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  • 'Il Milan non accetta ricatti': la frase cult usata per giustificare l'addio ai campioni. Ma Dybala e Insigne non sono ricattatori?

    'Il Milan non accetta ricatti': la frase cult usata per giustificare l'addio ai campioni. Ma Dybala e Insigne non sono ricattatori?

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    “Il Milan non accetta ricatti”: è una delle frasi più ascoltate negli ultimi sei mesi di calcio, quasi un cult. Non li ha accettati da Donnarumma né da Calhanoglu, e ora pare intenzionato a respingere anche quello di Kessie. Duro e puro, il club rossonero va avanti per la retta via: viene dipinta come una sorta di strada della moralità. Come se fosse morale pagare un calciatore 4 milioni netti a stagione e immorale dargliene 5. Come se fosse morale versare 7 milioni a Ibrahimovic e immorale sborsare la stessa cifra per Kessie.

    Suvvia, non prendiamoci in giro: i ricatti non c’entrano niente, la moralità ancora meno. La verità è che Elliott ha posto un tetto agli ingaggi e salvo casi eccezionali, vedi Ibra, non intende superare quel limite. E’ giusto? E’ sbagliato? Non conta, non è questo il punto: è una scelta e, come ogni scelta, merita di essere rispettata. Ma dovrebbe essere spiegata in modo chiaro, corretto, realmente puro: cari tifosi, il Milan non va oltre una determinata cifra; con quello che abbiamo deciso di investire (non poco però neppure paragonabile al denaro impegnato da altri club), proviamo a allestire formazioni competitive. Se siamo bravi ci riusciamo, altrimenti i risultati saranno inferiori alle aspettative. Ecco, questa sarebbe un’assunzione totale di responsabilità.

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    Il Milan, invece, scarica la colpa sui calciatori: i ricattatori. Lo fa attraverso campagne di stampa che trovano facilmente adepti. Senza che nessuno di questi usi gli stessi toni e gli stessi termini quando sono i giocatori di altre società a chiedere contratti milionari: Dybala, Insigne, Pellegrini. Non ascoltiamo nessuno che dà loro dei ricattatori, semmai il contrario: la Juve, il Napoli, la Roma non possono permettersi di perdere i loro capitani, quindi mettano la mano in tasca e li accontentino senza fare troppe storie. Solo Donnarumma, Calhanoglu, Kessie ricattano. Perché?

    E poi: è davvero un ricatto chiedere un contratto ricco? Oppure è solo una legittima aspirazione economica che qualsiasi lavoratore ha diritto di avanzare se altrove gli offrono quella cifra? In un mondo iperprofessionistico qual è il calcio, è normale che ogni atleta cerchi di massimizzare il suo profitto. Ma per ottenerlo non punta la pistola alla tempia di alcun dirigente: quello sì che sarebbe un ricatto. Il giocatore, attraverso il suo procuratore, chiede un determinato ingaggio: se non si trova l’accordo, nel rispetto del contratto che scade, va via. Dov’è il ricatto? Dove sono i ricattatori e, soprattutto, i ricattati?

    @steagresti

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    Ha giurato amore al Milan, ma non ha ancora rinnovato ##Milan ##Kessie ##Calciomercatosutiktok ##Football

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