Calciomercato.com

  • I 40 anni di un capitano: Stefano Mauri tra cadute e risalite

    I 40 anni di un capitano: Stefano Mauri tra cadute e risalite

    • Alessandro Catanzaro
    Oggi spegne 40 candeline Stefano Mauri, un lombardo divenuto simbolo di lazialità. Dieci stagioni e mezzo, 303 presenze e 47 gol con la maglia biancoceleste per il centrocampista brianzolo, ma soprattutto quella Coppa Italia alzata al cielo dell’Olimpico da capitano, il 26 maggio 2013 dopo il vittorioso derby con la Roma.

    Una storia, quella di Mauri (giocatore di grande intelligenza tattica e preciso negli inserimenti), ricca anche di momenti bui. Come quel 28 maggio del 2012, giorno in cui, in seguito a una delle tante inchieste calcioscommesse che hanno caratterizzato questo Paese, viene arrestato e condotto in custodia cautelare nel carcere di Cremona. Ci rimarrà nove giorni, più altri dieci agli arresti domiciliari. “Un’esperienza che mi ha segnato profondamente”, come ammetterà in seguito. È in questo periodo che si concentrano gli eventi più significativi della storia del Mauri uomo prima ancora che calciatore: la già menzionata Coppa Italia, di sicuro la più indelebile per tutti i tifosi laziali; la squalifica di 6 mesi comminata dalla giustizia sportiva, per omessa denuncia del tentativo di combine di Lazio-Genoa del 14 maggio 2011 (laddove la procura federale aveva chiesto per lui 4 anni e 6 mesi). Infine, il rientro in campo proprio da dove aveva lasciato, nel derby, il 9 febbraio 2014: un nuovo inizio che forse ha parzialmente lenito anche il dolore per la scomparsa, avvenuta due mesi prima, del padre Pietro, colui che lo avviò da bambino al mondo del pallone.

    Nonostante il lutto, la squalifica e le battaglie giudiziarie (nel corso delle quali lui si è sempre proclamato innocente), il rendimento di Mauri in campo non è calato, anzi. Addirittura nel 2014-15 conclude la stagione con il record di marcature, 9, decisive per il raggiungimento del terzo posto da parte della sua Lazio. Stefano Mauri appende gli scarpini al chiodo nel 2017, non alla Lazio bensì al Brescia, squadra in cui aveva già giocato in gioventù insieme a Roberto Baggio. A richiamarlo era stato l’amico Christian Brocchi, attuale allenatore del Monza, la città in cui Mauri è nato.

    Dallo scorso luglio i problemi con la giustizia sono diventati acqua passata: i reati che venivano attribuiti a Mauri, insieme ad altri calciatori, sono caduti in prescrizione, come dichiarato dal tribunale di Bologna. In attesa di un possibile rientro da protagonista nel mondo del calcio (in primavera erano addirittura circolate voci, poi smentite, di un suo ingresso nella dirigenza della Lazio come vice-Tare), Mauri si diverte a fare l’opinionista a Radiosei. La sua lazialità è sempre intatta, tanto che, solo pochi giorni fa, si è reso protagonista di un divertente battibecco con il romanista Henrik Mkhitaryan, che in un’intervista aveva definito la Lazio “la seconda squadra della capitale”. “Avranno sbagliato la traduzione”, la sua pungente risposta.

    Altre Notizie