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  • Inter, Brehme un angelo biondo a guidare Dimarco

    Inter, Brehme un angelo biondo a guidare Dimarco

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Federico Dimarco avrà un angelo biondo a guidare il suo piede sinistro… L'alba di Inter-Atletico Madrid è turbata dall'improvvisa morte di Andy Brehme. Era uno dei tedeschi dello "scudetto dei record", quello leggendario di trentacinque anni fa: il campionato a 18 squadre, la vittoria valeva due punti, l'Inter chiuse a 58. L'equivalente oggi di 96 o 97 punti. Formazione a memoria: Zenga; Bergomi, Brehme; Matteoli, Ferri, Mandorlini; Bianchi, Berti, Diaz, Matthaeus, Serena. Allenatore: Trapattoni. Lo speaker a San Siro non c'era, o sembrava  nulla rispetto a quello che oggi fa l'animatore. Ma erano comunque ovazioni ad ogni nome scandito dagli "altoparlanti" (che parola in disuso, che nostalgia…). Messa in campo con il 3-5-2 moderno, quella squadra sarebbe stata schierata così: Zenga; Bergomi, Mandorlini, Ferri; Bianchi, Berti, Matteoli, Matthaeus, Brehme; Diaz, Serena. 

    Federico Dimarco, interista da generazioni, giocherà dopo aver passato una giornata a guardare sul telefonino dove correva Brehme. Sì, proprio lì, sul corridoio di sinistra. E malgrado allora non si giocasse ancora con i "quinti dentro al campo", la memoria non affidata a YouTube consente di ricordare in Brehme il primo "terzino" (allora si chiamavano così) capace di avere confidenza non solo con la linea del fallo laterale. 
    Dentro il campo. Dentro una partita, Inter-Atletico Madrid, emotivamente scioccata dalla notizia del mattino. Nostalgia di grande Inter, quella dello Scudetto dei Record oppure del Triplete. Ma non solo nostalgia. Anche voglia di super Inter, questa di Inzaghi. Una promessa non ancora realizzata. Ma già con tutte le premesse giuste. 

    Grazie alla serenità dello scudetto virtualmente cucito sulla maglia, si intravede la possibilità di sfruttare un'occasione quasi irripetibile. Senza Barça, Bayern e PSG dei bei tempi, la Champions League 2024 prospetta appena Manchester City e Real Madrid ad altezza Inter. Ma per saltare dalle suggestioni passate all'immaginazione futura, si attraversa un presente delicatissimo da cucinare. L'Atletico Madrid è l'avversario più insidioso e pericoloso sulle strade europee. Non mostra il calcio sporco e cattivo di qualche tempo fa. Gioca difendendo con attenzione e attaccando con fantasia. L'allenatore mette l'autografo sulla sua creatura. Un tecnico evoluto, assolutamente non banale: Diego Pablo Simeone, detto il "Cholo". Ex interista degli anni di Moratti, ex laziale compagno di Simone Inzaghi. Ci finì, alla Lazio, nel calderone dell'affarone Vieri all'Inter. Sì, proprio quel Vieri che oggi i giovani vedono sui social. È stato lui, Bobo, inconsapevole, ad unire Simeone e Inzaghi da compagni di squadra alla Lazio. Ed è proprio lui, Vieri, uno dei pochi doppi ex della sfida tra Atletico e Inter. Proprio vero che quando la memoria si mette in moto, corre a ritrovare tutti i ricordi e gli intrecci, anche quelli più nascosti e improbabili. 

    Il passato, il futuro… Ma adesso stop al televoto dei ricordi, che già la mattinata è iniziata con un colpo al cuore dei tifosi interisti. Ora solo cronaca. Pensieri, parole. E preoccupazioni, perché la sfida con l’Atletico Madrid sarà difficile anche per la migliore Inter della stagione, quella che nelle ultime settimane sembra giocare senza paura di nulla e nessuno. Senza timore neppure di migliorare il risultato di pochi mesi fa, la finale persa di corto muso a Istanbul. Lì Simone Inzaghi ci arrivò dopo aver scampato l'esonero quasi per miracolo. Ed è sufficiente sbloccare qualche ricordo scritto e orale, per riesaminare profezie molto nere e poco azzurre, anche da parte di quelli che oggi cercano di rimuovere da Google quel che è stato detto e/o scritto fino alla semifinale derby. 

    Tutta un'altra storia adesso, per l'Inter smontata e rimontata dalla bravura di chi ha fatto il mercato. Perso Lukaku, in estate Simone Inzaghi aveva chiesto - sempre il destino che si intreccia - Alvaro Morata. Passando poi per Scamacca, Balogun, Choupo-Moting e addirittura Beto e Zapata, era arrivato ad Arnautovic. Ma quando poi è arrivato il 9 tanto agognato, già Thuram si era preso la maglia ed era partito. Di corsa, in area, forse a prendere un cross disegnato da Federico Dimarco con l'aiuto di Andreas Brehme. Sarebbe un bel tiro mancino, da un angelo del destino. 

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