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  • Il caos societario, il mistero allenatore e gli incredibili proclami di Ferrero: tutte le pene della Sampdoria

    Il caos societario, il mistero allenatore e gli incredibili proclami di Ferrero: tutte le pene della Sampdoria

    • Renzo Parodi
    Asserragliato nella sua solitudine, attaccato ad alzo zero dai tifosi che hanno costellato piazze e strade di Genova con cartelloni pubblicitari gravidi di secchi ultimatum ('Ferrero vattene!'); alla ricerca disperata di un allenatore che prenda il posto di Claudio Ranieri; alle prese col rompicapo dei concordati giudiziali di due delle sue aziende in odore di fallimento; aggrappato alla Sampdoria come una patella all’ultimo scoglio schiaffeggiato dai flutti, Massimo Ferrero resiste sul ponte di comando lanciando improbabili proclami: “Voglio fare una grande Sampdoria”, “Inaugurerò un ciclo triennale”, “Ci sono almeno dieci allenatori che farebbero carte false per venire a lavorare alla Sampdoria”. Rodomontate da Capitan Fracassa che acuiscono la rabbia dei tifosi blucerchiati, sconvolti dalle continue docce scozzesi che accompagnano il periclitante destino della loro squadra. Un tunnel del quale non si vede la fine.

    L’ultimo nome depennato dalla margherita dei magnifici dieci disposti, secondo Ferrero, a fare a botte pur di accomodarsi sulla panchina che fu di Ranieri risponde al nome di Alessio Dionisi. Fortemente voluto ed inseguito dal Viperetta, il giovane tecnico della promozione in A dell’Empoli, ha infine scelto il Sassuolo. E’ finito così il lungo braccio di ferro tra Ferrero e il presidente toscano Corsi, il quale pretendeva un congruo indennizzo (un milione di euro) per liberare Dionisi dall’ultimo anno di contratto; un argomento che Ferrero ha ripetutamente respinto al mittente: “Non pago per un allenatore e comunque, a conti fatti, per avere Dionisi spenderei più si quanto mi sarebbe costato rinnovare con Ranieri”. Un blitz dell’ad emiliano Carnevali ha posto fine alla commedia e lasciato la Sampdoria in braghe di tela. Dopo Maresca e Stroppa, che avevano preferito la B con Parma e Monza; dopo Gotti e Semplici che hanno rinnovato con Udinese e Cagliari, nel mazzo dei papabili restano Patrick Vieira, che grazie agli sconti fiscali previsti dal Decreto crescita per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero, costerebbe un milione e 300 mila euro lordi, meno di Giampaolo (contattato, ha per ora rifiutato), all’incirca tanto quanto D’Aversa (sponsorizzato da Faggiano che ambisce a sostituire il ds Osti), Corini e Iachini, il tecnico della promozione del 2012, amatissimo dai tifosi, purtroppo Ferrero non vuol dare l’impressione di un cedimento alla piazza (il presidente ha adottato come consiglieri per il mercato due procuratori, Pocetta e Busardò, alla faccia del conflitto di interessi che la Federcalcio ignora; Busardò comunque ci tiene a precisare di non avere alcun rapporto stretto con Ferrero ma di lavorare con lui così come con tutti gli altri club).

    Mistero, dunque. Un busillis il nuovo tecnico e intanto la Sampdoria perde i pezzi. Osti e Pecini lasceranno, il capo dello scouting sta per firmare con lo Spezia dell’americano Platek. A proposito: sia Krause che Platek, prima di rilevare rispettivamente il Parma e lo Spezia, avevano bussato alla porta della Sampdoria, ricevendo da Ferrero un secco rifiuto a trattare la cessione del club blucerchiato. Il Viperetta non vuole mollare l’osso del pallone che rotola, il calcio gli ha dato ricchezza e immagine. Due anni fa tentò di scalare il Palermo, oggi se si liberasse delle Sampdoria potrebbe ritentare il colpo in Sicilia.

    Una cosa è certa: Ferrero deve vendere la Sampdoria. Lo ha deciso di recente il tribunale fallimentare di Roma, in due distinte procedure che riguardano i concordati richiesti per Eleven Finance, che ha in pancia la catena dei cinema romani e il Cineplex di Pontedera) e Farvem (proprietaria di 178 alloggi di edilizia popolare nel rione periferico romano di Torrespaccata, affittati al comune di Roma a un canone complessivo di 2,5 milioni di euro l’anno. A suo tempo la richiesta dei concordati aveva bloccato le procedure esecutive a carico di EF e Farvem: pignoramenti e vendita all’asta di cinema e alloggi. Procedure che, omologati i concordati, potranno riprendere il loro corso. In pratica Ferrero dovrà dire addio ai cinema e agli alloggi.

    Perché è rilevante la sorte delle due società che formalmente fanno capo alla figlia di Massimo Ferrero, Vanessa? Perché nella procedura presso il tribunale fallimentare è stata coinvolta la Sampdoria, a suo tempo (gennaio 2020) costituita come apporto di finanza esterna a favore dei concordati e inserita in un trust di diritto straniero (l’isola di Jersey) che sarà incaricato di procederne alla vendita seguendo alla lettera le disposizioni del tribunale. A curare la vendita sarà il trustee Gianluca Vidal, il commercialista veneziano al quale Ferrero ha affidato la gestione della vicenda. Di fatto fin da ora Ferrero non può più disporre della Sampdoria come un bene personale. E questo ha una sua grande rilevanza. In soldoni: la Sampdoria viene venduta e parte del ricavato (17,5 milioni di euro) è destinato ai creditori di EF e Farvem.

    Infatti il giudice Stefano Cardinali ha ammesso Eleven Finance al concordato, disponendo che la somma di 13 milioni di euro ricavati dalla vendita della Sampdoria, sia destinata ai creditori dell’azienda EF. Il giudice Daniela Cavaliere specularmente ha approvato l’altro concordato (Farvem) disponendo che la somma di 4.5 milioni ricavati dalla vendita della Sampdoria siano destinati ai creditori di Farvem. In tutto dunque 17,5 milioni di euro che saranno girati ai creditori. Vicenda chiusa, dunque? Non ancora. Mancano l’ok dell’adunanza dei creditori (fra i quali figurano alcune importanti finanziarie) e la conseguente omologa del tribunale. Qui sorge il problema che tocca la Sampdoria. In questa fase nessuno chiuderebbe l’acquisto del club; in caso di rifiuto da parte dei creditori di accettare i concordati, la Sampdoria finirebbe risucchiata nel fallimento delle due aziende o potrebbe essere vittima di una azione revocatoria, ossia la vendita del club potrebbe essere annullata. Il rebus non potrà essere facilmente risolto in tempi brevi. Da qui, Ferrero solo al comando su una nave in balia dei marosi.

    Risulta a chi scrive che un paio di pretendenti si siano fatti vivi dalle parti di Vidal, gruppi imprenditoriali stranieri potenti e solidi. Di fronte all’ostacolo di cui sopra hanno azionati i freni. Vogliono vederci chiaro nella vicenda concordati e soprattutto analizzare a fondo gli ultimi due bilanci che hanno fatto segnare 13 e 14 milioni di euro di perdite di esercizio.

    Nel frattempo la società annaspa. Manca l’allenatore, manca il ds, l’allenatore della primavera capolista, Felice Tufano, ha il contratto in scadenza e i tifosi si infuriano leggendo che Ferrero ci scherza su: “Per la prima squadra potrei scegliere proprio Tufano, è bravo. Oppure Bosco (il responsabile finanziario della società, ndr)”. E come la mettiamo con l’annuncio presidenziale che serviranno corposissime plusvalenze per fare quadrare i conti? Complice la pandemia i debiti sono schizzati oltre la soglia dei cento milioni. Sono 47 i milioni di prestiti garantiti dallo Stato, nessuna banca ha allargato i cordoni della borsa. L’ineffabile Ferrero ha dichiarato che tutti i giocatori della rosa sono sul mercato. Colley, Thorsby, Audero, Damsgaard i pezzi da novanta indiziati di lasciare Genova. Non sembra l’anticamera del disastro. Lo è.  

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