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  • Il Napoli e il primo grande scandalo del calcio italiano: rischio radiazione

    Il Napoli e il primo grande scandalo del calcio italiano: rischio radiazione

    • Alessandro Bassi
      Alessandro Bassi
    Quanto sta accadendo in queste settimane oltre i campi da gioco del calcio tra sentenze, ricorsi, accertamenti, indagini e penalizzazioni, ci permette di tornare con la memoria al primo “scandalo” che il calcio italiano ha vissuto nel secondo dopoguerra, quando il Napoli venne declassato all'ultimo posto in classifica rischiando pure la radiazione.

    IL CAMPIONATO PIU' LUNGO - A metà settembre del 1947 iniziava il campionato di serie A più lungo di sempre con ben 21 squadre iscritte per 42 giornate di gioco spalmate in 10 mesi di gare. Il numero dispari di partecipanti era il frutto del compromesso che aveva risolto in estate il “caso Triestina”.

    All'inizio della stagione 1946/47 la Triestina aveva dovuto disputare le sue prime gare casalinghe a Udine su ordine delle autorità alleate per evitare possibili incidenti in quanto a Trieste esistevano due squadre di calcio che partecipavano a due campionati di due diverse nazioni: mentre la Triestina era iscritta alla serie A italiana, l'Amatori Ponziana giocava nel campionato jugoslavo. Difficoltà, diciamo così, logistiche e ben più gravi difficoltà economiche portarono la Triestina in fondo alla classifica e alla retrocessione. Fu a quel punto che la politica italiana fece un ulteriore passo attraverso un'interrogazione parlamentare di alcuni deputati della DC chiedendo al Governo un intervento presso il CONI al fine di rivedere la situazione della Triestina. Così il 29 luglio l'assemblea della FIGC riammise la Triestina in serie A.

    Senza peraltro volerci dilungare troppo sul punto, qui basti rimandare per un'esaustiva ricostruzione della vicenda all'ottimo lavoro di Nicola Sbetti Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra, la serie A del 1947/48 si giocò per dieci mesi, ma ebbe velenosi strascichi estivi.

    IL FINALE BURRASCOSO - Il torneo si svolse secondo pronostico. Il Torino, già campione in carica e campione d'inverno nel febbraio del 1948, si confermò campione d'Italia. Il Torino vinceva il suo quarto scudetto di fila con 65 punti (più 16 sulle seconde), 125 reti segnate (di cui ben 10 nella vittoria del 2 maggio contro l'Alessandria) e solo 33 subite in 40 gare, lasciando alle altre le briciole.

    Ben più avvincente il romanzo che venne scritto in coda. La lotta per non retrocedere si fece dura verso la fine, con polemiche legate ad alcune gare. In particolare la Salernitana lamentò l'arbitraggio di Pera nello scontro salvezza con la Roma che vide i giallorossi prevalere per 1 a 0 e quindi salvarsi il 27 giugno. Il Napoli si disse danneggiato dall'arbitro che annullò la rete di La Paz nella sconfitta del 20 giugno contro l'Inter per 1 a 0, arrivando addirittura a produrre a prova – molto avanti con i tempi, come vedremo – il filmato girato dalla Settimana Incom.

    Insomma, se Alessandria e Vicenza accettarono il verdetto del campo e la relativa retrocessione, Salernitana e Napoli si opposero alla retrocessione e iniziarono una battaglia che, tra le altre, aveva come “nemico” il presidente federale Barassi e l'egemonia in federazione delle squadre del nord. A complicare ancor più il quadro intervenne l'inchiesta nata dalla denuncia del presidente del Bologna Dall'Ara circa la partita del 6 giugno tra Bologna e Napoli.

    LA CALDA ESTATE DEL'48 - Quella del 1948 fu un'estate davvero ricca di avvenimenti. Dall'attentato a Togliatti del 14 luglio al Tour de France vinto da Bartali, dai primi Giochi olimpici del dopoguerra sino ad arrivare alla dura lotta intestina che ebbe come protagonista il nostro calcio. Scandali vari – è bene ricordarlo – avevano da sempre accompagnato la storia del nostro calcio: basti qua ricordare i “casi” Rosetta, Allemandi degli anni'20 e, ancor più risalente nel tempo il processo che subì il Genoa nel 1913.

    Terminato il campionato al quartultimo posto, il Napoli chiese di essere riammesso in Serie A mantenendo il formato a 21 squadre, spalleggiato in questa richiesta dalla Salernitana e da altre società meridionali. Curiosamente la richiesta del Napoli di ripescaggio si andò ad intrecciare con le conclusioni dell'inchiesta che si era aperta a seguito della denuncia di Dall'Ara. Alcuni giorni prima della fine del campionato il presidente del Bologna Dall'Ara aveva presentato una denuncia con la quale riferiva che alcuni soggetti avrebbero visto quattro giocatori del Bologna ricevere una proposta dai dirigenti del Napoli per perdere l'incontro del 6 giugno, cosa che peraltro accadde con la vittoria del Napoli per 1 a 0 con rete al 90° minuto.

    Il 5 luglio il Napoli presentò un ricorso contro l'arbitraggio della partita persa contro l'Inter – come detto producendo a prova il filmato della Settimana Incom, mentre la Salernitana depositava ricorso contro l'arbitraggio nella partita persa contro la Roma. Mentre la CAF apriva l'inchiesta su Inter-Napoli, il Consiglio Federale della FIGC votava una risoluzione che prevedeva un posto in più in serie A e in serie B, portando così quei tornei a 21 squadre anche per la stagione 1948/49 (in ballo c'era pure l'inchiesta sulla partita Nocerina-Palermo di serie C).

    La partita, però, era solo agli inizi. Il 29 luglio la CAF respinse i ricorsi di Salernitana e Napoli: il primo perché l'incontro non risultò irregolare, il secondo in quanto “esclusa, in base alle norme vigenti, la possibilità di decidere sulla scorta di altri elementi che non siano quelli risultanti dagli atti ufficiali d'istruttoria”, in altri termini non venne accolta la – diciamo così - “prova TV” presentata dal club napoletano. Mentre i due club ricorrevano al Consiglio Federale, il 31 luglio la Lega riconosceva colpevole il Napoli di tentata corruzione in merito all'incontro con il Bologna e oltre ad inibire a vita il presidente Muscariello, il calciatore Ganelli e squalificare altri dirigenti, retrocedeva il Napoli all'ultimo posto in classifica. A quel punto Muscariello, la società Napoli e la città stessa di Napoli andavano allo scontro aperto contro la Lega Calcio. Muscariello, dopo aver dismesso ogni carica dal Napoli, querelava per diffamazione la Lega e il suo presidente Pedroni. Il Napoli, forte di un'assemblea indetta con tutte le squadre meridionali di serie A, B e C, denunciava apertamente la Lega Calcio di essere un'organizzazione nordista, chiedendone l'immediato spostamento a Firenze mentre, di contro, la Lega Calcio a Milano rispondeva unanime – con i soli voti contrari di Napoli e Salernitana – respinfendo l'ipotesi di un nuovo torneo a 21 squadre.

    Il 19 agosto, in merito ai reclami presentati dal Napoli, da Ganelli e da Muscariello, la CAF iniziava il procedimento di radiazione del Napoli per violazione della clausola compromissoria e solo a quel punto il club partenopeo, inteso quanto stava rischiando, accettò la retrocessione che peraltro – già “ottenuta” sul campo – non venne appesantita da ulteriori penalizzazioni da scontare nella serie B dell'anno successivo, questo anche per il fatto che il concetto di “afflittività delle sanzioni”, che è principio-cardine della giustizia sportiva odierna, verrà introdotto solo qualche anno più tardi.

    Così il Napoli ritirava il reclamo relativo alla gara contro l'Inter e il Consiglio Federale nella seduta del 29 agosto, “preso atto del ritiro della querela per diffamazione dell'ex presidente del Napoli Muscariello” riammetteva “il Napoli nei ranghi federali”. Il Napoli, così, ricominciava dalla serie B che dalla stagione 1948/49 ritornava ad essere a girone unico, dopo la perentesi dell'immediato dopoguerra.

    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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