche militari cosa siano i soldatini, quindi soprassediamo. Non soprassediamo invece su un gustoso libro sull’argomento, da poco uscito: Filosofia del Subbuteo, scritto da Paolo Dellachà e dato alle stampe dal melangolo (che va scritto così, mi raccomando, con l’iniziale minuscola) lo scorso 26 agosto (126 pp., 10 euro).

    Il libro è imperdibile anzitutto per gli amanti del calcio da tavolo, a prescindere dal grado di confidenza col gioco. Perché se i subbuteisti di vaglia troveranno una puntualissima disamina storica e tecnica del Subbuteo, chi anche solo abbia dato qualche colpo di unghia in gioventù (è il caso di chi sta redigendo questa breve recensione) verrà inghiottito in un vortice di nostalgia acuta.

    Acuta ma mai leziosa, sia ben chiaro. Perché da un lato, come scrive Dellachà nelle battute iniziali, “Javier Marías ha scritto che il calcio è un recupero settimanale dell’infanzia. Se avesse ragione, parlando di Subbuteo l’affermazione dovrebbe essere doppiamente vera” (p. 8).

    Ma dall’altro l’autore è assai bravo, anche in virtù di una scrittura rigorosa e di un’ironia affilata, a tenersi sempre al riparo dai luoghi comuni che incombono sul Subbuteo: uno tra tutti, l’esaltazione di un gioco antico e slow contro la frenesia dei videogiochi (dei quali l’autore fa semmai un’onesta e intelligente lode).

    L’ironia, dicevamo. Che interviene sovente, come perfetto contraltare di un agile manuale che spicca per precisione documentale e serietà dell’approccio (e proprio sulla serietà dell’approccio al gioco, in età prima infantile e poi adulta, l’autore dedica uno dei passaggi più illuminanti del libro). Ma stavamo parlando dell’ironia, che l’autore dissemina con un’amabile finta svagatezza. Come ad esempio a p. 69, dove leggiamo: “Ci sono due contesti in cui il tempo si dilata e si comprime in modo vorticoso e inafferrabile: i film di Cristopher Nolan e gli incontri di Subbuteo”.

    Il volume è inoltre contrappuntato da sei godibilissimi interludi, che distolgono il lettore dalla dimensione teorica e lo proiettano in episodi di vita vissuta, o meglio di vita giocata sul panno verde. Come a ricordarci che non stiamo leggendo nulla di astratto, bensì qualcosa che ha una declinazione vera, viva, vivida (se così non fosse, non si sarebbe mai arrivati a episodi di giocatori che, fuor di metafora, mangiano il pallone da Subbuteo dopo una sconfitta: non invento nulla, ce lo racconta Dellachà nel libro, pp. 59-60).

    Infine. Siamo davvero sicuri che Filosofia del Subbuteo sia un manuale? Sì ma non solo. Il volumetto è anche un lucido ragionamento su virtù e limiti della dimensione ludica, sul dialogo tra le generazioni (sia in senso genealogico che in senso personale, ossia come dialettica tra le varie età di una medesima vita), e sulle attività che si basano sulla cosiddetta automotivazione, o motivazione intrinseca. Sulle attività, cioè, che consumano il proprio senso nel solo essere svolte, nella passione con cui vi si dedica. Mica poco, in un’epoca in cui sembra vietato fare qualcosa che non produca un guadagno economico, sociale o almeno psicologico.

    Ed è poi il motivo per cui Filosofia del Subbuteo di Paolo Dellachà risulterà una lettura molto gradevole anche per chi ignora cosa sia il calcio da tavolo.
     
    di Claudio Bagnasco (autore di Runningsofia. Filosofia della corsa
     

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