Il regista Amelio: 'Tifo Juve, ma è arrogante. Come quella volta a Catanzaro...'
SPORT - "Importante nella mia vita? Tantissimo: i miei primi lavori da regista sono stati proprio in quest’ambito, grazie alla fiducia avuta da Maurizio Barendson. Ricordo un bellissimo servizio su Nino Benevenuti al suo rientro in Italia dopo il successo che nel 1967 gli valse il titolo mondiale su Emile Griffith. Tornando al calcio, la tenerezza è un vestito cucito addosso ai giocatori. Vede, nel mondo imperversa la competitività. Devi fare meglio, magari con ogni mezzo, del rivale. Nel calcio, ma anche negli altri sport, la vittoria è possibile solo se c’è un avversario che lotta e fa gli stessi sacrifici. Senza di lui non ci sarebbero trionfi e gloria. Una volta terminata la partita sarebbe bello vedere abbracci tra la squadre in campo. E gesti di tenerezza. Servirebbe da esempio per i tifosi, specie i più piccoli".
DA BAMBINO - "Tifavo Juve, in famiglia era una tradizione. E questa passione l’ho trasmessa a mio figlio (l’albanese Luan che ha adottato, ndr) che ama il calcio. E' la squadra scelta da molti calabresi e meridionali in genere, se era un modo per integrarsi nella società? Anche, ma credo che il motivo sia un altro: gli ultimi, gli esclusi dal mondo, cercano un gancio nei poteri forti. Hanno bisogno di certezze e una squadra che vince dà sicurezza. Non ci sarebbe nulla di male se il calcio non avesse snaturato la sua origine. Circolano troppi soldi".
ADESSO - "Se è rimasta la mia suadra del cuore? Guardi, alcuni atteggiamenti arroganti da parte del club hanno affievolito la mia passione verso i colori bianconeri. E le prime crepe risalgono a una sfida contro il Catanzaro. Sono nato e cresciuto proprio in quella provincia e andai allo stadio per vedere la Juve: scendeva per la prima volta in Calabria. Vinse 1-0 il Catanzaro e la società di Torino, invece di fare i complimenti agli avversari, iniziò a dire che avevano annaffiato il campo apposta. L’arroganza rende antipatici".
POSTER - "Avevo la stanza con i poster di Beppe Savoldi, ma il mito assoluto era, anzi è, Gigi Riva. Non solo per le capacità da bomber, ma soprattutto perché scelse di restare al Cagliari, rifiutando la Juve. E lo scudetto dei sardi fu un riscatto per tutto il Meridione".
CALCIO - "Se lo seeguo in tv? Poco perché soffro a livello fisico. Specie quando ci sono i Mondiali e gli Europei, se poi vanno ai rigori rischierei l’infarto e quindi preferisco fare altro".
ALTRI SPORT - "Il tennis innanzitutto, passo ore e ore a vedere le partite pur essendo una schiappa con la racchetta. Poi trovo imperdibili le gare di atletica. E il ciclismo, l’unico sport rimasto fedele al suo animo popolare. Ecco, la tenerezza è Coppi che passa la borraccia a Bartali. O viceversa. Nessuno lo saprà mai".
FILM - "La tenerezza? Al contrario di quanto si pensi è un lavoro duro che non fa sconti e scava nell’animo dello spettatore. Invita alla riflessione. Credo sia perfetto per una coppia. Perché? La storia è quella di un uomo anziano che la vita ha reso arido. Non ha più rapporti con i figli, si è isolato. Poi accade qualcosa che cambia lo scenario, costringendolo a fare i conti con se stesso. Ecco, una coppia vedendo quello che accade al protagonista è stimolata: mettersi in discussione per non fare la stessa fine. La tenerezza è un sentimento bellissimo, ma nella società di oggi è sinonimo di debolezza, specie nell’uomo. Un film sulle occasione perdute? Sintesi perfetta, aggiungo soltanto che ha richiesto una lavorazione complessa, specie nella ricerca degli attori. Quelli scelti, da Elio Germano a Giovanna Mezzogiorno, da Micaela Ramazzotti a Renato Carpentieri (davvero strepitoso e giustamente premiato a Taormina, ndr), sono i migliori per il ruolo che interpretano. Sono una vera e propria squadra vincente".