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  • Il gigante buono che ha conquistato la Spal, Thiam a CM: 'Ho lasciato tutto per il calcio, ora mi godo il momento'

    Il gigante buono che ha conquistato la Spal, Thiam a CM: 'Ho lasciato tutto per il calcio, ora mi godo il momento'

    • Francesco Guerrieri
    Si scrive Demba Thiam, si legge saracinesca. Tre gol subiti in sette partite per il portiere della Spal, zero nelle ultime tre gare tra campionato e Coppa Italia: ha iniziato la stagione come vice Berisha, ma partita dopo partita - complici anche i problemi dell'albanese, positivo al Covid - si sta conquistando un posto da protagonista. In campionato la squadra di Marino è seconda con vista sulla Serie A, a -2 dalla Salernitana. In Coppa Italia si è qualificata agli ottavi facendo fuori Bari e Crotone ai calci di rigore e il Monza con un secco 2-0. Demba è l'eroe di queste vittorie, con due penalty parati ai pugliesi e altrettanti ai rossoblù. E' la specialità di casa Thiam, perché dal dischetto non lo battono (quasi) mai. Se li studia, osserva la posizione del corpo, scambio di sguardi e zac, vola come un gatto. Rapido ed efficace. Classe '98, il portiere della Spal si gode il momento e racconta sogni ed emozioni nella nostra intervista.

    Come sta vivendo questo momento magico?
    "Bene, ma non è solo merito mio. Insieme a tutta la difesa cerchiamo di non subire reti e ci stiamo riuscendo. Siamo molto contenti".

    Chi è il difensore che la fa arrabbiare di più in campo?
    "Nessuno, mi ascoltano tutti. Sono un portiere che parla tanto, forse quello che lo fa di più. Con la mia voce mi faccio sentire".

    Qual è il segreto per chiudere la porta?
    "Lavorare, lavorare, lavorare. Non ce ne sono altri. Mi alleno molto con il preparatore dei portieri che ci aiuta a crescere, e quando scendo in campo porto con me tutti i suggerimenti e i consigli che mi dà. Spesso mi capita anche di allenarmi da solo a casa: prendo il mio tappetino e mi metto a fare gli esercizi davanti alla tv".

    Cosa guarda?
    "Tanto, tanto calcio. Di qualsiasi tipo, dalla Champions alla Serie B. I campionati che mi appassionano di più sono la Premier League e la Ligue 1".

    Si sente il titolare della Spal?
    "No, c'è Berisha. Io però sono sempre a disposizione del mister, il mio obiettivo è giocare il più possibile".

    Che rapporto ha con Berisha? 
    "Ottimo, siamo molto amici anche fuori dal campo. Se non ci vediamo ci sentiamo spesso, e quando abbiamo giorni liberi usciamo sempre insieme. Etrit è un portiere esperto che ha giocato più di me, questo è un vantaggio perché mi dà sempre molti consigli".

    I rigori sono la sua specialità: in Coppa Italia ne ha parati 4 trascinando la squadra agli ottavi di Coppa Italia. Come si para un tiro dal dischetto?
    "Non c'è un segreto particolare, noi portieri studiamo molto i rigoristi prima delle partite. Nella gara vinta col Crotone, per esempio, avevo rivisto il modo di Cigarini di battere i rigori. Li calcia spesso centrali, ma guardando la sua postura pensavo tirasse angolato. E così è stato, mi sono tuffato alla mia sinistra e l'ho parato. Perché in fondo decido all'ultimo dove andare".

    La prossima avversaria in Coppa Italia sarà il Sassuolo, sta già studiando come batte i rigori Berardi? 
    "No no, è presto. Per adesso pensiamo alla partita di campionato con il Cittadella, ho già studiato il rigorista Iori".

    Ci racconta il debutto in Serie A il 26 luglio scorso?
    "E' stata un'emozione fantastica, è arrivato contro il Torino. Ero felicissimo e anche la mia famiglia è stata molto contenta e orgogliosa di me. Purtroppo c'era poco da festeggiare perché eravamo già retrocessi, ma quel giorno mi sono arrivati tanti messaggi da amici che non sentivo da molti anni che hanno visto la partita e mi hanno scritto".

    Sa che l'anno scorso è stato il giocatore più alto della Serie A? 
    "Lo so, lo so. Sono alto 2,02 metri, e fin da piccolo sono sempre stato il più alto tra tutti i mei amici. Essendo tutti più bassi di me, ero sempre io ad andare in porta. Ma ero contento, perché già da piccolo avevo le idee chiare sul ruolo nel quale volevo giocare".

    Senegalese di nascita e italiano d’adozione. Le manca il suo Paese?
    "Sì, moltissimo. Volevo andarci l'anno scorso ma a causa del Covid non sono riuscito. Mi manca molto la mia famiglia, i miei genitori e le mie sorelle che vivono lì".

    Che ricordi ha del suo arrivo in Italia?
    "Ero venuto per fare una vacanza e andare a trovare i miei zii a Viareggio, con l'obiettivo di trovare una squadra per giocare. Ho lasciato tutto per il calcio. L'inizio è stato difficile perché le occasioni non arrivavano, andavo da solo a correre in pineta per tenermi allenato. Poi sono stato preso in affidamento da una famiglia di Livorno, e da quel momento ho iniziato a ingranare". Il trasferimento alla Spal è stata la svolta, dopo due prestiti al Fano e alla Viterbese la sua crescita continua tra i pali biancazzurri. Per un futuro da protagonista.

    Credit foto: SPAL - GANDOLFI

    @francGuerrieri

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