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    Giuntoli: 'Riportiamo la Juve all'altezza di Allegri. Ecco perché non è arrivato Lukaku, su Pogba e Berardi...'

    Giuntoli: 'Riportiamo la Juve all'altezza di Allegri. Ecco perché non è arrivato Lukaku, su Pogba e Berardi...'

    "Allegri il punto di riferimento, dobbiamo portare la squadra alla sua altezza: lo spirito dei giovani per tornare in Champions". Cristiano Giuntoli racconta la sua prima Juventus. Il football director bianconero ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica: "Sul mercato abbiamo perso giocatori di esperienza, ma confermato Rabiot, riscattato Milik, inserito Weah e Cambiaso per andare nella direzione che abbiamo indicato". 

    LUKAKU - "C'era l'offerta del Chelsea per Vlahovic. Noi non volevamo cedere Dusan, ma davanti a certi numeri avremmo accettato. Il Chelsea non è mai arrivato a quella cifra e lo scambio non si è fatto". 

    POGBA - "Aspettiamo le controanalisi e decideremo il da farsi insieme al suo management. Irritazione per come si è gestito dal suo ritorno? Penso solo a quanto ci manca in campo, non ci piangiamo addosso e guardiamo avanti. Con chi sostituirlo? Faremo un punto a Natale, prima vogliamo capire cosa possono darci i giocatori che abbiamo. Poi, se ci saranno occasioni le coglieremo". 

    BERARDI - "E' un calciatore bravo e capace ma ora, ripeto, vogliamo capire quanto valiamo noi. La squadra è molto diversa da un anno fa. Ha un deficit di esperienza ma un ritmo più intenso. Allegri e lo staff volevano già proporre qualcosa di nuovo. Ora con l'abbassamento dell'età media è una necessità: corri di più, aumenta la voglia di fare, ma non puoi più lucrare sulla malizia. Il mister è il primo ad averlo capito". 

    PROGETTO CHAMPIONS - "Qui mi sento a casa. In un momento di grande crisi del calcio italiano, c'è bisogno di fare di necessità virtù. Inseguire la sostenibilità, creare un meccanismo di autosussistenza in cui puoi spendere in base a ciò che incassi. Abbassare il monte ingaggi e l'età media, avere più giovani che possano crescere nel club e costituire un valore. In più, creare un ambiente che guardi non solo al risultato ma alla prestazione. Vincere è la cosa più importante, ma se vogliamo crescere dobbiamo analizzare le prestazioni, e questo richiede tempo. Quanto? Ragioniamo sulla media distanza, ma porre un termine significa anche creare un limite, e i limiti sono per i mediocri. C'è un programma preciso condiviso dall'ad Scanavino, da Allegri, da me e da Manna: tornare in Champions. Ci serve anche per avere una vetrina in cui far crescere i nostri giovani, perché devono potersi confrontare con i più bravi in Europa. Per il nostro obiettivo dichiarato le rivali sono Atalanta, Fiorentina, Lazio, Roma. Poi ci sono Napoli, Milan e Inter che sono avanti rispetto a noi, perché il loro progetto è partito molto prima". 

    OSI & KVARA - "La Next Gen è fondamentale per abbassare ingaggi ed età media. Penso a Huijsen o Yldiz che sono stabilmente in prima squadra e poi vanno a giocare con passione in Serie C. Ma anche a Illing-Junior, Soulé, Barrenechea, De Winter: un patrimonio emerso in questi anni. Le seconde squadre costano, ma l'investimento torna moltiplicato e infatti gli altri club ci stanno pensando. E poi, questo ci aiuta a creare il senso di appartenenza nei giovani, elemento fondamentale perché la proprietà della Juventus appartiene alla stessa famiglia da 100 anni : è incredibile e indossare questa maglia è un privilegio. Quando non hai più soldi degli altri, la differenza lo fa lo spirito. Quanto allo scouting, ho trovato qui grandi professionalità. Oggi nel calcio tutti sanno tutto, è difficile battere sul tempo gli altri e fare affari a costi contenuti. Io a Napoli ho colto delle coincidenze: senza la guerra non avrei preso Kvara a quel prezzo, senza lo stop per la pandemia forse Osimhen avrebbe fatto 30 gol in Francia e sarebbe finito in Premier". 

    METODO GIUNTOLI - "Non mi piace il termine. Solo sono uno che lavora tanto, che sta attento al rapporto con allenatori, staff, calciatori, agenti. Amo stare dietro le quinte e parlare poco. Il calcio non è da one man show, solo tutti insieme possiamo riportare la Juve dove merita. Io sono uno che aggrega". 

    ALLEGRI - "Prima che arrivassi dicevano e scrivevano che il nostro rapporto era complicato, ma non è così. Allegri è la punta di diamante del club, un grande riferimento in questa delicata fase di passaggio. Lui è partito dall'Aglianese, proprio la squadra del mio paese, pensa il destino, ed è arrivato due volte in finale di Champions. Siamo noi che dobbiamo portare la Juve al suo livello. L'allenatore è il mestiere più difficile del mondo, è un uomo solo, con tutto il peso sulle spalle. Io ho sempre protetto i miei tecnici: cerco di capire come ragionano per potermi confrontare con loro e aiutarli. Sono un dirigente che aiuta l'allenatore". 

    MAGNANELLI - "Nello staff ci sono persone come Aldo Dolcetti, scienziato del calcio, Marco Landucci, Simone Padoin, solo per fare alcuni nomi. Magnanelli ha sostituito Bianco portando delle idee interessanti, indubbiamente, ma chi detta le linee guida è Allegri". 
     

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