Genoa, Olivera:| 'Mi scarico con la boxe'
Un cuore d’oro incastonato in muscoli di acciaio. Sarà per questo che Ruben Olivera non conosce tramonto, nella hit-parade dei giocatori più benvoluti nello spogliatoio. E’ sempre in testa. “Dite? Credo di essere una persona semplice, che porta rispetto a tutti e tutti tratta allo stesso modo. Forse, se è vero, è per questo. Ci sta che quelli che non mi conoscono, però, abbiano di me un’immagine diversa”. Fuori i secondi. Sospettavate che dietro quella montagna, si nascondesse un animo gentile? Uno che si schiera naturalmente dalla parte dei più deboli e che, senza farlo sapere in giro, aiuta il prossimo e non chiude gli occhi davanti a chi tende la mano. Ruben Olivera è fatto così. Prendere o lasciare. Pieno di tatuaggi, eravamo rimasti a dodici “aggiornare, prego: ne ho fatti altri due di recente”. E pronto a salire sul ring del campionato, per combattere insieme al Grifone.
La fisionomia di Ruben Olivera ricorda, per vaga somiglianza, quella del boxeur Marvin Hagler, The Marvelous. Uno che ha preso a pugni un destino difficile ed è salito agli onori del mondo dando corpo alle sue speranze di riscatto. 67 match in carriera, di cui 62 vinti (52 per ko), 3 persi e 2 pareggiati. Jab dopo jab, gong dopo gong. “Ho iniziato tre anni fa ad allenarmi in palestra e tirare di boxe, ma solo quando è estate e ritorno a casa in Uruguay. La boxe mi appassiona ed è, come si dice, una nobile arte. E’ un modo per scaricarmi, i miei sono soltanto allenamenti e senza alcuna pretesa agonistica. Con l’attività di calciatore, sarebbe incompatibile fare sul serio. Il pezzo forte? Sicuramente il gancio”. Chiusa la parentesi versione polisportiva, Ruben si gode il ritorno in squadra. “Finalmente sono rientrato. Guardiamo avanti e sappiamo che, per centrare l’obiettivo, dipende tutto da noi. Non è poco”.
