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  • Genoamania: è tardi per sognare, non per rimpiangere

    Genoamania: è tardi per sognare, non per rimpiangere

    • Marco Tripodi
    14 punti in 7 partite, porta chiusa da quattro incontri, sei lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione e un bomber che nell’ultimo mese ha segnato più di tutti in Serie A. Il Genoa del Ballardini-quater è una macchina quasi perfetta, in grado viaggiare a ritmi da zona Champions League.
     
    Il Grifone che saluta gennaio concedendosi una salutare passeggiata in riva allo Ionio appare talmente lontano da quello che l’ha preceduto da far risultare molto difficile anche solo ipotizzare una lontana parentela tra la squadra prenatalizia e quella attuale. I meriti di questa repentina metamorfosi, inevitabilmente, non possono che essere di Davide Ballardini, il Re Mida in grado di trasformare in oro zecchino anche lo stagno più scadente.
    Il solito miracolo compiuto dal Vate di Ravenna che, seppur sia soltanto a metà di un’opera ancora tutta da modellare, continua a confermarsi indispensabile come l’ossigeno per il cronico malato rossoblù.
     
    Intendiamoci, la meta stagionale è e resterà ancora molto lontana ed è onestamente impensabile pronosticare che questa media-punti possa essere confermata anche nei prossimi 7 incontri, il che significherebbe salvezza quasi matematica già prima della fine dell’inverno. Troppe le incognite e gli ostacoli da affrontare, tra i quali uno dei più insidiosi è rappresentato dal cullarsi sugli allori pensando di avere già chiuso il gatto dentro al sacco. Però è legittimo, dopo tanto sangue amaro, che i tifosi del Vecchio Balordo possano per una volta se non sognare quanto meno respirare a pieni polmoni l’aria della zona mediana della classifica e programmarsi una primavera più serena e tranquilla delle ultime quattro.
     
    Assieme ai sogni di gloria emergono tuttavia anche i rimpianti di chi prova ad immaginarsi un Ballardini alle redini del Grifo fin da inizio stagione. Dove sarebbe oggi il Genoa se DB fosse arrivato già ad agosto? O addirittura, spingendosi anche più oltre, come sarebbero state le ultime stagioni rossoblù se Enrico Preziosi non avesse defenestrato in malo modo il taumaturgo romagnolo? Impossibile saperlo. Eppure tutte queste considerazioni e congiutture non possono non far sorgere il magone in gola a chi ha il cuore che pompa sangue rosso e blu. Perché se il tempo per sognare non è sufficiente, quello per i rimpianti non scade mai. 
     

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