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  • Grecia: PM chiede il carcere per i leader di Alba Dorata

    Grecia: PM chiede il carcere per i leader di Alba Dorata

    • Roberto Petrucci
    Sono a tutti noti i fatti che hanno coinvolto il dibattito sociopolitico della Grecia in queste settimane, che ha portato a diversi scontri ad Atene, proprio nei momenti in cui il tribunale si esprimeva di contro all’organizzazione neofascista. Per non parlare dei vili strascichi rinvenuti qui in Italia, hanno riacceso le (quasi per nulla) sopite vecchie ruggini, con vecchi nostalgici a difendere l’organizzazione criminale fascista, facendola passare per martire e vittima di un sistema giudiziario corrotto.

    Con un passo indietro è doveroso ricordare i reati per cui Alba Dorata è ritenuta colpevole e, come detto sopra, organizzazione criminale. La Corte ha stabilito la colpevolezza di Alba Dorata in diversi reati, in particolare l’omicidio nel 2013 del rapper antifascista Pavlos Fyssas, quello del pakistano Sahzat Luckman, sempre nel 2013, nonché l’aggressione ai pescatori egiziani nel 2012 e ai sindacalisti comunisti nel 2013. Il processo di Alba Dorata è considerato uno dei più importanti nella storia politica della Grecia per clamore mediatico, per lunghezza (5 anni) ma anche e forse soprattutto per essere, ad oggi, l’unica nazione a ritenere “criminali” i neofascisti.

    Eppure c’è stato un tempo, dal 2012 al 2015 per la precisione, in cui Alba Dorata occupava il terzo posto dei partiti più votati, occupava quindi le sue poltrone all’interno del parlamento greco, padre di tutti i parlamenti del mondo. Ebbene c’è stato questo tempo qui, tempo in cui il fascismo dilagava prepotente in tutta Europa, trovando talvolta nuove fortune in quei contesti in cui il tessuto sociale, così caro alla democrazia, veniva meno: economia precaria, disoccupazione e austerity tre tra i tanti motivi.

    Un tempo che sembra al tramonto, con la logica a prevalere sul risentimento e la giustizia sull’ingiustizia. Ad essere onesti il declino di Alba Dorata iniziava nello stesso momento in cui faceva ingresso nel parlamento ellenico: un assioma, più che un’ipotesi. La caduta rapida, rovinosa e inarrestabile è stata provocata dalla stessa dirigenza, con a capo Michaloliakos, il quale non ha mai compreso una verità molto semplice: un partito, legale e istituzionalizzato, non può agire al di fuori e al di sopra della legge.

    Le ronde contro il degrado e la criminalità assumevano la forma di “caccia all’immigrato” al di là dell’appartenenza effettiva o meno delle vittime a delle bande. I deputati eletti si rendevano protagonisti di attacchi fisici contro i colleghi e altri gesti eclatanti screditavano l’immagine del partito anche presso gli stessi elettori. Dulcis in fundo la lotta contro la sinistra radicale è stata spostata dalle scuole alle piazze, toccando periodicamente dei nuovi picchi di violenza. Ed è in quest’ultimo ambito che si originava la fine del fenomeno Alba Dorata: il 18 settembre 2013 alcuni militanti del partito uccidono a coltellate il rapper antifascista Pavlos Fyssas, in arte Killah P, provocando un’ondata di sdegno a livello nazionale che ha delle ripercussioni legali immediate.

    Oltre allo spirito ed alle pratiche nazifasciste, Alba Dorata si distingueva per le finte iniziative culturali “per tornare ad essere orgogliosi di essere greci” e per le già citate ronde nei quartieri più pericolosi, con l’obiettivo di ripristinare l’ordine. Non fa notizia ancora oggi il dato elettorale per cui un poliziotto su due votò per la realtà fascista, sia che per la naturale inclinazione della categoria verso le realtà di destra, sia pure per le suddette ronde che “toglievano le castagne dal fuoco agli addetti ai lavori”.

    Oggi il Pm greco ha chiesto 13 anni di reclusione per i leader del partito neonazista Alba Dorata, condannati la scorsa settimana per “guida di un’organizzazione criminale” Il procuratore Adamantia Economou ha sostenuto questa sentenza per il leader Nikos Michaloliakos ed altri sei esponenti del partito tra cui spicca il nome l’eurodeputato Ioannis Lagos.

    Lunedì il tribunale penale di Atene ha respinto ogni circostanza attenuante che potrebbe alleviare le pene inflitte ai leader del partito neonazista. Dopo cinque anni e mezzo di udienze, la scorsa settimana la giustizia ha qualificato all’unanimità il partito paramilitare come “organizzazione criminale”, verdetto definito “storico” dal presidente della Repubblica e da un’intera frangia della classe politica greca.

    La mamma della democrazia dopo 5 anni ha avuto la sua giustizia. Alba Dorata è reato.

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