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  • Il Cagliari come l'Atalanta, è da prime cinque: finalmente una mentalità europea, ma c'è un'incognita

    Il Cagliari come l'Atalanta, è da prime cinque: finalmente una mentalità europea, ma c'è un'incognita

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il mio amico Massimo Fiandrino, grande statistico piemontese, di origini sarde per parte di madre, mi ha regalato alcune perle a proposito della straordinaria stagione del Cagliari attualmente terzo in serie A e, dunque, assolutamente papabile per una qualificazione europea. Partiamo da quella più fresca e meno esplorata. Contro la Fiorentina, per la prima volta nella sua storia, la squadra sarda ha mandato a segno cinque marcatori diversi nella stessa gara: Rog, Pisacane, Simeone, Joao Pedro, Nainggolan. Questo significa che l’allenatore Rolando Maran ha fatto del collettivo il suo punto di forza. Detto che, in un gioco come il calcio dovrebbe essere ovvio, va ricordato che il Cagliari è praticamente senza il suo centravanti titolare (Pavoletti) dall’inizio della stagione (presumibilmente ne sarà privo fino alla conclusione), mentre il calciatore che ha segnato di più è Joao Pedro (sei reti), seguito da Simeone (quattro). Ma le ventitré reti realizzate sono distribuite tra più elementi, compresi i panchinari come Oliva.

    Non è infrequente far notare come le vittorie nelle dodici partite iniziali della stagione siano sette. Le stesse che in serie A il Cagliari aveva realizzato nelle dodici gare del campionato 19697/0, la stagione dello scudetto conquistato dalla squadra di Riva e Scopigno. Sono passati cinquant’anni e, con una buona dose di certezza, posso affermare che un secondo scudetto in terra sarda non ci sarà. Sia perché la concorrenza oggi è più agguerrita di allora, sia perchè il disatcco dalla coppia di testa (Juventus e Inter) è rispettivamente di otto e sette punti. Tuttavia se c’è da dire che il Cagliari dello scudetto, nelle vittorie iniziali, è stato avvicinato, ma non battuto (8 su 12 partite), bisogna ribadire due concetti. 

    Il primo: questo Cagliari era a zero punti dopo i primi 180 minuti. Il secondo: il Cagliari attuale è la squadra che ha fatto più punti (dieci) rispetto ad una stagione fa. E’ per questo che è giusto affibbiargli il titolo di rivelazione assoluta del campionato. Se, come ho scritto, il Cagliari non riuscirà certo a vincere lo scudetto, è sicuramente in grado di raggiungerà un posto in classifica che determini la qualificazione europea. Champions League o Europa League? Ragionevolmente credo che sia possibile la seconda. Il campionato è lunghissimo e per i primi quattro posti, dando per assegnati quelli occupati da Juventus e Inter, sono in competizione, oltre al Cagliari, la Lazio, l'Atalanta, la Roma e il Napoli. In pura teoria tutte squadre più attrezzate sia dal punto di vista tecnico che della composizione della rosa.

    Il Cagliari non partecipa ad una manifestazione europea da 25 anni. Allora, guidato dal compianto Bruno Giorgi, un tecnico italianista convinto che tuttavia sapeva far giocare un calcio champagne, arrivò in semifinale di Coppa Uefa. Venne eliminato dall'Inter, dopo aver superato la Juve ai quarti di finale. Ero in tribuna stampa a Torino, come sempre accadeva in quel tempo, e ricordo le lacrime di commozione e di gioia dei colleghi sardi. Sono quattro le partecipazioni del Cagliari alle Coppe Europee. Per accedervi, l’ultima volta, la squadra isolana centrò il sesto posto in serie A. Oggi per quanto gioca e per come vince, il Cagliari potrebbe fare meglio. Ma l'incognita è la continuità, mentre sta crescendo la consapevolezza. Ogni volta che va in vantaggio la squadra pensa a segnare un altro gol, raramente si difende ad oltranza.  C’è una nuova mentalità che pervade la serie A e il Cagliari, dopo l’Atalanta, la rappresenta nella maniera migliore. Qualcosa, insomma, sta cambiando. E il calcio italiano sembra finalmente un po’ più europeo.     

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