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  • Dodò a CM: 'Italiano come De Zerbi, io supereroe della Fiorentina. Ma l'Ucraina resta una ferita aperta'

    Dodò a CM: 'Italiano come De Zerbi, io supereroe della Fiorentina. Ma l'Ucraina resta una ferita aperta'

    • Filippo Caroli
    Dopo un inizio di stagione difficile per lui ma per tutta la squadra, Dodò si sta ritagliando uno spazio sempre più importante nelle Fiorentina di Vincenzo Italiano. E il rendimento delle ultime settimane ha fatto ricredere tutti gli scettici sul profilo del brasiliano. Dodò si sta imponendo come uno degli esterni bassi più interessanti del nostro campionato, anche grazie al lavoro fatto da De Zerbi su di lui ai tempi dello Shakhtar. Temi che abbiamo voluto trattare in prima persona con lui in un'intervista rilasciata in esclusiva a Calciomercato.com

    Ciao Dodò, partirei dalla fine, dalle ultime sette gare in cui avete solo vinto
    "Siamo tutti in fiducia, tutta la squadra. Lavoriamo tanto, il mister ci ha sempre detto che bisogna lavorare bene per giocare bene. Penso che tutta la squadra ha capito l’idea del mister e ora siamo felici. Giochiamo bene e vinciamo spesso. Adesso aprile sarà un mese di tutte finali, e questo sarà una motivazione ulteriore."

    La stagione però è iniziata con più di un inciampo. Qual è stata la svolta?
    "Dopo il mondiale in Qatar ci siamo detti con di dover tornare forti, perché non potevamo sbagliare. Dovevamo dare di più, tutti. Adesso stiamo facendo bene, e possiamo dare ancora di più, io ma anche tutti i miei compagni"

    Prima del Qatar sembravate aver trovato fiducia, la sosta forse vi ha un po’ frenato, quella di adesso avrà lo stesso effetto o vi permette di riposare per ripartire più forte?
    "Questo riposo può farci bene perché abbiamo giocato tanto. Sabato andremo a San Siro per fare una grande partita."

    Facciamo un passo indietro agli inizi della tua carriera, ci racconti che realtà è lo Shakhtar?
    "Sono andato via dal Brasile a 18 anni. Lo Shakhtar mi ha dato tutto. Grazie a loro sono diventato un calciatore di grande livello. Ho giocato la Champions e l’Europa League. Ho giocato insieme a giocatori come Srna, Taison, Fred, Mudryk… È una squadra che mi ha reso felice. E mi spiace che viva un momento difficile"

    E in Ucraina ti ha allenato anche De Zerbi, lo vedi simile a Vincenzo Italiano?
    "Sono due tecnici simili. Con De Zerbi sono stato solo sei mesi ma ho capito che è un grande allenatore e ha fatto grandissime cose allo Shakhtar nonostante il poco tempo. Ha cambiato la mentalità di tutti i calciatori. Ha portato una mentalità forte. La stessa che ci ha portato Italiano alla Fiorentina. È uno che parla sempre coi calciatori. Vuole gente forte con la testa, cosa che permette di dare il meglio in campo. E infatti ora giochiamo benissimo. Io ho fatto una grande stagione lo scorso anno. Ora possiamo addirittura portarci a casa due trofei. Dobbiamo lavorare tantissimo per riuscirci in questo finale di stagione"

    Allo Shakhtar purtroppo hai dovuto vivere una realtà tremenda come quella della guerra…
    "Quando è scoppiata la guerra la mia famiglia era in Brasile. Nel periodo invernale facciamo sempre una sorta di seconda preparazione che dura circa un mese e la facciamo fuori dall’Ucraina perché è molto freddo là. Dopo un mese, siamo tornati a Kiev e la mia famiglia sarebbe dovuta tornare con me. Ma già impazzavano le voci di una possibile invasione da parte della Russia e la mia compagna ha preferito aspettare per capire la situazione. Il giorno dopo che me lo disse è scoppiata la guerra. Lei è stata molto male per questo. Per me, da una parte, è stato più facile, perché la mia famiglia era lontana, per fortuna. Ma avevo in testa anche la situazione di tutti i miei compagni e degli altri giocatori, che avevano le famiglie insieme a loro, e questo ha reso le cose più difficili anche per me. Sono andato via dall’Ucraina, ma ci penso sempre. A Firenze ho portato anche la mia domestica, e lei ha tutta la famiglia a Kiev, e ogni giorno mi racconta dei bombardamenti. È una brutta situazione, prego Dio ogni giorno perché tutti stiano bene"

    Parliamo sempre di guerra come un qualcosa di estremamente lontano, che non può toccarci. Cosa passa nella testa di un uomo e di un calciatore quando ce l’hai davanti agli occhi?
    "È difficile, io ho passato lì 5 anni e non si è mai smesso di parlare di tensioni fra Russia ed Ucraina, una situazione molto brutta. Sono persone che hanno cultura simile e che parano la stessa lingua. Non lo so, è molto difficile per me parlarne…"

    Parliamo di cose più felici: la tua avventura alla Fiorentina, che però forse non è iniziata come avresti voluto
    "Ho vissuto un inizio difficile, sette mesi senza giocare ovviamente sono tanti. In Brasile mi sono allenato, sì, ma sempre da solo, con un coach personale, e non è la stessa cosa di allenarsi con una squadra. Sono arrivato in Serie A, un campionato pieno di giocatori di livello, iniziare al loro stesso pari era molto difficile. Me lo sono chiesto a volte. Mi dicevo: ‘Com’è possibile? Allo Shakhtar giocavo bene, perché non sono riuscito a rendere allo stesso modo?’. Ho parlato con la mia compagna e i miei agenti e tutti mi hanno detto di star tranquillo e che il mio momento sarebbe arrivato. Così è stato e sono felicissimo"

    Una curiosità, prima che la Fiorentina potesse tesserarti hai vissuto per qualche giorno a Milano, giusto?
    "Mia moglie aveva il pancione. E negli ultimi giorni di gravidanza non avrebbe potuto viaggiare in aereo. Quindi ho proposto di partire una settimana prima per l’Italia, volevamo che mio figlio nascesse a Firenze. Siamo stati a Milano e ne abbiamo approfittato per goderci la città, per lei era la prima volta in Italia"

    Nonostante un inizio traballante, hai fatto una gara strepitosa annullando Kvaratskhelia contro il Napoli. Ce la racconti?
    "Ho una mentalità piuttosto forte. Allo Shakhtar ho giocato contro il Real e dovevo marcare Vinicius Jr. Ho marcato Sterling contro il City e Perisic contro l’Inter. Quando scendo in campo contro queste squadre cerco sempre di dare il massimo per la squadra. Quella partita me la ricordo bene, ho fatto veramente una grande gara, e lo stesso posso dire del match successivo con la Juve"

    Mi sembra che tu abbia variato un po’ il modo di intendere il tuo ruolo, adesso vieni molto più verso il centro del campo
    "I sei mesi con De Zerbi sono stati utilissimi. Lui mi ha visto e mi ha detto che giocavo troppo sulla linea laterale e uscivo spesso dal gioco. A lui serviva che il terzino giocasse sia dentro al campo che sull’esterno. Ho lavorato tanto per imparare questo fondamentale e devo dire che mi piace tanto venire più verso il centro del campo cercando di essere un valore aggiunto per la mia squadra."

    Nonostante tu sia molto giovane sei il calciatore viola con più esperienza europea, cerchi di trasferirla ai compagni?
    "Sì, anche a quelli più giovani che vengono dalla primavera, cerco di far loro capire che è fondamentale avere una mentalità giusta per arrivare in prima squadra. La primavera è molto diversa dalla serie A."

    Siamo quasi ad aprile e siete in corsa su tutto. A Firenze un trofeo manca da una vita, può essere l’anno buono?
    "Sicuramente può esserlo, nello spogliatoio siamo tutti dello stesso ordine d’idee. A fine anno vogliamo regalare ai nostri tifosi un trofeo."

    Sabato sfiderete l’Inter
    "Dobbiamo andare a San Siro a fare una gara diversa da quella che giocammo all’andata. Con la fiducia che abbiamo possiamo andare lassù a vincere."

    Sul petto hai un tatuaggio bellissimo a tema Batman. Sei un fan del cavaliere oscuro?
    "In Brasile da piccolo guardavo sempre un cartone animato di Batman in casa. Ma non è l’unico supereroe che mi sono tatuato. Ho anche Thor, Ironman… Quindi non solo DC, ho anche tutta la Marvel praticamente (ride, ndr)"

    Sei ancora giovane, che ambizioni hai per il futuro? La Fiorentina può essere l’ambiente giusto per coltivare i tuoi sogni?
    "Prima di arrivar qua ho parlato con la dirigenza e ho capito che in questa squadra sarei potuto crescere tantissimo, e non solo nel rendimento. La Serie A per me è il miglior campionato al mondo, insieme alla Premier. Per me essere qui è un sogno."

    E da qui a cinque anni che traguardi speri di raggiungere?
    "Spero di vincere più trofei possibili con la Fiorentina e arrivare anche in nazionale, dato che ho giocato solo nelle selezioni giovanili. Il mio sogno è quello di vincere il Mondiale con il verdeoro addosso e, un giorno, anche una Champions League"

    Pensi di poterti ritagliare un bello spazio anche in nazionale?
    "Sì, al 100%. Giocare per il mio paese sarebbe il massimo. E poi mi piacerebbe tantissimo giocare con Neymar, dato che non ci ho mai giocato neppure in Brasile."
     

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