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  • Jacobelli, storie di mercato: quando Conte chiese Robben. Jovetic e la maglia di Del Piero, pesante come il piombo

    Jacobelli, storie di mercato: quando Conte chiese Robben. Jovetic e la maglia di Del Piero, pesante come il piombo

    Il mercato impazza, deborda, calamita le attenzioni oggi più che mai, non conosce né stagioni né chiusre. Dalla sentenza Bosman in poi (e sono trascorsi già diciotto anni), ogni momento è buono per fare affari, allacciare contatti, impostare trattative, soffiare un giocatore alla concorrenza, cacciare bufale o prendere bidoni. Dovunque e comunque. Sabato sera, ad esempio, la tribuna d'onore di Wembley ospitava fra gli altri Agnelli, De Laurentiis, Galliani, Conte, Paratici e un battaglione di operatori di mercato, italiani e stranieri. Tutti lì per la finale di Champions League, ma, soprattutto, per fare mercato.

    L'UOMO DEL GIORNO. E' Arjen Roben, 29 anni, olandese, finalmente decisivo in una finale. Lui ha sfatato la maledizione che aveva visto il Bayern perdere nel 2010 contro l'Inter e nel 2012 contro il Chelsea. Lui è stato il primo giocatore chiesto da Conte nel 2011 quando si è seduto sulla panchina della Juve. Conte lo vorrebbe più che mai anche ora, ma teme si tratti di un sogno destinato a rimanere tale: Robben costa almeno 30 milioni di euro, guadagna 6 milioni di euro netti a stagione, premi esclusi e, per il momento, non si muove dalla Baviera. Il contratto scade nel 2015. Molto dipenderà da Guardiola e dal suo gioco che non predilige l'impiego di esterni modello Robben e Ribery. A meno che Pep non cambi idea.

    IL CASO DEL GIORNO. O meglio, il triangolo del Diavolo: Allegri-Berlusconi-Galliani. Il primo, sotto cotratto sino al 30 giugno 2014, non è mai piaciuto al secondo che vorrrebbe tanto farlo fuori per prendere Seedorf, giocatore tuttora in attivià con il Botafogo e con un altro anno di contratto, sprovvisto di patentino e di alcuna esperienza da allenatore. Il terzo difende il primo, gli ha fatto da scudo umano per tutta la stagione, è convitno di riuscire a convincere l'ex premier a fare un psso indietro. Intanto, la squadra e i tifosi si sono schiersti con Allegri. Così, il MIlan non ha fatto manco in tempo a festeggiare il terzo posto in classifica che si è ritrovato ostaggio di questa situazione surreale, mentre Barbara Berlusconi, erede designata di Re Silvio in Via Turati scalda i muscoli e si prepara allo scontro finale con Galliani, che da 27 anni è il fedelissimo esecutore degli ordini del presidente onorario. In orbita di rientro in Via Turati c'è Paolo Maldini, una leggenda troppo ingombrante per Galliani. Occhio, perchè il bello deve ancora venire: giovedì ad Arcore, la cena delle beffe. O della rappacificazione.

    IL COLPO DEL GIORNO. Neymar al Barcellona, un altro asso brasiiano che diventa blaugrana vent'anno dopo Romario, dieci anni dopo Ronaldinho. Contratto di cinque anni per il fenomeno sudamericano che guadagnrà 7,5 miliono di euro netti a stagione; 25 milioni al Santos, 15 milioni alla società Dis che possiede il 40% el cartellino e 5 milioni alla società Teisa, detentrice del 5%. Complimenti a tutti.

    IL CLUB NELLA BUFERA. E' l'Inter: Mazzarri è l'allenatore n.19 in 18 anni di presidenza di Massimo Moratti che, soltanto otto giorni fa, proclamava pubblicamente la conferma di Stramaccioni. Ha cambiato idea, ha esonerato il più giovane tecnico della serie A, si è affidato all'ex napoletano che De Laurentiis ha congedato senza troppi complimenti ("Mazzarri? Coi soldi non salvi un matrimonio. Se una donna vuole andare a letto con un altro, non puoi farci nulla. Benitez mi pisce perchè ha le palle". Prosaico, colleonico, ma efficace). 

    Stramaccioni ha pagato per tutti. In realtà è il meno colpevole del disastro Inter che, paradossalmente, affonda le radici nell'indimenticabile 2010 (Coppa Italia, scudetto e Champions League firmate Mourinho, Supercoppa di Lega e mondiale per club, by Benitez). L'astronomico prolungamento di alcuni contratti degli Eroi morattiani; l'addio di Mourinho e la disperata quanto vana ricerca di un suo clone; il siluramento di Oriali per dare carta bianca a Branca che quest'anno ha azzeccato solo Handanovic e ha sbagliato tutto il resto; il mancato acquisto del vice Milito e l'inopinata cessione di Livaja all'Atalanta, quando il croato avrebbe fatto molto comodo a Stramaccioni; la svalutazione di Sneijder, svenduto in Turchia; la cessione di Coutinho al Liverpool dove,naturalmente, è diventato subito un intoccabile. Potremmo andare avanti a oltranza. Mazzarri riparte da Andreolli, Laxalt, Icardi, Campagnaro e Botta che però si è rotto il crociato e il menisco e sarà disponibile soltanto in ottobre. In realtà, Moratti dovrebbe fare tabula rasa in società, ma è difficile proceda in tal senso e i motivi li conosce solo lui.

    L'AFFARE PIU' ANNUNCIATO. Si chiama Stevan Jovetic, 23 anni, alla Fiorentina dal 2008, juventino mancato nel 2012. Lo diventerà fra poco, in cambio di 30 milioni o meno milioni ma con Matri, Marrone e/o Quagliarella. Per allettare ulteriormente Jovetic, i campioni d'Italia sono pronti a consegnargli anche la maglia n.10 di Alessandro Del Piero, il grande non invitato alla festa scudetto dei bianconeri. Che Dio la mandi buona a Jovetic: quella maglia gli peserà come il piombo. Insieme con Llorente, preso a parametro zero, dalla Spagna potrebbe arrivare Higuain: intesa raggiunta con il giocatore, ma da raggiungere con il Real che vuole 30 milioni. La Juve, al massimo arriva a ventidue.  A Madrid sono convinti che si metteranno d'accordo. Sullo sfondo, si agita Tevez. Comunque celga, la Juve sceglierà bene.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

     

     

     

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