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  • Genoa,  Criscito saluta il calcio davanti alla sua gente: l'addio del capitano che visse tre volte

    Genoa, Criscito saluta il calcio davanti alla sua gente: l'addio del capitano che visse tre volte

    • Marco Tripodi
    Il 1 giugno 1997, dopo aver giocato la sua ultima partita, Franco Baresi si presentò ai microfoni dei giornalisti per congedarsi dal calcio giocato: "Un calciatore muore due volte" disse con gli occhi gonfi di lacrime la bandiera del Milan. Una metafora forte, forse un po’ troppo, che tuttavia sintetizzava perfettamente le estreme sensazioni provate da chi sapeva che quella corsa dietro a un pallone iniziata da bambino e che pareva infinita era in realtà giunta al capolinea.

    Chissà se questa sera Mimmo Criscito, che quel giorno di anni ne aveva appena 10 e che probabilmente il discorso dell'ex capitano della Nazionale neppure lo ascoltò, proverà le stesse emozioni nel calcare per l'ultima volta un campo da calcio. Del resto quel caldo giorno di fine primavera il futuro numero 4 del Genoa era ancora un bambino e gli idoli della Serie A erano per lui personaggi mitologici incontrati solo sulle pagine arricchiate di un album di figurine. Il suo percorso di calciatore era però già iniziato nei pulcini dello Sporting Volla, squadra dell’hinterland napoletano, anche se sarà soltanto cinque anni più tardi che il suo sogno comincerà ad assumere contorni concreti. Merito di una vecchia bandiera del club più antico d'Italia, Claudio Onofri, che ne scovò il talento non comune tra centinaia di ragazzini accorsi a un provino collettivo. Tempo di fare le valige e per il giovane Mimmo inizierà un lungo romanzo il cui ultimo capitolo verrà scritto questa sera. Un romanzo che ha per protagonista una bandiera da 290 partite giocate con il Grifone sul petto. Sesto giocatore di sempre per numero di presenze negli annali del club più antico d'Italia.

    Chissà se nei suoi sogni di bambino l’atto conclusivo della sua vita da giocatore Mimmo se l'era immaginato così. Festeggiato principale nel mezzo di una grande festa di popolo. Attore protagonista di una recita corale da vivere tra la sua gente con addosso quei colori che, seppur intervallati da sfumature differenti, da un quarto di secolo sono per lui quasi una seconda pelle. Perchè aldilà delle celebrazioni per il ritorno in Serie A del Grifone, malgrado i preannunciati sfottò nei confronti dei meno fortunati cugini sampdoriani, destinati alla retrocessione e forse anche a qualcosa di peggio, il vero one man show della notte di Marassi questa sera non potrà che essere lui. Lui che in prima squadra debuttò a soli sedici anni, attirando subito le attenzioni della Juventus, di cui accetterà la corte. La tresca con Madama non andrà tuttavia come sperato, inducendo Criscito a riprendere il suo percorso da capo. Molti videro in questo atto un passo indietro nelle ambizioni di un giovane e promettente giocatore che forse così forte non era. Ma i fatti zittirono le critiche. Rivestirsi di rossoblù fu la scelte migliore che Mimmo potesse fare. Tornato nella sua casa calcistica il guaglione di Cercola contribuì all’epopea del Genoa di Gasperini, riportandolo in Europa, e guadagnandosi anche la maglia azzurra. Il suo rapporto in Nazionale finì in modo burrascoso e ingeneroso all’alba di Euro 2012 per via di una triste vicenda di cui sembrava colpevole e che invece si rivelerà essere suo malgrado vittima. A consolarlo c’era comunque sempre e solo il Grifone.

    Un Grifone salutato tre volte nel corso di una carriera lunga e gloriosa, ma sempre riabbracciato. Anche a costo di rinunciare a offerte a cui molti colleghi non avrebbero saputo dire di no. Come quando, terminato il settennato dorato in quel di San Pietroburgo, declinò le proposte di Napoli e Inter pur di tornare a Genova. Scelse il cuore Mimmo, non il portafoglio o la bacheca. Troppo forte il richiamo di quel popolo che da prima di tutti in Italia vive e respira calcio. Troppo grande la tentazione di chiudere il cerchio tornando laddove tutto era cominciato. Un cerchio che ha rischiato di spezzarsi nel modo peggiore esattamente un anno fa. Il rigore calciato sui guanti di Audero nel recupero del derby che condannò il Genoa alla retrocessione e la seguente trasvolata oceanica del capitano, destinazione Toronto, sembravano dover rappresentare il triste epilogo di una storia scritta da un sadico romanziere. Solo che quell'addio tale non era. E il romanziere sadico non lo era affatto. Come accaduto in precedenza ancora una volta Mimmo tornò sui suoi passi. Munito di gomma e matita decise di riscrivere in prima persona quel finale che non gli piaceva, aggiungendo le pagine che aveva sognato fin da quando il pallone era ancora un’icona da contemplare su un album. Un finale che stasera, dopo quasi un quarto di secolo, conoscerà nella sfida con il Bari le sue ultime righe.

    Soltanto in campo però perché la storia d'amore tra Criscito e il Genoa è tutt'altro che finita. Nelle stanze dei bottoni di Villa Rostan da tempo ci sono una poltrona e una scrivania con impressi nome e cognome dell'ex capitano. Perché non tutte le storie d'amore finiscono. Poche, le più belle e fortunate, continuano a lungo. Regalando una seconda vita a chi pensa di aver perduto la prima.

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