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  • Higuain-Bonucci casi troppo diversi ma di questi arbitri non ne possiamo più

    Higuain-Bonucci casi troppo diversi ma di questi arbitri non ne possiamo più

    • Stefano Agresti
    In queste ore abbiamo ascoltato e letto tante volte uno strano paragone: le proteste di Higuain in Udinese-Napoli confrontate con quelle di Bonucci in Toro-Juve. Il parallelo lo ha fatto Sarri e c'è perfino chi ha sostenuto che si usano due pesi e due misure, perché il bianconero non è stato espulso. Attenzione, perché rischiamo di cadere in confusione: i due casi sono profondamente diversi, anzi non c'entrano quasi nulla uno con l'altro.

    Higuain non è stato cacciato dal campo per le sue plateali proteste, ma per quel falletto di reazione su Felipe: da lì è nata la contestazione dell'argentino a Irrati. Bonucci, al contrario, ha avuto un atteggiamento aggressivo con Rizzoli senza che fosse stato preso alcun provvedimento nei suoi confronti, bensì per opporsi a una decisione dell'arbitro. Insomma: la reazione di Higuain è stata scatenata dalla frustrazione dell'espulsione, quando ormai tutto era perduto; il comportamento minaccioso di Bonucci era volto a condizionare il direttore di gara. Effetto riuscito, peraltro: Rizzoli, l'arbitro che qualcuno continua a spacciare come il migliore al mondo, s'è spaventato e gli ha dato retta. Fatto sta che le due situazioni non hanno punti in comune, se non le proteste.

    Arriviamo poi a parlare delle quattro giornate che, in queste ore, verranno affibbiate a Higuain, secondo quanto anticipato dalla Gazzetta dello Sport e poi verificato da altri colleghi. Non vogliamo entrare nel merito della serietà di un Giudice sportivo che, di fronte al caso forse più importante dell'anno, anticipa le sentenze di ventiquattro ore. Ci limitiamo a osservare che: 1) la prima ammonizione di Higuain è stata determinata da una protesta plateale, ma giusta (non c'era il fuorigioco che gli viene fischiato); 2) la seconda ammonizione in base al regolamento ci può anche stare, ma è un falletto di reazione a una provocazione di Felipe, situazione che viene perdonata otto volte su dieci. Irrati invece è inflessibile in tutto, così come lo era stato in occasione dei due rigori concessi all'Udinese (netto il primo, meno il secondo, che si poteva concedere ma anche no). Solo dopo tutto questo Higuain perde la testa: sbaglia, ci mancherebbe, però vogliamo concedergli almeno tutte le attenuanti?

    In queste ore si sta dipingendo Higuain come una specie di mostro e Irrati come un sant'uomo il quale - bontà sua - non ha infierito su Gonzalo, scrivendo nel referto che l'ha spinto in modo lieve: non avesse usato quel termine, avrebbe preso dieci giornate. Ora: ve l'immaginate l'argentino che viene squalificato per dieci giornate per un episodio del genere? E chi entra per spaccare le gambe, e a volte ci riesce, viene forse radiato? La verità è che in questo nostro strano calcio sempre più povero e fiacco c'è solo una casta che era e rimane intoccabile: quella degli arbitri. I quali vogliono essere protagonisti a ogni costo (e quale modo migliore se non colpire l'attaccante che ha segnato il doppio di tutti gli altri?) e ci prendono in giro sostenendo che aspirano esattamente al contrario, a essere invisibili. Invece noi li vediamo benissimo, purtroppo: sono scarsi e anche permalosi.

    Ah, dimenticavamo: in rigoroso stile italiano, immaginiamo che a Higuain in appello verrà tolta una giornata, da quattro a tre, e che di conseguenza giocherà contro la Roma. Il solito pateracchio, insomma. Perché combinano disastri e non hanno nemmeno il coraggio di andare fino in fondo.

    @steagresti
     

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