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  • Il nuovo interesse dei fondi per la Serie A e i piani di rilancio del calcio italiano

    Il nuovo interesse dei fondi per la Serie A e i piani di rilancio del calcio italiano

    • Marcel Vulpis
      Marcel Vulpis
    Si torna prepotentemente a parlare di “fondi” interessati a investire sul format della Serie A, dopo un primo stop avvenuto, circa due anni fa, quando alcune importanti realtà si affacciarono alla finestra per proporre un nuovo modo di fare impresa nel mondo del calcio. Forse, all’epoca, i tempi non erano maturi. Oggi, invece, il mercato tricolore, uscito certamente più indebolito dall’emergenza sanitaria, da un lato si lecca le ferite, dall’altro inizia a riflettere sugli strumenti e/o sulle azioni da mettere in campo per uscire dal pantano dell’indebitamento generale del sistema. Oltre a ciò diventa imprescindibile rilanciarsi nel confronto competitivo con gli altri campionati top europei (i cosiddetti “Big5”). 

    Il valore della produzione della massima serie tricolore si attesta sui 3.6 miliardi di euro (nel biennio della pandemia ha perso, secondo l’ultimo “Report Calcio” della Figc, circa il 9,3% del giro d’affari), mentre la Premier League inglese è, da tempo, leader incontrastata, al primo posto, con oltre 10 miliardi. Fa riflettere, tra l’altro, il caso della Ligue1 francese, con un campionato schiacciato al massimo su 3 club (con in pole position il PSG), che, però, vale circa 3.5 miliardi (anche se in questa cifra troviamo l’investimento di CVC, altro super fondo di livello mondiale, pari a 1,5 miliardi). 

    Searchlight apripista

    Il primo fondo ad essersi nuovamente affacciato, con l’idea concreta di chiudere (già per fine anno), se ci sarà un concreto interesse reciproco, è il private equity “Searchlight Capital Partner” (sede a New York e filiali aperte a Londra e Toronto) interessato ad investire sul nostro prodotto calcistico. Nato nel 2010, gestisce circa 11 miliardi di euro e sarebbe pronto a presentare, come riportato nei giorni scorsi, dal settimanale MilanoFinanza, una manifestazione d’interesse molto articolata. Un’operazione strategica, su due piani di azione distinti tra di loro, per rilanciare il calcio italiano. 

    Il primo, del valore stimato di 2 miliardi (più minimo garantito), porterebbe i club della massima serie, di fatto, a cedere il 10% del club per un periodo di tempo illimitato. Un aspetto quest’ultimo (la cessione obbligatoria di una quota del pacchetto societario), che, nei tempi passati, ha già fatto storcere il naso a più di un top club (soprattutto Napoli e Lazio non avrebbero apprezzato questa ipotesi), poco abituati in generale a valutare la presenza di nuovi soci (per certi versi ingombranti), ma soprattutto a cui rispondere in sede di assemblee e consigli di amministrazione. Altri, come Inter e Juventus, al momento, non si sarebbero troppo sbilanciati. Il resto del plotone, infine, avendo più una logica di breve periodo, potrebbe vedere di buon occhio questa proposta. 

    Da un lato, pertanto, verrebbe previsto un investimento diretto di almeno 2 miliardi da dirottare nella casse della erigenda “media company” della Lega, in cambio di una partecipazione proporzionale ai risultati finanziari dell’intero sistema. Dall’altro verrebbe messa sul tavolo, sempre da Searchlight, una garanzia, del valore non inferiore ai 2,7 miliardi di euro, sui prossimi ricavi della Serie A: ovvero quelli collegati al triennio 2024/2027. 

    Una sorta di “polizza” collegata appunto alla nascita del canale della Lega. Porterebbe in dote 910 milioni di euro di garanzia, in linea con quanto già incassano i club dai diritti audiovisivi, ma soprattutto tranquillità finanziaria per poter operare sul mercato con una strategia comune più veloce. 

    Un messaggio forte per tanti investitori interessati a fare business in questo campo di azione. Oltre a ciò metterebbe in sicurezza, sempre i club, da un eventuale calo (futuro) del valore dei diritti tv. L’operazione fondi può mettere il nostro prodotto principale, se parliamo di calcio, in totale sicurezza. Chiaramente aiuterebbe, non poco, a recuperare quel gap (purtroppo esistente) con il resto delle Big5.

    Cosa cambierebbe nel concreto

    Il “tesoretto” di Searchlight, una volta ricevuta l’offerta, sarebbe vincolato ad una crescita complessiva del prodotto calcio (con un’accelerazione molto forte nel primo biennio di partnership strategica), puntando così alla nascita del canale della Lega (pilastro fondamentale per la trasformazione della Lega in una vera e propria media company). 

    Per i club/associati di “A” è una nuova sfida, per certi versi rivoluzionaria. In gioco anche i modelli di governance del prossimo futuro. Forse, oggi, è l’ostacolo maggiore sotto il profilo culturale. I fondi inoltre chiederebbero ai club italiani di rafforzarsi sul fronte infrastrutturale. Il tallone d’achille, nel nostro Paese, è inutile nascondersi, è l’impiantistica (con una vita media degli stadi italiani non inferiore ai 60 anni). Non si può pensare infatti che gli investimenti stanziati da queste realtà finanziarie possano rivolgersi esclusivamente a tematiche di carattere sportivo. Una larga fetta di questo fiume di denaro fresco infatti dovrà essere “vincolato” a progetti validi (sempre in termini di impiantistica). Altrimenti, anche questa volta, i fondi batteranno in ritirata e questo potrebbe esporre l’intero sistema a una serie interminabile di difficoltà in ambito economico. 

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