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Genoa, ecco perché Labbadia ha cambiato idea: i nomi per la panchina e le voci su Berlusconi

Genoa, ecco perché Labbadia ha cambiato idea: i nomi per la panchina e le voci su Berlusconi

  • Renzo Parodi
"Mancato accordo sulle condizioni economiche del contratto e divergenze sulla conduzione del mercato di gennaio", sussurrano i muri di Villa Rostan, la sede del Genoa cfc. Raccontano la versione ufficiosa della notizia-bomba: Bruno Labbadia, tecnico in pectore del Vecchio Grifone e successore del defenestrato Andriy Shevchenko, atteso in città domani per la firma, ha cambiato repentinamente idea. Non sarà il nuovo allenatore del Genoa. Le ragioni verosimilmente sono assai meno nette di quelle diplomaticamente fatte filtrare dall'ambiente della società rossoblù. Labbadia non se l'è sentita di affrontare l'avventura genovese alla guida di una squadra alla deriva, imprigionata al penultimo posto in classifica e reduce dalla rovinosa sconfitta di Firenze. 

Il general manager del Genoa, Johannes Spors in serata farà un estremo tentativo per convincerlo a venire a Genova. Le probabilità di successo sono al lumicino, del resto che senso avrebbe arruolare un tecnico che non è convinto del progetto. Raccontano che Labbadia, 56 anni, tecnico tedesco di origini italiane (la famiglia era emigrata a metà degli anni 50 dalla provincia di lattina nel land dell'Assia) avesse già in tasca il biglietto aereo con destinazione Genova. Dove sarebbe dovuto sbarcare martedì mattina. Purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) la sconcertante debacle del Genoa a Firenze – un 6-0 tennistico che ha lasciato pesanti strascichi, di classifica e sul morale di calciatori e tifosi – gli ha consigliato di chiamarsi fuori. Troppo rischioso affrontare l'avventura italiana alla guida di una squadra con una classifica e non proprio compromessa – mancano ancora 16 partite alla fine del campionato – però certamente in condizioni molto critiche. Per salvarsi occorre un'impresa, tradotto in cifre mettere in casella non meno di 25 punti. Meglio rinunciare. La telefonata di Labbadia al general manager rossoblù, il tedesco Johannes Spors che aveva avviato contatti con lui subito dopo la sconfitta casalinga del Genoa contro lo Spezia, ha spezzato il sogno. 

E adesso tutto ritorna in alto mare. Leninianamente la domanda è: "Che fare?". Bisogna virare seccamente di bordo e pescare altrove. Già, ma dove? Spors aveva puntato su Labbadia in omaggio alla strategia societaria dettata dalla nuova proprietà americana, la 777 Partners, decisa a riportare il Genoa a una dimensione meno asfittica e provinciale di quella nella quale era sprofondato sotto la gestione di Enrico Preziosi. A costo di gettare tutte le fiches rimaste su un allenatore che non conosce direttamente il nostro calcio, costretto ad un ambientamento velocissimo e senza margini possibili di errore. Lo stesso era accaduto con Andriy Shervchenko, subentrato alla metà di novembre a Davide Ballardini e incappato in uno sconfortate filotto di sconfitte: sei in appena nove gare e licenziato con imperdonabile ritardo, soltanto una settimana dopo l'ennesima batosta, la sconfitta casalinga contro lo Spezia del 9 gennaio scorso. 

Spors aveva allora prenotato Labbadia, non c'era stato tempo per chiudere l'accordo e a Firenze in panchina si era seduto Bubu Konko, stimato tecnico dell'under 17 rossoblù. L'incolpevole Konko ha così assistito impotente alla devastante cavalcata della Fiorentina e ai sei gol inflitti a un Genoa allo sbando. Ora si torna alla casella di partenza in questo avvilente gioco dell'oca. Conoscendo le idee di grandeur dei soci di 77 Partners, condivise in pieno da Spors, non è affatto escluso che per la panchina si peschi ancora all'estero. La decisione verrà presa ad horas, sabato al Ferraris arriva l'Udinese sarà l'ennesimo spareggio-salvezza di una stagione tribolatissima. 

Per gli amanti delle statistiche: nelle 22 gare di campionato disputate finora dal Genoa appena 12 sono stati i punti messi in classifica, media gara 0,54 punti. La gestione Ballardini in 13 gare aveva raccolto 9 punti (media gara 0,69) mentre la breve era Shevchenko aveva procurato la miseria di tre punti (frutto di altrettanti pareggi con Udinese, Atalanta e Sassuolo), alla media gara di 0,39 punti. Comunque li si giri, i conti proprio non tornano e dunque l'ennesimo colpo di timore diventa inevitabile. E urgentissimo. 

Spors potrebbe scegliere la soluzione indigena, riabilitando Rolando Maran, già sotto contratto col Genoa fino a giugno, oppure puntare sull'ex rossoblù Davide Nicola, già seduto sulla panchina del Genoa nel 2020, quando gli riuscì l'impresa di portarlo alla salvezza all'ultima giornata di campionato. Nicola aveva sostituito a gennaio l'attuale tecnico dello Spezia, Thiago Motta, trovando la squadra ultima in classifica con 11 punti dopo 17 partite. Nessuna chance per Davide Ballardini, anche lui legato al Genoa fino a giugno. Richiamarlo per la quinta volta avrebbe il sapore di una beffa. Per lui e per la società. In giornata è stato effettuato un sondaggio per Gennaro Gattuso. Chiunque si scelga per la panchina a Vllla Rostan fanno voti affinché Shevchenko trovi rapidamente una nuova casa, magari al Benfica (che però smentisce), dopo che è sfumata l'ipotesi Polonia. Il contratto dell'ucraino ex Milan e del suo staff "pesa" 2,5 milioni di euro a stagione e durerebbe fino al 2024. Dunque varrebbe una "botta" attorno ai 10 milioni, tasse comprese. 

La stagione del Genoa era iniziata tra fuochi di artificio e promesse di riscatto. Si era chiusa la quasi ventennale era Preziosi nel giubilo dei tifosi genoani, in grandissima maggioranza ostili al re dei giocattoli. I nuovi avevano esordito con proclami altisonanti ("Abbiamo un'idea di fare calcio totalmente diversa da quella che abbiamo trovato qui") che avevano fatto sognare i tifosi. Un attivismo spinto e a tutto campo da parte dei nuovi manager guidati da Andrés Blasquez. Attivamente impegnati in una serie di incontri istituzionali per far conoscere il loro progetto di calcio. 

Calcio ma non solo. Al sindaco di Genova, Marco Bucci e al presidente della Regione, Giovanni Toti, 777 Partners aveva illustrato il progetto di ristrutturazione dello stadio Ferraris (in accordo con la Sampdoria)
e una serie di ipotesi di progetti immobiliari a Genova e in regione. Quel mattone che piace tanto agli amministratori del centrodestra che governano la città capoluogo e la regione. Molto, troppo clamore per una città che non ama lo "sciato" (ovvero l'ostentazione) e fa dell'understatement di marca britannica la cifra delle relazioni politiche, sociali e industriali. Un eccesso di "ubrys", insomma di presunzione, da parte dei nuovi proprietari del club più antico d'Italia, difetto che a Genova non viene facilmente perdonato. 

Gli americani di 777 Partners spaziano dalle assicurazioni alle compagnie aeree, passando per l’immobiliare attraversando lo sport e il calcio in particolare (avevano messo un piede nel Siviglia, provocando la dura reazione dei tifosi andalusi, con tanto di coda giudiziaria tuttora in corso) fino al leisure (ossia al divertimento nelle sue varie declinazioni). Hanno ovviamente un approccio metodologico all'americana. Investono principalmente denaro di altri finanziatori internazionali. Quei soldi come in ogni investimento devono fruttare altri soldi. 

A proposito, sarebbe interessante conoscere tutti i nomi dei finanziatori che hanno puntato sul Genoa. 777 Partners è principalmente un collettore di denaro e le voci che si rincorrono senza peraltro trovare conferme puntano sui nomi di Galliani e quindi di Berlusconi. Indizi? La nomina alla presidenza del professor Alberto Zangrillo, primario di anestesiologia del San Raffaele di Milano, medico personale di Silvio Berlusconi. Anche l'avvento, ancorché effimero, di Shevchenko era stato letto come una traccia dell'interesse per il Genoa da parte dell'ex patron del Milan. Rilevato il Monza in Serie B, il Cavaliere tiene gli occhi aperti a 360 gradi sul pallone che rotola. Proprio come piace ai manager di 777 Partners. Pettegolezzi? Chissà. 
 

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