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  • Frosinone, Kone a CM: 'Stavo perdendo una gamba, ora sogno la Champions'

    Frosinone, Kone a CM: 'Stavo perdendo una gamba, ora sogno la Champions'

    • Francesco Guerrieri
    "Sono arrivato a casa mo, ho appena finito gli allenamenti". Accento romano inconfondibile per Ben Kone, centrocampista classe 2000 del Frosinone che in estate l'ha preso dal Torino in prestito con diritto di riscatto e controriscatto. Nato in Costa d'Avorio e in Italia da otto anni, è concentrato sul presente per un futuro da protagonista in Serie A. E pensare che tutto è nato da un messaggio su Facebook: "Ero alla Vigor Perconti (società dilettantistica romana, ndr), mi avevano contattato molti agenti tra i quali alcuni anche meno seri - racconta Kone nella nostra intervista - Così mia madre ha contattato su Facebook il procuratore Paolo Paloni, che già mi aveva cercato in passato, chiedendogli se era interessato a gestire i miei interessi".

    Quant'è stato importante per la tua crescita?
    "Molto, perché mi ha convinto a staccarmi da mia madre che vive a Roma. Era il 2017, io avevo fatto l'Arco di Trento con la Lazio e volevo giocare lì; lui mi disse di accettare il Torino per andare a vivere lontano, da solo, e crescere come uomo".

    Il giorno di Natale del 2015 sei arrivato in Italia dalla Costa d'Avorio.
    "Un giorno che non dimenticherò mai, ero contentissimo. Il mio primo pensiero era quello di superare il prima possibile un problema che mi stava per far perdere la gamba sinistra".

    Cos'è successo?
    "Mentre giocavo con gli amici in Costa d'Avorio ho preso una botta che mi ha causato un problema all'osso e mi sono dovuto ingessare. Ero nervoso per la situazione e dopo un po' non ce la facevo più, così un martedì sera con l'aiuto dei miei cugini ho distrutto il gesso con un piccolo martello. Quando sono arrivato in ospedale mi hanno detto che avevo un'infezione e se fossi rimasto un altro giorno con il gesso mi avrebbero dovuto amputare la gamba. Io non sapevo tutto questo, il gesso l'ho rotto solo perché ero stanco di tenerlo". 

    Per fortuna, allora.
    "Eh sì. Quel giorno dall'Italia arrivò mia mamma con medicinali presi in Italia dove era andata cinque anni prima di noi, aveva trovato un lavoro da badante per provare a darci un lavoro migliore. Io e mia sorella siamo stati cinque anni senza vedere nostra madre".

    Come inizia la tua carriera?
    "Nella Vigor Perconti, dopo essermi allenato al Certosa che non potema tesserarmi perché non avevo il permesso di soggiorno. Alla Vigor ho giocato con Parisi, all'epoca faceva la mezz'ala ma già si vedeva che aveva qualcosa in più".

    Che tipo era?
    "Un comico, faceva battute e scherzi a tutti. E quando toccava a me me la prendevo anche, all'epoca ero permaloso. Ricordo quando parlava in napoletano stretto insieme ad altri campani che erano lì in convitto". 

    Ottobre 2021, Napoli-Torino: debutto in Serie A. Che ricordi hai?
    "E' un'emozione che auguro a ogni ragazzo. Durante il riscaldamento Linetty aveva un problema e Juric mi ha detto di prepararmi, poi ha recuperato e sono andato in panchina. Durante la partita però si è fatto male Mandragora, così sono entrato io. Quando Juric mi ha chiamato in panchina mi guardavo intorno pensando che ce l'avesse con qualccun'altro".

    E invece...
    "Il Maradona non è proprio lo stadio ideale per debuttare, c'era un clima pazzesco. Davanti a me tra l'altro avevo Anguissa. Ci ho messo qualche minuto a realizzare cosa stesse succedendo, poi però mi sono concentrato solo sulla partita". 

    Chi era il giocatore che ti aiutava di più?
    "Tutti quelli più esperti: da Belotti a Rincon, passando per Lukic e Rodriguez. Mi dicevano di giocare semplice, di non incartarmi e di rimanere sereno".

    Nel 2019 un brutto infortunio ha rovinato il tuo prestito al Cosenza.
    "Era il primo anno tra i grandi, nel momento in cui ho iniziato a giocare mi sono rotto il legamento crociato. E' stata dura, ma mi sono rialzato. L'ho sempre fatto, anche se ogni tanto è capitato di buttarmi giù; poi mi rimbocco le maniche e riparto. Come successo anche quest'anno". 

    Spiegaci.
    "Ero partito bene, poi ho subito la frattura del quinto metatarso e sono rimasto fuori per tre mesi. Rientro e quando recupero in pieno arriva uno stiramento al polpaccio e devo rifermarmi. Ora sono fuori da un mese, ma sono quasi pronto per tornare a disposizione".

    Chi ti è stato vicino in questo periodo?
    "Devo ringraziare tutti i tifosi che non mi hanno mai abbandonato, ma anche i compagni, il mister e la dirigenza. In momenti difficili sentire il calore degli altri serve per andare avanti". 

    Il Frosinone corre sempre più avanti, verso la Serie A.
    "Speriamo bene, vediamo che succede partita dopo partita. Da inizio stagione stiamo ragionando una gara alla volta, l'allenatore ci ha sempre detto di non pensare a lungo termine". 

    Che rapporto hai con Grosso?
    "E' molto esigente, se dai il 100% a lui non basta mai. Devi comunque fare qualcosa di più. Ma è positivo, perché così ci aiuta a tirare fuori il meglio".

    Ogni tanto qualche complimento arriva?
    "A volte sì, ma sempre pronto a chiederti di più. Ora mi chiede di tornare il prima possibile".

    Come ti senti?
    "Io sto bene, ma purtroppo bisogna rispettare i tempi dei muscoli altrimenti la situazione peggiora".

    Ci racconti un aneddoto con il mister?
    "Ce ne sarebbero tanti... Nello spogliatoio lo prendiamo in giro quando dice sempre 'LA partita', evidenziando l'articolo mentre parla. E lui se la ride. E' un tipo alla mano".

    E il giocatore che fa più scherzi nello spogliatoio?
    "E' Lucioni. Se ti sono spariti gli scarpini o trovi i lacci legati puoi stare sicuro che è stato lui".

    Quant'è importante la sua esperienza per voi giovani?
    "Fondamentale, perché con i suoi consigli e i suoi insegnamenti noi giovani riusciamo ad andare al di là dei nostri limiti".

    A cosa rinunceresti per la promozione col Frosinone?
    "A qualsiasi cosa. Si parla della mia carriera, della possibilità di scrivere un pezzo di storia di questo club".

    Grosso ti parla mai del Mondiale del 2006?
    "Noi ogni tanto gli mandiamo una gif di Whatsapp nella quale si vede il suo rigore decisivo, ma lui non ne ha mai parlato".

    Sogno nel cassetto?
    "Arrivare il più in alto possibile. La Champions, il mio sogno è giocare la Champions".

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